Siamo alla vigilia della gara da dentro o fuori che nessuno avrebbe voluto. I 60 milioni di tifosi e, mai come questa volta, pseudo allenatori della Nazionale azzurra sembrano aver definitivamente esaurito la pazienza nei confronti del reale commissario tecnico nostrano. A Ventura viene attribuita la colpa di aver interrotto quanto di buono avessero costruito i suoi predecessori Conte e Prandelli: orfani di mostri sacri del calibro di Cannavaro, Zambrotta, Nesta, Gattuso, Toni, Del Piero, Inzaghi e Totti, i due CT avevano saputo dare un’identità ben precisa all’Italia post-Lippi. Come dimenticare l’emozionante cavalcata verso la finale di Euro 2012, oppure le appassionanti sfide dell’intraprendente banda di Conte 4 anni dopo. Certo, in entrambi i casi ci siamo dovuti arrendere davanti ad avversari più forti, ma c’erano molti elementi da cui ripartire. In mezzo ai due Europei, un Campionato Mondiale da dimenticare, con la sfida contro il Costarica che almeno 8 volte su 10 avremmo vinto. Ma non è sulla carta che si gioca. Si gioca sul campo e il verdetto assume spesso le sembianze di un sonoro schiaffone. Come quello appena incassato dagli azzurri contro gli svedesi, in quella che sembrava poco più di una formalità per accedere al prossimo torneo Mondiale. Non ha mai convinto davvero, l’Italia sotto la gestione di Ventura, tecnico che continua a sperimentare uomini e moduli senza successo. Nel processo di svecchiamento della Nazionale, qualcosa è evidente che non sia andato come previsto, dal momento che l’età media dell’undici sceso in campo a Stoccolma è di 30 anni suonati. I primi problemi nascono a livello difensivo, dove la BBBC (età media 35 anni) non dà più le garanzie di un tempo e le alternative non sembrano esser pronte a caricarsi la squadra sulle spalle. In attacco il CT continua con il tandem Immobile-Belotti, sempre e comunque, non prendendo mai in considerazione l’idea del tridente per mettere Insigne, Candreva, El Shaarawy e Bernardeschi nelle condizioni per rendere al meglio. In mezzo c’è un centrocampo che fatica a costruire gioco, con De Rossi e Parolo in involuzione e Verratti e Candreva deconcentrati. Davvero non c’è modo per ringiovanire e rinvigorire fin da subito una squadra di 30enni non propriamente motivatissimi? In difesa Caldara è ormai da un paio d’anni il perno difensivo dell’Atalanta. In questa stagione il promesso sposo della Juventus si sta confermando su livelli altissimi (due goal e prestazioni mai insufficienti). Sicuri che non sia pronto per la Nazionale maggiore? Suo coetaneo, Daniele Rugani ha collezionato una miseria di 4 presenze in azzurro. Potrebbero rappresentare molto più di un’alternativa alla BBC. A centrocampo un altro frutto del lavoro di Gasperini a Bergamo, quel Bryan Cristante che attraversa una forma strepitosa ma che non rientra nei progetti di Ventura. A 22 anni già rappresenta una valida alternativa a Parolo, ma anche qualcosa in più. Occhio anche a Barella, classe ‘97 ma già concreta realtà nel Cagliari. Ma è sulle fasce che stanno esplodendo talenti di livello, snobbati dal CT. Federico Chiesa è un lusso per l’Under 21 e sono sicuro che, se ci fosse ancora Conte, uno con il suo carattere avrebbe già avuto le sue occasioni tra i “grandi”. Discorso simile per i classe ‘92 El Shaarawy e Verdi che, sebbene Ventura in passato abbia preso in considerazione, ora sembrano fuori dai radar del tecnico.