Il termine più giusto per descrivere la prestazione di ieri sera dell'Italia contro il Portogallo è "desolante".
Mancini ha tentato il colpo rivoluzionando per 9/11 la squadra vista nella serata polacca a Bologna con risultati se vogliamo anche peggiori, a riprova del fatto che non basta cambiare i giocatori se non hai la minima idea di come metterli in campo.
Gli azzurri sono infatti scesi in campo inizialmente con un "falso 4-4-2" con Bonaventura largo, ma in realtà non largo, e Zaza a fare una sorta di falso nueve non bene identificato, salvo tornare ad un 4-3-3 puro a seguito dello svantaggio firmato André Silva, al quale non è seguita risposta.

Gioco azzurro pressoché inesistente, con interpreti assolutamente inadeguati di per loro ed oltretutto piazzati male in campo.
Gli aspetti positivi però ci sono, anche se brillanti di luce sommessa e soffocata dallo sfondo post-apocalittico, e corrispondono alle prestazioni dei tesserati milanisti.
Partendo dal migliore dei suoi, il numero 99 (o 22, questione di prospettiva) Gianluigi Donnarumma che è salito in cattedra nel secondo tempo dopo il gol subìto, senza avere colpe, sventando il possibile raddoppio in almeno quattro occasioni. Prestazioni simili sono già state messe in atto dal ragazzo originario di Castellammare nelle passate due stagioni, malgrado qualche errore fisiologico dovuto all'età, così come il compagno di club e di nazionale che però gioca in difesa Alessio Romagnoli, autore di una solida prestazione nella quale ha tenuto sempre bene la posizione, compiuto un salvataggio vitale e sventato altri pericoli dettati dai vari Silva e compagni.
Merita una menzione anche il più esperto Giacomo Bonaventura, il quale, pur non andando oltre la sufficienza, ha avuto il merito di essere stato l'unico azzurro a fornire una certa qualità in campo, specie al centro dove è mancato l'apporto di un Cristante pessimo e di un Jorginho che fuori dal contesto sarriano pare il peggior Biglia.

Non è comunque tutto oro quel che proviene da Milanello.
Una menzione disonorevole la merita l'altro centrale difensivo, Mattia Caldara. Alla prima presenza ufficiale dal 20 maggio scorso l'ex-orobico ha faticato, perdendo palloni e posizioni per quello che è un segnale di ritardo in condizione preoccupante in vista del campionato. L'altra menzione disonorevole però la merita Mancini, per una mancata convocazione pesante sempre inerente all'ambiente milanista, Patrick Cutrone, l'Under-21 con i numeri migliori di Europa dopo Mbappé, autore di 19 gol nel Milan e risolutore già di almeno 4 big-match all'età di 20 anni e che si è trovato a pascolare di nuovo nella squadra giovanile, messa ancora peggio di quella maggiore. Intanto però vengono convocati Biraghi, Lazzari, Zaniolo e altra gente insignificante a livello globale e che magari non ha neanche giocato ancora in gare ufficiali in questa stagione.

Ormai nessuno lo nega più, il Made in Italy odierno è di un livello deprimente come non mai, con mancanze palesi in ruoli fondamentali come terzini e regista, e tutto ciò deriva dal fatto che i club di livello non ci investono più. Gli unici team di un certo livello che sembrano tenerci alla valorizzazione di italiani e giovani in generale sono l'Atalanta e appunto il Milan. Per questo la costruzione di un blocco rossonero da usare come seme e come chioccia sembra la strada migliore, visto che non è la prima volta che il trio Gigio-Roma-Jack regala prestazioni di questo tipo e vista anche l'età e ciò che fanno gli altri in quegli stessi ruoli.
Nella mia Italia Ideale questi tre sarebbero titolari fissi, mentre Cutrone, in linea con i numeri, sarebbe dietro solo a Immobile e, forse, a Balotelli. Solo così si potrà seriamente costruire una squadra con un'intesa ed un'identità e, soprattutto, una Rinascita del calcio italiano che nessun "Effetto Ronaldo" può garantire.