Questa settimana analizzeremo insieme un nuovo volto che per la prima volta siede su una panchina della nostra serie A.

Stiamo parlando di mister Paulo Fonseca.

Il tecnico portoghese dopo una carriera da giocatore in Portogallo, subito dopo il ritiro decide di intraprendere la carriera di allenatore partendo dalle giovanili dell’Estrela Amadora(club nel quale ha militato in gioventù), successivamente si mette in gioco nelle serie minori portoghesi fino alla chiamata del Pacos de Ferreira nel 2012, dove riuscirà a ottenere uno straordinario terzo posto che permetterà alla squadra di accedere al suo primo storico accesso ai play off di Champions League.

L’anno seguente, visti gli ottimi risultati viene contattato dal Porto dove non riuscirà ad accontentare le pretese della società dei Dragoes e per questo verrà sollevato dall’incarico nel 2014. In questa esperienza vince però il suo primo trofeo da allenatore, aggiudicandosi una supercoppa di Portogallo.

Dopo un breve ritorno al Pacos de Ferreira, nel 2015 firmerà con il Braga, dove vincerà una coppa di Portogallo, riuscirà a farsi strada in Europa League fino ai quarti dove dovrà arrendersi proprio alla sua futura squadra,lo Shakhtar, e concluderà la sua avventura regalando un buon quarto posto alla squadra lusitana.

Nel 2016 firma un contratto con lo Shakhtar Donetsk, prendendo il posto di un mostro sacro come Mircea Lucescu. La sua avventura ucraina risulterà molto positiva vincendo consecutivamente per tre anni il titolo, altrettante coppe nazionali e una supercoppa di Ucraina, mettendo in mostra un ottimo gioco collettivo anche nella prestigiosa Champions League ,in un gruppo con molti giocatori di tecnica sopraffina provenienti dal Brasile.

Nell’estate appena trascorsa firma con la Roma.

La sua avventura parte con un rocambolesco 3-3 in casa col Genoa dove si possono già apprezzare gli schemi offensivi della sua idea di calcio ma anche le numerose lacune difensive dovute ad un gioco così propositivo. La giornata successiva riesce a pareggiare il derby, dove dimostra la sua versatilità tattica; infatti per l’occasione prepara una partita prettamente difensiva consapevole dello stato di salute della squadra avversaria già rodata dai molti anni trascorsi insieme dal coach e parecchi suoi giocatori.

Va detto che nelle prime due uscite stagionali non aveva ancora a disposizione molti giocatori che si dimostreranno fondamentali per il suo gioco, primo su tutti Smalling che arriverà dal mercato pochi giorni dopo insieme a Mkhitaryan e Kalinic, Veretout (infortunato) e prima del riscaldamento l’infortunio di Zappacosta ha dovuto far cambiare i piani in corso al tecnico poiché la partita era stata preparata con Florenzi esterno offensivo e l’ex Blues terzino destro.

Da questo momento in poi la squadra capitolina intraprenderà un percorso altalenante, dove alternerà buone prestazioni dove si vede anche un calcio spumeggiante(su tutte la gara interna col Sassuolo), a prestazioni sottotono dove i tre punti a volte arrivano lo stesso(le trasferte di Bologna e Lecce) ma anche prestazioni totalmente negative in particolar modo sul piano fisico(la sconfitta casalinga con l’Atlanta) e i due pareggi con Cagliari e Sampdoria dove sembra si sia persa quella produttività offensiva ma va anche ricordato che come ad inizio stagione la Roma si ritrova in una situazione di totale emergenza a causa degli infortuni. Questa situazione sta mettendo a dura prova il tecnico nato in Mozambico e vedremo come sarà in grado di gestirla.

Il coach ex-Shakhtar potrebbe essere la sorpresa di questa serie A, ispirandosi proprio a caratteristiche degli altri allenatori del torneo se saprà gestire la rosa e soprattutto la difficilissima piazza romana, potrebbe avvicinarsi al prototipo di allenatore ideale.

Mai come in questa stagione il campionato nostrano può vantare un numero così ampio di grandi allenatori; dal titolatissimo Ancelotti, al leader Antonio Conte, passando per la cura tattica di Sarri, fino ad arrivare al valorizzatore e gestore Gasperini.

Fonseca è giovane ma sembra possedere un insieme di caratteristiche di ognuno dei maestri di calcio citati in precedenza che se confermate lo avvicinerebbero molto alla figura di allenatore ideale.


ANCELOTTI

Partiamo dal parallelismo con Ancelotti, ‘Carletto’ è sicuramente l’allenatore che ha vinto di più in A e uno dei mister più apprezzati al mondo vincendo ovunque sia a livello nazionale che a livello europeo collezionando ben 3 coppe dalle grandi orecchie.

Ma qual è la sua ricetta per la vittoria? Semplice, la sua capacità di adattamento.
Infatti non ci si ricorda un modulo o un’impronta di gioco precisa del tecnico emiliano, ma si ricordano i suoi trofei; questo avviene poiché egli adatta il suo calcio alla rosa che ha a disposizione, al contesto di gioco e all’avversario che ha di fronte. Questa sua versatilità gli ha permesso di essere uno dei pochissimi al mondo a conquistare il titolo in cinque campionati diversi (Ligue 1,Bundesliga,Liga,Premier League e serie A).

