Previously on Football College: episodio IV

ALBINO MATERIA
“Ciao, sono io. Sono sopraggiunti due piccoli intoppi ma non preoccuparti, ho già in serbo il piano B. Senti, non prendertela con me. Io ti sto facendo un enorme piacere, non credi? Sto cercando di mettere il massimo impegno per questa cosa ma non è semplice in quanto, mi duole ammetterlo, tua figlia ha talento. Lo ha dimostrato ampiamente nella sfida contro la terza e se non fosse stato per il secondo tempo… va bè, lasciamo perdere. Fatto sta che gli osservatori mi hanno chiesto anche di lei. Ovviamente ho cercato di spostare l’attenzione su altri elementi ma dobbiamo tenere in considerazione il fatto che la signorina sa giocare. Ma su quello non ho paura, basteranno un paio di pessime prestazioni e finirà nel dimenticatoio.
Ciò che mi ha molto seccato è che quel buffone di Lesky si è fatto beccare con un’altra. Razza di idiota. Ho sopravvalutato quel sentimentale. Non credo di potermi fidare di questi studenti, si fanno imbambolare come se non avessero mai visto una donna in vita loro. Che poi, nella maggior parte dei casi, è così ma questo è un altro discorso. No, niente, un pensiero a voce alta. Senti, comunque, credo di dover ricorrere alla mia arma segreta. Ho un ragazzo che stavolta non ci farà scherzi. È esterno alla scuola e sarà ancora meglio. Fidati.
Non preoccuparti, lui non si farà prendere da nessuno scrupolo, te lo posso garantire. Parola mia.”

LORIS
“L’argomento di oggi è: come preparare una torta.”
“Prof, ma siamo a lezione di tattica o di cucina?”
Filippo sapeva essere sempre poco opportuno ma aveva la capacità di suscitare perenne ilarità in tutta la classe. Era un idolo, onestamente. Peccato che lo stesso sentimento non lo provocasse nei docenti di turno che, come ormai consuetudine, si limitavano ad assegnargli un bel…
“4 per Trebbiani. Niente male. Vi ricordo che per la valutazione finale si fa la media e non la somma dei singoli voti. Non ridete adesso?”
Valutazioni. Pagelle. Compiti. Argomenti tabù, su cui nessuno avrebbe osato anche solo abbozzare mezza risata.
“Tornando a noi, per sfornare un dolce degno di questo nome è importante procedere seguendo un preciso ordine.
Preliminarmente, occorrerà avere ben chiaro quale tipologia dolciaria vogliamo creare: una crostata? Un semifreddo? Un tiramisù? Una volta scelto, bisognerà dotarsi di tutti gli ingredienti funzionali alla preparazione. Recuperare i migliori sul mercato, compatibilmente con il nostro limite di spesa. Una volta ottenuto ciò, un grande pasticciere dovrà essere in grado di gestire quegli ingredienti e, con l’ausilio di utensili efficienti e con un pizzico di fantasia, dovrà essere in grado di unirli sapientemente prima di infornare e attendere il risultato finale.
Ecco, una squadra di calcio equivale ad una torta: una volta decisa l’impostazione che vogliamo dare alla nostra squadra e definiti gli obiettivi, sarà importante andare a reclutare sul mercato i calciatori più consoni alle nostre ambizioni, compatibilmente con il budget disponibile. Una volta formato il gruppo, l’allenatore avrà il compito, supportato da impianti sportivi e staff tecnico/dirigenziale di livello, di miscelare con intelligenza le anime della squadra, cercando di ottenere il miglior risultato finale.
Sorgerebbe spontanea una domanda. Non affrettatevi ad alzare le mani, eh. Casacca, ti prego, salvami tu.”  
“Professore, a cosa servono i calciatori, allora?”
“Domanda esatta. A che servono? Vista così, praticamente a nulla. In realtà, però, per quanto un grande pasticciere possa essere esperto negli acquisti o nella preparazione, gli ingredienti rimangono il fulcro del progetto. Se questi non sono all’altezza, il dolce non potrà mai essere delizioso. Ecco, il calciatore è esattamente un ingrediente, necessariamente coordinato con tutti gli altri, ovvero i propri compagni. E il segreto per una buona riuscita, infatti, è l’equilibrio. Il dosaggio.
Immettere un quantitativo di zucchero o di cioccolato può determinare il successo o meno del piatto.
Ecco, se la squadra non è adeguatamente bilanciata, non vincerà.
Spero vi sia chiaro. Domani interrogazione. E non vi chiederò la ricetta!”

