Il 17 agosto 1995 viene ricordato come l'addio al calcio di uno dei più grandi. Marco Van Basten! Sono passati 25 anni da quella data, che ha decretato la fine calcistica di uno del trio dei tulipani che fecero la storia del Milan di Sacchi.

Partendo proprio dal titolo del suo libro (Fragile), che racconta il suo vissuto calcistico e familiare, ma soprattutto le emozioni di quel tempo, volevo ricordare quello che Marco ha rappresentato per il Milan, per il calcio mondiale, e anche per un ragazzo che cresceva guardando alla televisione le sue prodezze in quel di campioni.

Nell'estate delle treccine, l'acquisto di Gullit venne considerato, un gran colpo di mercato da parte del Milan, e quell'estate ci fu anche quello di Marco che partì la stagione ad handicap per via del problema alla caviglia. Nel suo libro racconta che dopo i primi tre, quattro giorni di allenamento, aveva ripreso a fargli male e lui e lo staff medico, che era al corrente della situazione, fecero credere che tutto andava bene e non comunicarono il problema per mezzo stampa. Il silenzio sulle sue condizioni cadde nel momento in cui le prestazioni sportive dell'attaccante non erano soddisfacenti, per via dell'infortunio, e con un comunicato il Milan informò del problema alla caviglia.

Ci fu di conseguenza il primo stop per un giocatore che aveva voglia di dimostrare di essere all'altezza del progetto tecnico sportivo che il Milan voleva portare avanti in Italia e successivamente in Europa e nel Mondo. E ci fu anche la prima operazione, visto che il danno alla caviglia era molto serio e addirittura la lesione dei legamenti era datata da molto tempo.

Ricordo che si parlava sempre delle sue cartilagini fragili che lo avrebbero condizionato per molto tempo e che sarebbero state il suo tallone d'achille.

Nonostante questo Van Basten va avanti e col tempo diventerà uno degli idoli dei tifosi e del sottoscritto. "Il Mio Van Basten", infatti, è quello che in finale del campionato Europeo segna un gol bellissimo in finale contro l'Urss nel quale Dasaev nulla può fare. Un gol da cineteca, un gol da non dimenticare. Il campionato Europeo è stata la giusta consacrazione per quel giocatore che già in semifinale, con un suo gol, aveva contribuito all'eliminazione dei padroni di casa della Germania Ovest.

Van Basten (sempre nel suo libro) ricorda che avevano un conto in sospeso contro l'Unione Sovietica che, in apertura di torneo, l'aveva sconfitta. E soprattutto c'era una tradizione da sovvertire, ovvero quella che, nonostante il bel gioco, consacrava i tulipani come eterni secondi. 

Marco offrì a Gullit la palla dell'uno a zero e, come ricordato in precedenza, segna successivamente da posizione impossibile battendo quello che veniva considerato, in quel periodo, come il miglior portiere al Mondo. Un gol da cineteca, il mio primo gol da ricordare.

Si, perchè quella segnatura è la prima che viene impressa nella mia memoria calcistica, diventando segno indelebile della grandezza del Cigno di Utrecht. Allo stesso tempo, quel torneo gli restituì un pò di quello che il destino gli aveva tolto in precedenza e gli permise di fare il grande salto a livello internazionale.

Ma dopo Euro 88, solo dopo un anno, Marco ed il Milan fanno vivere ai tifosi un'emozione incredibile che rimarrà storia. La finale di Barcellona contro lo Steaua Bucarest. Van Basten divenne anche il miglior marcatore del torneo con dieci reti. All'inizio ebbe anche la buona sorta a suo favore (la nebbia fu amica dei rossoneri che sotto di un gol si ritrovarono a rigiocare la partita il giorno seguente e sconfissero la Stella Rossa ai calci di rigore), e nel torneo diedero una lezione al Grande Real che venne umiliato con un rotondo 5 a 0 nella semifinale di ritorno, dando così al Milan la possibilità di andare a Barcellona e riempire di rossonero, grazie ai suoi tifosi che in massa si riversarono in Catalogna, il "Camp Nou". Un esodo di tifosi che rese ancora più bella la vittoria dei rossoneri con doppietta di Gullit e di Van Basten.

Per me che ero ancora un ragazzino, Van Basten era qualcosa di unico. Avevo la sua t shirt ed era un supereroe. In quegli anni era un campione che faceva gol in tutti i modi possibili o meno, e quando giocava sembrava un ballerino che danzava sulle punte. Il Milan in cui giocava ero fortissimo ed era un piacere vederlo in campo.

Ma per continuare a parlare di Marco Van Basten mi voglio affidare ad altre 4 immagini che parlano di lui e per lui. 