L’allenatore della Roma ha mostrato questa sua versatilità in più di un occasione riconoscendo il valore e la caratura dell’avversario rinunciando al posizionamento alto della difesa, chiedendo ai suoi un pressing più ‘ponderato’ e chiedendo ai suoi esterni alti un lavoro di sacrificio tattico, cioè di fare la fascia a tutto campo per dare una mano ai terzini; anche in fase di impostazione si è potuto notare come nei momenti più delicati del match salga a turno un solo terzino alla volta e soltanto uno dei due mediani partecipa all’azione con degli inserimenti, il terzino e il mediano che non partecipano alla fase di attacco sono indispensabili in caso di perdita del pallone per dare equilibrio nella fase di non possesso della squadra ed evitare contropiedi letali(come quelli subiti col genoa).


CONTE

  1. secondo allenatore con il quale andremo ad approfondire le analogie con Fonseca è Antonio Conte. Entrambi condividono una grande capacità di leadership, riescono a tenere il gruppo unito e allo stesso tempo a ricavare prestazioni oltre i limiti dei giocatori, tirando fuori tutta la professionalità dei calciatori che danno il 101% dentro e fuori dal campo.

Questa totale fedeltà da parte della squadra è una causa abbastanza logica della capacità comunicativa dei due mister, i quali in caso di vittoria elogiano sempre i loro giocatori mentre in caso di risultato negativo si assumono tutta la responsabilità a loro carico, facendo sentire i calciatori sempre ‘protetti’ dalla stampa.

Ovviamente il leccese è un manager molto più affermato rispetto al collega portoghese, infatti ha ottenuto successi in Inghilterra, ha fatto benissimo con la nazionale azzurra, tanto che solo i rigori hanno negato l’accesso alla semifinale dell’europeo e ovviamente i tre straordinari campionati con la Juve(uno dei quali con il record dei 102 punti).

Ma l’allenatore romanista aveva trovato la giusta chimica in ucraina e pare che a livello gestionale della rosa si stia replicando anche in Italia.


GASPERINI

Un altro personaggio con cui il nostro Paulo sembra avere molto in comune è proprio Gasperini.

L’unico allenatore che è riuscito a sconfiggerlo in questo avvio di stagione.

La peculiarità che li accomuna è la capacità di inserire i giovani, affiancandoli a calciatori di esperienza, il che permette una strabiliante crescita dei ragazzi e un ottimo rendimento da parte dei calciatori più navigati.

Si può notare come Gasperini abbia dato spazio a giocatori come Conti,Caldara,Gagliardini,Gosens ecc… ma anche gli stessi Cristante e Mancini(ora pupilli di Fonseca),sempre affiancati da giocatori più esperti come Gomez,Ilicic,De Roon,Masiello Toloi ecc… . Tutti i calciatori citati sono riusciti ad esprimere al meglio il loro calcio sotto la guida del Gasp(purtroppo qualcuno ha deluso le aspettative non riuscendo a fare il definitivo salto di qualità in una ‘Big’).

  1. ha instaurato una politica molto simile, dando largo spazio a giovani come Kluivert,Zaniolo,Pellegrini,Mancini,Cristante e Diawara ma sempre accompagnati dalla presenza di personalità più ‘anziane’ di un certo peso come Kolarov,Florenzi,Dzeko e Smalling. La decisione di schierare in campo questo mix tra la sfrontatezza e la corsa dei giovani e la tecnica e l’esperienza dei più maturi potrebbe essere la carta vincente di entrambi.


SARRI

Finora abbiamo trovato affinità solo per quanto riguarda la sfera psicologica-gestionale della squadra e della partita, il tecnico con cui possiamo analizzare la parte tattica poiché è quello che imposta il gioco nel modo più simile a quello di Fonseca è Sarri.

Entrambi i tecnici basano la loro idea di calcio sul possesso palla, sugli scambi stretti e veloci e prediligono una difesa alta in fase di possesso.

Ci sono delle differenze però, nell’idea di gioco di Fonseca è fondamentale il trequartista che a Sarri piaceva ad Empoli ed ha abbandonato a Napoli e una diversa concezione degli esterni che nella visione tattica del portoghese si accentrano molto di più rispetto a quella del tecnico toscano. (anche se con la Juve sta rivalutando sia il trequartista che il gioco così largo degli esterni).

Nonostante alcune differenze la mentalità tattica è quella di cercare sempre di imporre il proprio gioco con la qualità.

L’allenatore ideale per essere perfetto dovrebbe avere una competenza fondamentale che è la gestione dell’imprevisto.

Fonseca è subito chiamato a cercare di mettere in gioco anche questo lato visti i numerosissimi infortuni che hanno afflitto la compagine giallorossa. La situazione è critica sia a livello tattico che a livello fisico, ma il tecnico è chiamato anche a curare il fattore psicologico cercando di motivare e non dare alibi ad una squadra che avrebbe tutto il diritto di averne.

Se la Roma saprà districarsi da questa situazione poco invidiabile sarà soprattutto merito di Fonseca e allora si, la Roma potrebbe aver trovato l’allenatore ‘ideale’.


Matteo Di Mango