Il professor Corner mi aveva lasciato di stucco.
Avevo seguito la lezione con interesse come probabilmente mai mi era accaduto prima. Non male, considerando il momentaccio.
Agata era ancora incazzata per l’esito della partita. Si vedeva che non aveva ancora digerito quella mazzata e io preferisco non essere troppo pesante in momenti del genere, sebbene, lo confesso, mi mancasse.
E poi, non so perché, ma mi stava capitando, ultimamente, di pensare frequentemente a Giulio. In fondo, se sono qui, è per merito suo. Non riesco a capacitarmi che sia da qualche parte del mondo completamente inconsapevole che sia stato lui l’artefice di tutto questo. Se posso ascoltare queste massime, allenarmi in queste fantastiche strutture, vivere le avventure di cui mi ero privato in tutti gli anni precedenti, è perché in quegli istanti riuscì ad indicarmi la strada da seguire. E mi mancava tanto anche lui.
“Bè, Loris, dato che la crisi di coppia ti attanaglia, che ne dici se stasera ci spariamo un bel film nella sala comune?”
“Domani ci interroga. E tu stai racimolando una bella serie di voti negativi. Non sarebbe il caso di metterti sui libri insieme a me?”
“Io a volte mi chiedo come hai fatto a conquistare Agata. Credimi, non riesco davvero a farmene una ragione.”
“Senti, comunque tu mi devi ancora spiegare una cosa. Ricordi che il primo giorno mi dicesti che sapevi di alcune storie che sono accadute in questa scuola… a cosa ti riferivi?”
“Bè, credo tu te ne sia accorto. Non hai davvero afferrato cosa sia successo domenica nella sfida femminile? Amico, qui non sono tutti come noi. Si fanno trascinare da idee strane. Te l’ho detto e te lo ripeto: non essere troppo sincero.”

AMBRA
Allenamento pomeridiano.
Avevo tanta di quella rabbia in corpo…
“Dividiamoci come al solito in due squadre.”
La stronza era contro di me. Mi guardi, eh? Cosa dovrei dirti? Mi hai tradita alla prima vera grande prova. Ci abbiamo messo tutto l’impegno possibile e tu cosa hai fatto? Vergognati. Potevamo essere amiche. Di quelle che inseguono il medesimo sogno, che hanno le stesse ambizioni ma evidentemente a te non importa davvero. Forse sei qui per chissà quali altri motivi, ma di sicuro non hai la fame per divenire un’atleta professionista. Tu non vuoi fare la calciatrice. Ma io sì, cara.
Ecco che finalmente mi arriva il pallone. Dribbling secco.
Siamo di fronte adesso. Io e te. Uno contro uno. Fatti sotto. Vieni, non ho paura di te. Non mi intimorisce la tua capacità di raccontare menzogne. Fatti sotto!!!
Ambra, ma cosa fai????? Fallo in attacco. No, così non mi sta bene.”
“Sta simulando, professoressa. Tanto è abituata a fare la doppia faccia.”
“Stop! Ambra, accomodati in panchina.”
“È seria? Cioè, vuole togliere me per un calcetto a questa falsa, bugiarda, meschina?”
“Ti ha sottratto la sfera e tu hai reagito colpendo la caviglia. Non mi piacerebbero neanche in partita questi atteggiamenti, figuriamoci in allenamento. E, soprattutto, non voglio sentire fare questi discorsi, per quanto tu possa avere le tue ragioni. E lo sappiamo tutte. Ma non mi piace questo modus operandi. Chiaro? E adesso fuori. E tu, Giorgia, rialzati. Non voglio vedere più altre scorrettezze. Da una parte e dall’altra. Dove diavolo stai andando, Giorgia?”
“Sì, brava, vattene. Piangi, piangi. Lacrime di coccodrillo. Ti dovresti solo vergognare!”
“Dacci un taglio.”