La prima è relativa alla partita della "Fatal Verona". Ricordo che in quella giornata ero a Milano per la gita di terza media e sentivo i commenti di una partita strana, che il Milan perse e dove veniva giudicata negativamente la direzione di gara dell'arbitro Lo Bello. Era la penultima gara di campionato ed il Milan perse lo scudetto in quell'occasione. Vennero espulsi Costacurta, Rijkaard, Sacchi e lo stesso Van Basten. Quest'ultimo per protesta si tolse la maglia e l'arbitro lo cacciò via dal campo. Ancora oggi quello scudetto perso brucia e anche Marco non si toglie dalla testa che non doveva finire in quel modo.

La seconda immagine è lui davanti al dischetto del rigore. La sua capacità di essere freddo dal dischetto ne facevano un cecchino infallibile. Il suo saltello prima di calciare era un must, Marco nella sua carriera ha una media che si avvicina al 95% con 51 gol fatti su 54. Solo tre errori in carriera con le sue maglie, ma uno di questi è pesantissimo perchè capitò in semifinale di Euro 92 contro la Danimarca, con quest'ultima che elimina gli Olandesi e vince a sorpresa la competizione.

La terza immagine è datata 25 novembre 1992 ovvero la partita perfetta di Van Basten. Il Milan vinse contro il Goteborg e "il nove" segna quattro gol, di cui un gol in  rovesciata, ciliegina sulla torta di una serata epica. Per l'Olandese fu l'apoteosi ma anche l'ultimo canto del cigno. Vinse il suo terzo pallone d'oro ma una scelta sbagliata e sconsigliata di operarsi alla caviglia fa sì che da quel momento iniziò il suo calvario personale.

Van Basten era irremovibile nella scelta perchè la sua caviglia continuava a dargli problemi. Fece tutto di testa sua nonostante Il Dottor Tavana (medico del Milan) lo aveva provato a desistere. La sua idea era quella di ripulire la caviglia da frammenti ossei che provocavano infiammazione. La mattinata del 21 dicembre 1992 fu il giorno dell'operazione, ma anche della fine del Van Basten calciatore. Dopo quella operazione Marco giocò solo due volte. La prima contro la Roma e la seconda contro l'Ancona dove segnò di testa su calcio d'angolo. In tutte e due le gare il dolore alla caviglia era persistente e costante e condizionava il giocatore più di prima. L'operazione tanto voluta non diede esiti sperati e, visti i tempi di recupero che tendevano ad allungarsi, ci fu un consulto con un altro luminare che diede la brutta sentenza. L'operazione non era andata a buon fine e, dopo la finale di Champions con il Marsiglia, Marco sarebbe dovuto essere operato di nuovo.

Giocò quella partita (in realtà fu l'ombra di se stesso in campo) e venne sostituito a cinque minuti dalla fine perchè Capello si rese conto che in campo il Milan era in dieci. 

Quella fu l'ultima esibizione internazionale di Van Basten con la maglia del Milan, precisamente come calciatore in attività. La nuova operazione non portò a nessun miglioramento e per due anni Marco non vede il campo da calcio, ma bensì un letto di ospedale e numerosi tentativi inutili per risolvere il cronico problema alle caviglie. Il Milan non lasciò mai solo il suo attaccante, anzi lo aveva ripagato con un rinnovo triennale sulla fiducia, nella speranza di rivederlo in campo con la maglia rossonera.

E così, alla fine, arriviamo alla quarta ed ultima immagine. Quella di uomo con la giacca in renna osannato da un San Siro colmo in ogni ordine di posto. Ma non è un giorno di festa, è il suo addio definitivo al calcio giocato. Van Basten nel suo libro racconta con precisione le emozioni provate in quel suo ultimo giro di campo, davanti ai suoi tifosi. Nonostante l'età sia ancora a suo favore non ci sono le condizioni per andare avanti e San Siro sarà la sua ultima passerella o come dice lui "ospite al mio funerale".

Questa è la storia di Marcel Van Basten nato a Utrecht il 31 ottobre 1964. Una storia che, se la sfortuna non fosse un'etichetta impressa sulla sua caviglia, poteva essere ancora migliore e piena di ulteriori soddisfazioni per uno dei più forti giocatori al mondo.

Per fortuna ha lasciato un'eredità calcistica ed Ibrahimovic è uno di quelli che hanno avuto ispirazione nel nome di Marco, divenuto nel frattempo modello da seguire per migliorarsi e diventare un fuoriclasse. Quello stesso Ibra che ancor'oggi non ha ancora firmato il rinnovo presentato dal Milan, per andare avanti un'altra stagione e, magari, vederlo addosso con "la nove" di quel tulipano che è ancora nel cuore dei tifosi.

Perchè Marco Van Basten non era un patrimonio solo di quelli del Milan ma di tutti coloro che amano il calcio.