Questa volta in albergo c'è rimasto solo Sarri, convalescente a Torino, mentre il Napoli di Ancelotti vince tra le polemiche a Firenze, con una Viola scoppiettante e priva del Cholito Simeone, che diede l'amara purga due anni fa. 

Dal momento che a Napoli tutto si risolve in commedia, allegra o grottesca che sia, Carletto Ancelotti, vecchia volpe del rettangolo verde, dribbla abilmente le prevedibili polemiche sull'arbitraggio a senso unico, presentandoci con visibile sdegno una amara scoperta: quella dell'acqua calda, ovvero che allo stadio si proferiscono insulti. 

Lamentando infatti di essere stato insultato dalle tribune di Firenze, Ancelotti sembra un'educanda della buona borghesia inglese, che finge castità dopo aver allegramente frequentato i fienili dell'amore, oppure una delle tante giovincelle che nel mondo islamico si fanno ricostruire l'imene per tenere al riparo dalla realtà il buon nome della famiglia e il buon cuore dei trepidanti genitori. 

Sembra ignorare Don Carlo (di Borbone?) il fatto che quotidianamente nella città di Napoli, sui social, nelle radio locali e sui giornali, si attacchino volgarmente i nemici di turno: Berlusconi, Salvini, la Juventus, il cattivissimo Nord o il più generico Palazzo, buono per tutte le stagioni.

Pare addirittura che ci sia un tizio in centro a Napoli che si "guadagna" la giornata facendo acrobazie per i turisti insultando in varie lingue la Juventus, cosa che magari ad Ancelotti è sfuggita, sull'onda di un risentimento personale di lunga data (a partire da quello striscione del 1999 in cui a Piacenza, non a Firenze, fu accolto da insulti irripetibili dei suoi stessi tifosi).

Insomma: meglio avrebbe fatto l'esperto Carletto a non parlare di vittoria con merito, il che è talmente provocatorio e irridente per l'avversario da suscitare, quasi, l'insulto, chiudendo invece la scontrosa contrapposizione e chiedendo scusa per la brutta figura dell'arbitraggio a senso unico di Massa, non nuovo a topiche clamorose (vi ricordate la battuta di Allegri che lo vide passare in mixed zone mentre andava via alla chetichella dopo un vistoso errore?).

Una particolare reprimenda va anche a Dries Mertens, in arte Ciro, che prende un rigore a "piede morto", goffo quanto la mano del pensionato che cerca disperatamente memorie di rotondità sugli autobus affollati. A Firenze la palpatina ha purtroppo sortito i suoi effetti e il Napoli esce immeritato vincitore dal Franchi, arrivando allo scontro diretto con la Juventus a pari punti, omaggiato già alla prima dalla classe arbitrale.

Sarebbe carino se la commedia della Serie A proponesse un rigore analogo alla Juventus domenica prossima: immaginate le polemiche, da De Laurentiis a De Magistris, a un Giggino Di Maio nuovo Masaniello che ne prenderebbe spunto per ricucire con il fiorentino Renzi, contro il comune nemico di turno e con un inno beffardo alla legalità. 

È sempre attuale il Bertold Brecht che fa condannare dalla Corte il povero fattore per una lotta tra tori. Solo che il toro aggressore, lamenta il fattore, è quello del giudice stesso. A quel punto il giudice, rileggendo la sentenza, sussulta sgomento "beh, questo cambia tutta la questione!".