Dopo la lezione di umiltà avuta dal Milan non mi permetto di azzardare un’analisi né tecnica né morale di quel triste spettacolo che ha dato il Torino ieri sera. Dico di umiltà perché pensare di ottenere tre punti con il Milan di oggi e salvarsi in anticipo è stata una illusione pagata molto cara. I fatti l’hanno dimostrato.

Detto questo è utile andare avanti, non guardarsi indietro. E ancor più utile spegnere quel fuoco bracioso che divampa ad ogni difficoltà, ogni volta che al Torino va male qualcosa o qualcuno sbaglia la partita.
Fuoco bracioso che brucia o intacca in un attimo quanto di positivo è stato costruito finora e che obbliga Mr. Nicola a repentine ricostruzioni.
E’ evidente che quest’annata è nata male, che ci sia stata una partenza illogica nelle scelte sia dell’allenatore che dei giocatori messigli a disposizione. Poi, per quel che si poteva, si è rimediato e i risultati sono venuti e poco importa di quel che è stato e di quel che sarà o si vorrebbe che fosse. La realtà del Torino è questa, la legna da ardere è quella che sappiamo e per ottenere un risultato finale positivo sarebbe imprudente metterla sulla graticola delle critiche, bruciandola prima del dovuto. Questo fuoco bracioso che serpeggia sotto il malcontento di molti tifosi, è deleterio per qualsiasi situazione perché sminuisce le buone prestazioni ed accentua gli errori, come quelli di ieri, seppur clamorosi.

Le negatività del Torino di adesso ha radici lontane nel tempo e non credo si possano rimuovere con una buona campagna acquisti, seguita da vicino dall’allenatore che guiderà la squadra. Non basta, non basta più. Quindi spegniamo quel fuoco bracioso e tutti insieme teniamo la barra dritta attraverso una rifondazione della società con Cairo, se ci crede, o con qualcun altro che ci creda.

Se Cairo ha la volontà di rimettersi in gioco, circondarsi di gente competente e motivata, può mettere a frutto la sua esperienza degli anni passati ed essere determinante per condurre un rinnovo profondo della società. Certamente senza perdersi sulla potatura o abbattimento di qualche albero al Robaldo. Questi sono temi da dirigente, questioni da quattro soldi, non da presidente. Un Presidente ha altri compiti, di piu elevata natura: l’assetto societario, i contatti con l’amministrazione comunale per un piano di sblocco, sovrastrutture, cercare fondi e finanziamenti, condurre campagne di stampa, dove Cairo è maestro, seguire un DS accorto che sappia bene operare sul mercato, reperire un DT che lo aiuti a riconfigurare la società, Ventura o chi per esso.
Se il Presidente Cairo se la sente, se ha capito che ieri sera è stato toccato il fondo, allora agisca con fermezza e pragmatismo, ed è necessario sostenerlo, indipendentemente dal passato.
Se invece non se la sente, inutile tirare avanti, si faccia da parte.
Nessun tifoso vuole più vedere spettacoli come ieri sera in uno Stadio che si chiama Olimpico Grande Torino, dopo pochi giorni dal 4 di maggio !
E’ indispsensabile che Il Mr. Davide Nicola trovi gli antidoti necessari a rimuovere le tossine dalla testa e dalle gambe dei suoi giocatori per andare a La Spezia a conquistare i tre punti salvezza, per poi affrontare serenamente la Lazio, ieri sera non irresistibile, e il Benevento serenamente.
Per avere un futuro non si può sprofondare in un abisso. Se il Torino otterrà la salvezza, entrerà in un porto sicuro, anche per gli emolumenti che gli verranno riconosciuti, dove mettere subito in cantiere una nave solida e competitiva, ricca di novità scovate nelle divisioni inferiori italiane o europee, giocatori che hanno fame e che garantiscano rendimenti costanti ed elevati.

Il Torino è una società economicamente sana meno intaccata dalla Pandemia di altre. La gestione Cairo ha perlomeno prodotto questo risultato che è un ottimo trampolino di lancio per le operazioni tratteggiate sopra ed in altri articoli, ma adesso bisogna finire la stagione bene perché non si può pensare a una rifondazione  dopo essere stati annientati.
Dunque credo importante che in questi giorni si trovi compattezza tra le file (Baselli cos’aveva ieri sera? E Sirigu?) e che tutti si mettano a lucidare le proprie argenterie, a cominciare dalla forma smagliante in cui i giocatori del torino si troverebbero, secondo lo Staff. Si facciano una bella autocritica tutti insieme, anche quelli che erano in panchina, poi un bello stop alle critiche e l’avviamento di un programma di recupero.
La prima tappa è festeggiare la salvezza a La Spezia.
Prima vinciamo a La Spezia, con tutta la rabbia che abbiamo in corpo trasformata in energia positiva.
E poi penseremo anche alla Lazio, che ha bisogno di una lezione essendosi comportata così male con il Torino, pretendendo un assurdo 3 – 0 a tavolino e quella sarà l’occasione per riscattare il 7 – 0 di ieri sera, perché come dice il Mister: “ Ma nella vita tutto torna”.
A proposito di argenteria di famiglia da lucidare, molti oggi ricordano il 13 Maggio 1998, Amsterdam. Ricorderanno tutti quella partita maledetta, quei tre legni, ma soprattutto il gesto storico dell’alzata al cielo della sedia di Mondonico, al mancato rigore su Cravero.
Ricordo con un sorriso la grande attesa della partita, e la grande delusione finale. Non importa, torneremo ad Amsterdam! Partendo dal 7 – 0 di ieri sera, torneremo ad Amsterdam e stavolta vinceremo. Questa non è un illusione, non è presunzione, è la certezza che riusciremo tutti assieme a rifare un Toro come quello di Amsterdam che si arrese solo al fischio finale.