BARCELLONA-JUVENTUS
L’ultima sfida del girone G della Champions League, presentata dalla stampa come un improbabile scontro risolutivo tra Messi e Cristiano Ronaldo, vede di fronte due squadre chiamate a mostrare finalmente un volto convincente dopo un avvio di stagione non particolarmente brillante per la Juventus e addirittura pessimo per il Barcellona. La sfida mette in palio anche il primo posto nel girone, il 2-0 di Torino in favore dei blaugrana non sembra però attaccabile. Nella composizione dell’undici iniziale Pirlo sceglie quella che dovrebbe essere la difesa titolare con Danilo e Alex Sandro ai lati di Bonucci e De Ligt. Cuadrado finalmente abbandona il ruolo di terzino per ritornare sull’ala, la sua dimensione naturale. Il centrocampo è completato da McKennie e Arthur in mediana e Ramsey di nuovo preferito per interpretare quella posizione ibrida a metà tra l’esterno di fascia ed il trequartista. In avanti Ronaldo e Morata, la coppia titolare senza alcun dubbio.

L'inizio della partita mette subito in mostra una buona Juventus. Presente di gambe e di testa la squadra bianconera si riversa nella metà campo dei catalani prendendone possesso. Pjanic e De Jong vengono sommersi dal movimento continuo del pallone e degli uomini che la Juventus attua alla perfezione. Tra le linee comandano Ramsey, che mostra una condizione in crescita, e soprattutto McKennie. Il texano, esaltato dallo sparo nel derby di sabato pomeriggio con cui ha riportato nel recinto la mandria granata, si regala una grande partita mettendo in campo fin dal primo minuto corsa, intensità e inserimenti. Molto bene anche Arthur in mezzo al campo, fondamentale nel gestire il pallone nel traffico ed eludere il pressing avversario. Il Barcellona conferma l’impressione molto negativa che aveva sollevato in questo ultimo periodo. Una squadra fragile, completamente sulle spalle di Messi. Non fosse per il fuoriclasse argentino la partita non esisterebbe. Griezmann non si vede mai. Soffocato dagli anticipi di Bonucci e De Ligt, l’attaccante francese vaga per il fronte offensivo probabilmente rimpiangendo ogni giorno di più la scelta di abbandonare l’Atletico. Pjanic e De Jong sembrano una diga troppo fragile. Probabilmente nelle intenzioni del Barcellona l’idea era di comandare il gioco come nella gara di andata a Torino. Questa però è una partita diversa. Se l’olandese in qualche modo cerca, non sempre con successo, di restare dentro l’incontro, Pjanic affonda. Per il centrocampista bosniaco poco filtro e il solito gioco di tocchettini che non sposta la situazione. Palla a Pjanic e il mondo rimane esattamente com'era prima. Mancando la protezione del centrocampo la difesa del Barcellona offre una sensazione di preoccupante instabilità.