Piangeva. Si sentiva in colpa. Ma come ha potuto farmi questo? Era la nostra prima, vera, grande occasione. E ha deciso di mandare tutto a monte per… per il nulla. Stolta!
Ambra, ti voglio a rapporto da me a fine sessione.”

CARLO LESKY, LA SERA PRIMA DELLA PARTITA
Tracy, scusami se ti disturbo. So che domani avete la sfida ma devo per forza togliermi un peso. Non posso aspettare oltre, perdonami.”
“Sì, ma prima che ne pensi di baciarmi?”

Non aveva capito niente. Ma un bacio glielo dovevo concedere, almeno stasera.
“Chi è stato? Non hai sentito dei rumori fuori?”
Carlo, ma ti sei bevuto il cervello? Sono tutti in tensione per il match in cui io, tanto per cambiare, brillerò. E lo sai benissimo.”
“Sono abbastanza certo di aver sentito dei passi. Spero non ci stesse spiando nessuno.”
“Ma piantala. E poi, anche se fosse, espellerebbero Tracy Tuxi? La stella del College? Dai, su. Fai il bravo e vieni a darmi quelle labbra.”
“Ti prego, ascoltami. Senti, ci ho pensato davvero tanto ma credo sia il caso di prenderci una pausa. Sono in un periodo stressantissimo e non riesco a… mi stai ascoltando?
“Scusa, tesoro, mi ha mandato un vocale Xena. Dicevi?”
“Vedi? Io e te ormai neanche stiamo a sentire quello che ci diciamo, compreso il fatto che ti sto sostanzialmente comunicando che non intendo più stare con te.”
“Sei bellissimo quando tenti di farmi gli scherzi. Cucciolo, come sei tenero.”
Tracy, sono serio! Svegliati! Non voglio più stare con te. Sono più chiaro adesso?”
“Wow. Davvero? È tutto qui? Sei venuto tutto impaurito e premuroso per dirmi che mi stai lasciando? E ora cosa aspetti che faccia, sentiamo? Credi che mi metta a piangere e rosicare perché Lesky non è più il mio ragazzo? Dai, ingenuo… ma tu credi veramente che sarebbe stata una storia duratura? Io diventerò la calciatrice più famosa del pianeta. Potrei mai stare con un tipo che potrebbe farsi valere al massimo nei campionati interregionali?”
“Cosa hai detto?”
“La verità. Tu non sei forte. Tecnicamente hai dei grossi limiti e se non fosse per la tua abilità nel colpire di testa a quest’ora saresti stato già estromesso dal College. E ringrazia che, sebbene ufficiosamente, il fatto di avere una relazione con me ti abbia messo al riparo.”
“Ma che razza di persona sei?”
“Questa. Tu non conti niente. E, lasciatelo dire, anche come amante non vali un’unghia di Cristian. Povero, ci sei rimasto male? E ora vattene, se hai finito. Ma tu guarda se posso pensare a te prima di una partita così importante per il mio futuro.”

AMBRA: PRIMO TEMPO DELLA PARTITA
Era finalmente giunto il momento. Il debutto. Avrei tanto voluto averti al mio fianco, Lidia. Ma sarai orgogliosa di me, in qualche modo. Il campetto era pieno. C’erano tutti i componenti della scuola e tantissime persone in giacca e cravatta. Chiunque avrebbe potuto essere un osservatore così come un giornalista inviato dalle testate locali.
A volte lo dimentico, ma sono nel più grande istituto calcistico esistente: è evidente che una partita del genere attragga tutto questo nutrito seguito.
Ambra, sei lucida? Tutto ok?”
“Certo, perché non dovrebbe?”
“Lo sai…”
“Non mi importa. E poi, anche se fosse, stavano solo parlando…”
“Già. Già. Senti, voglio solo che tu stia bene.”
“Lo sono, però ora zitta. Sta arrivando…”
“Ragazze, allora? Pronte per il nostro schema?”
“Assolutamente, Giorgia. Palla in avanti e ci pensiamo noi. Tu, però, non fare sconti. Sei la padrona della nostra area di rigore. Un pallone non deve passare.”
“Sapete che lo farò. Oh, ecco Agata.”
“Ciao ragazze. Non ho fatto in tempo ieri…”
“Ecco la prof. Dinamica. Andiamo!”
“…. a dirvi che forse dovremmo applicare la tattica del fuorigioco...”