La prima conclusione della partita è di Cristiano Ronaldo, che con la punta prova senza successo a cogliere in controtempo Ter Stegen. Un minuto più tardi è Danilo, su scarico di Ronaldo dal limite dell’area, a non inquadrare la porta. Gioca bene la Juventus, il pallone si muove veloce da una parte all’altra del campo. La squadra bianconera scivola agilmente dal 442 al 352 mantenendo sempre una netta superiorità in mezzo al campo e sulle fasce. Finalmente vediamo la squadra esprimersi ad alto ritmo e mettere in campo l’intensità richiesta da queste partite. Poco dopo il decimo minuto, dopo un primo tentativo di inserimento di McKennie, Ronaldo riceve palla e punta l’area dal vertice sinistro. La sua corsa è interrotta da Araujo che con la gamba e il braccio sinistro atterra il portoghese. Arriva il rigore. Tocca a Ronaldo naturalmente. L’esecuzione del portoghese è centrale, alzata quel tanto che basta a vanificare il tentativo di Ter Stegen, lanciatosi alla sua sinistra, di intercettare il pallone con il piede. La Juventus è in vantaggio, meritatamente. Ai fini dell’inseguimento al primo posto questo gol è un primo mattone, ma la strada è ancora lunga. Ne occorrono altri due. La squadra bianconera si mantiene corta e aggressiva. Il Barcellona fatica a manovrare e finisce inevitabilmente per affidarsi a Messi, sempre ben controllato. Il raddoppio sembra quasi inevitabile ed arriva al ventesimo minuto. Ramsey lavora un bel pallone all’altezza del vertice sinistro dell’area e lo scarica a McKennie in zona centrale. L’americano resiste alla tentazione del tiro e allarga per l’accorrente Cuadrado. Il tocco di destro del colombiano è pura magia. Una palla morbida che supera sul primo palo Ronaldo e tutta la difesa catalana lanciata al suo inseguimento e muore proprio al limite dell’area piccola dove Mckennie completamente libero chiude l’ideale triangolo con una sforbiciata che non lascia scampo a Ter Stegen. Siamo due a zero, il primo posto del girone appare meno lontano ora. Sembra per certi versi di rivivere quella notte del Bernabeu, un’impresa epica vanificata da un fischio di un inglese pavido.
Il primo tiro del Barcellona arriva più per disperazione che per convinzione. Un diagonale mancino di Messi da oltre venti metri che Buffon, al quale Pirlo concede una notte di gala, devia senza affanno in calcio d’angolo. Il tiro dalla distanza sembra l’unica via disponibile per il Barcellona che non riesce a cavare niente di efficace dal suo sterile possesso palla. Prova prima Pjanic senza particolare convinzione poi è ancora Messi ad andare al tiro con un rasoterra dal limite che trova pronto Buffon. Il primo tempo si chiude con un inserimento di Ramsey concluso con un tiro alto ed un reclamo del Barcellona per un intervento di McKennie in area di rigore su Messi. Non c’è niente a parte le solite scene che siamo abituati a vedere da queste parti.

Si va al riposo. Difficile muovere qualche critica alla Juventus. Le scelte di Pirlo si sono rivelate tutte efficaci. Al Barcellona è stato concesso il minimo indispensabile quando si viene a giocare qui. I due giovani Pedri e Trincao, di cui si raccontano meraviglie che ancora non hanno mostrato, sono stati annichiliti da Danilo e Alex Sandro. Ottima prova quella dei due brasiliani, punto di riferimento importante per la nostra squadra. Terzini veri, capaci di difendere e di sostenere l’azione offensiva e il palleggio. Eccellente Cuadrado, il porto sicuro sulla fascia destra. Sembra di rivedere Camoranesi per la facilità con la quale il colombiano riesce a gestire il pallone anche nelle situazioni più complicate.

Dall’intervallo la Juventus ritorna con lo stesso undici iniziale e del resto era difficile immaginare dei cambi. Koeman toglie Trincao e inserisce Braithwaite. Con l’ingresso del centravanti danese, Griezmann si allarga sulla destra alla ricerca di quegli spazi che non troverà.
Il secondo tempo si apre con una telefonata di Messi a Buffon da oltre venti metri che il portiere blocca senza difficoltà. Sembra quasi di percepire la frustrazione del fuoriclasse argentino, costretto dalla pochezza del Barcellona ad affrontare praticamente da solo la Juventus. I bianconeri continuano a giocare come avevano fatto nel primo tempo. Vedono la possibilità di realizzare un’impresa importante e vogliono coglierla. Cuadrado dalla destra mette un cross che provoca il contrasto in area tra McKennie e Lenglet. Una strana carambola porta il pallone sul sinistro di Ramsey, in piena area di rigore. La conclusione a botta sicura è deviata da Ter Stegen che arriva in quell’angolo basso che sembrava irraggiungibile. Bravissimo. L’angolo però non si batte. L’arbitro fa cenno di aspettare. In sala var non è sfuggito quel tocco strano di Lenglet che ha privato McKennie di un’occasione da rete evidente. Il replay evidenzia un tocco di mano del difensore francese. Il rigore è indiscutibile. Ci sarebbe pure il giallo, e sarebbe il secondo per Lenglet, ma l’arbitro decide di soprassedere. Koeman grida qualcosa contro la panchina bianconera che reclama la seconda ammonizione. Pinsoglio è già concentrato sul rigore per preoccuparsi di lui, sarà Portanova a rispondergli. Dal dischetto Ronaldo trasforma. Incrocia con forza e sicurezza nell’angolo basso. Ter Stegen va dall’altra parte. Tre a zero per la Juventus. Adesso il primo posto nel girone è bianconero. Servono due reti al Barcellona ma quella catalana in questo momento non sembra una squadra in grado di ribaltare la situazione. In verità non sembra nemmeno una squadra. Koeman è costretto a togliere Jordi Alba e Lenglet, già ammoniti e molto nervosi. Al loro posto Junior Firpo e Umtiti che prenderà subito il giallo per un fallo su Morata. Molto buona come sempre la partita del centravanti spagnolo. Mette il fisico e la velocità a disposizione della squadra. Punto di riferimento sicuro in avanti, protegge molti palloni e ne sbaglia pochissimi. Gol a parte ottima anche la prestazione di Ronaldo, molto ben disposto a giocare con la squadra. Offre sempre appoggio alla manovra, trattenendo il pallone quel tempo sufficiente ad individuare ed effettuare la giocata più opportuna.

Il Barcellona prova ad alzare il baricentro, favorito anche dal prevedibile calo del pressing juventino, ma non ricava altro che qualche tiro innocuo e uno strano colpo di testa di Griezmann che termina la sua corsa colpendo la parte alta della traversa senza mai dare però la sensazione di poter creare problemi a Buffon. La gran parte delle iniziative blaugrana si infrangono contro il solido muro difensivo bianconero.

I primi cambi di Pirlo arrivano intorno al settantesimo. Fuori Arthur e Ramsey, dentro Bentancur e Rabiot. Avranno entrambi un buon impatto sulla partita.L’incontro si avvia verso la conclusione. Ad un quarto d’ora dalla fine, su azione di calcio d’angolo, la Juventus trova anche il quarto gol. Lo realizza Bonucci da pochi passi su tocco di Ronaldo. Il replay purtroppo evidenzia la posizione di fuorigioco del capitano bianconero. Il var interviene e annulla la rete. Ronaldo mette il sigillo alla sua partita con un recupero su Messi in piena area di rigore e poco prima del fischio finale di nuovo Messi tenta un’ultima conclusione verso Buffon. Un tiro a giro che termina la sua corsa a lato del palo. Pirlo sostituisce Cuadrado con Bernardeschi e inserisce Dybala al posto di uno stanco Morata, autore di una grande partita. 

C’è poco da fare. Possono provare a robotizzare il calcio con tatticismi sempre più soffocanti. Possono tentare di trasformarlo in una scienza con lo studio estremo e a tratti grottesco di ogni sorta di statistica, ma la magia a questo gioco nessuno potrà mai toglierla. Morata ne è un esempio. Difficile da inquadrare con i sofisticati criteri di oggi: contropiedista, non un uomo d’area, statistiche non da grande bomber. In pochi avrebbero puntato su di lui. Molti osservatori qualificati esprimevano dubbi sulla bontà dell’operazione che aveva riportato lo spagnolo a Torino dopo quattro anni. Invece è stato sufficiente rimettergli addosso la maglia bianconera, accolto con entusiasmo da quei tifosi che non lo hanno mai dimenticato e in qualche modo hanno sempre atteso il suo ritorno a casa. La Juventus ha ritrovato il suo grande centravanti. 

Nel recupero Pirlo concede a Ronaldo una passerella nel Camp Nou deserto. Entra Chiesa al suo posto, ma la partita è ormai finita. Il triplice fischio arbitrale sancisce il trionfo bianconero che vale il primo posto nel girone e soprattutto tanta fiducia per il prosieguo della stagione. Bisogna sicuramente considerare il particolare momento della formazione catalana ma la Juventus vista ieri sera induce ad un ottimismo difficile da nascondere. Le scelte di Pirlo finalmente chiare e comprensibili. I giocatori migliori schierati al loro posto. Mi riferisco principalmente ai due terzini e a Cuadrado, finalmente non costretto a coprire l’intera fascia. Il beneficio in termini di resa è parso evidente. La partita lascia la sensazione di una squadra in forte crescita, fisica e tecnica, che si avvia a trovare la propria identità.
Siamo ad un punto di partenza. Forse a Barcellona è cominciata finalmente la nostra stagione.