Anche lei era emozionata pur se non lo voleva dare a vedere.
“Ragazze, è un appuntamento importante. Siete la mia classe: dimostrate di avere stoffa. Siate voi stesse. Impegnatevi ma soprattutto divertitevi! Ricordatelo sempre!”
Ecco il momento. Arrivano come delle superstar. D’improvviso, la musica del prepartita si fa sempre più rumorosa. Un boato le accoglie. Finalmente siamo di fronte. Le Players”.
Siamo undici contro undici. Siamo sullo 0-0. Sì, in partenza non abbiamo niente in meno. Si parte sempre dall’equilibrio. Ma io lo voglio spezzare. La sfida è molto nervosa ed i primi trenta minuti scorrono con troppa paura di attaccare e con molto palleggio, che comunque consente di accendere gli entusiasmi sugli spalti. Ogni tanto do un’occhiata in tribuna: il Direttore e un altro paio di persone, probabilmente gli scout, parlottano. Uno di loro appunta qualcosa, l’altro, invece, dialoga costantemente con il nostro preside ma mantenendo gli occhi fissi sul terreno di gioco.
Ambra, fai vedere quanto vali. Adesso basta tergiversare. Faccio un segno con la testa a Giorgia: è il momento di applicarci.
Lancio lungo e palla che arriva poco oltre la metà campo sui miei piedi.
Sono sull’esterno, ci ho lavorato tanto. Ma di fronte avevo una di loro.
Miriam La Freccia. Si avvicina ma sembra non prendermi sul serio.
Ed è proprio ciò che mi aspettavo: tunnel secco. Sento l’urlo di stupore di tutti i partecipanti. Un tunnel su una futura campionessa, il tesoro del College. Lesa maestà!
Adesso la fascia è completamente mia, mi ricavo il fondo e ad occhi chiusi la butto in mezzo: Sonia, è tutta tua. Lei di testa è fortissima e non può fallire. Xena si tuffa ma non può far nulla. Rete! 1-0! Ci guardiamo soddisfatte: siamo in vantaggio. Ma io non mi accontento. Loro reagiscono ma dietro teniamo benissimo. Agata è una leonessa e Giorgia continua a dare sicurezza.
Stesso schema: palla lunga per me, Miriam interviene con una cattiva scivolata ma sono troppo esaltata per farmi frenare. Nuovo cross, ed è di nuovo gol. Stavolta colpisce di piatto, ma non cambia l’esito: 2-0!
L’arbitro fischia la fine del primo tempo. In tribuna il Direttore gesticola vibratamente. I due uomini in giacca e cravatta, evidentemente, non devono essere molto soddisfatti. E neanche io. Siamo in vantaggio, ma ancora c’è un tempo da disputare.
“Ragazze, complimenti! State facendo un figurone. Giorgia, Ambra, Agata, Sonia: mi state davvero rendendo felice. Teniamo duro. Tutte nello spogliatoio. Rifiatate, ve lo meritate.”
Tracy mi guarda da lontano. In cagnesco. Quanto è stronza anche a trenta metri di distanza.
“Non farti provocare. Stiamo facendo benissimo, non roviniamo tutto.”
Aveva ragione il capitano. Meglio andare a ricaricare le batterie.

ALBINO MATERIA
“Ciao, sono Materia. Senti, ho bisogno che tu venga qui con estrema urgenza. Lo so benissimo dove ti trovi, ma se non fosse importante non ti avrei di certo contattato. Conto su di te, Giulio.”