Full Milan Jacket

Milan Genoa 3-1 (Ostigard 17', Giroud 74', Leao 102', Saelemaekers 112')  

Avete presente il principio da: il Lazio è solo Roma, l'NBA sono solo i Los Angeles Lakers e tutto il mondo sei solo Tu?  Ed il Milan sarebbe solo Zlatan Ibrahimović, secondo alcuni. Ieri Ibra era out, prima della partita Pioli alludeva come ad un problema fisico sofferto dal Re Leone, chiaramente l' intuito spingeva i più ad immaginare che Zlatan non fosse stato convocato contro il Genoa in Coppa Italia per rifiatare. Stranamente, però, la notizia della sua assenza non veniva riportata da Nessuno.
Tomori aveva contratto il Covid ma era guarito dal Covid. Tatarusanu era "stessa storia ma destino differente", anche a causa dei mancati allenamenti restava a casa. Erano ancora positivi al virus Calabria e Romagnoli, difensori out da aggiungersi a Kjaer e Ballo-Touré, dunque il Dardanide Pioli nel reparto arretrato aveva le scelte obbligate: Kalulu e Gabbia confermati. Eppure, mossa inconsueta d'un allenatore tanto prudente, sceglieva l' appena rientrato Tomori come titolare e chiedeva a Florenzi di accomodarsi in panchina.

Il Milan era vestito di un 4-2-3-1 di opportunità, non dei migliori interpreti disponibili. Con Tomori c'era Gabbia, Cloruro Kalulu ed Hernandez sulle fasce di difesa e Tonali, prossimamente squalificato contro lo Spezia, in coppia con Krunić in mediana, Raptor Rebić e Maldini dal primo minuto, lateralmente sulla destra Messias in equilibrio tra trequarti e prudenza, infine Giroud come angolo offensivo al vertice. Eppure, dall' altre parte, il Genoa di Shevchenko disponeva un turnover ancora più vasto.  
Il Milan ha disputato un primo tempo da grattacapo, tanto che già al 30' si ipotizzavano i chi per chi delle sostituzioni. I primi dieci minuti non erano malaccio: conto uno slalom diabolico a campo aperto di Daniel Maldini fino ad una conclusione ampia, un sinistro al volo di Theo Hernandez deviato in corner, una sapiente deviazione di testa di Krunić sul legno della traversa, una conclusione tentata da Messias in un attimo fuggente e volante.
Eppure, il minuto 17' era doloroso quanto un affondo al petto della Tizona, la spada del Cid. Portanova da corner disegnava una traiettoria alta sul secondo palo, Hernandez si faceva sovrastare da un imponente stacco di Ostigard che trovava il fondo della rete. Erano state disposte le "marcatura a zona", quindi non si cada nel tranello di ammettere che era stato un errore porre Hernandez su Ostigard, oppure che non sia ammissibile che Hernandez venga sconfitto nel duello contro un avversario, da corner. Quella non era un' accoppiata, anche nei calci d' angolo dopo sarà sempre Hernandez a difendere la zona sul secondo palo, indipendentemente da chi si muova lì. Chiaramente, la marcatura a zona, come quella a uomo, non è infallibile. Nell' ottica di Pioli è più "perfetta" della seconda, ma certamente può venire raggirata dal primo Dedalo di mezzo. Il fallimento di Hernandez non è nel "non vincere il duello aereo", quello è un fatto concepibile e che nel mondo del calcio accade e basta. Piuttosto, Theo Van Gogh non riesce a sovrastare minimamente lo stacco di Ostigard, non riesce a disturbare il suo salto. Questo il peccato che spingerà il nostro Theo, almeno credo, a domandare per ottenere l' indulgenza plenaria.  
Per i successivi 30', un Milan appannato tenterà d'insistere ciecamente. Nella prima fase di costruzione Tonali si muoveva da vertice basso della mediana ed era il primo a gestire la palla, spesso con gittate profonde, intanto Krunić si occupava di creare densità dentro il cerchio di centrocampo. L'inguacchio avveniva, come già era accaduto in dicembre, sulla trequarti. Se Giroud girava per il campo come un pirata dalla benda sull' occhio che strepita "chi c'è, chi c'è?", Maldini appariva per brevi attimi, poi tornava nel Matrix e Pioli gli chiedeva di alzarsi, invece Rebić si presentava, come da attese, non in una condizione fisica sufficiente. Messias era lontano dalla porta e larghissimo, giocava sull' out di destra senza riuscire a girarsi, bloccato. Il Milan giungeva fino agli ultimi trenta metri e trovava un Genoa interamente dietro la linea del pallone, di lì non riusciva a muovere nè le linee avversarie nè le proprie di linee. Bene! Tanto il Milan l' ha rimontata dal secondo tempo direte voi. Lo sapete già. Invece è andata peggio, questa gara di poco conto ha avuto il peso d' una balenottera d' oceani. Big Tomatoe Tomori, disgraziatamente schierato da Pioli, si lesionava il menisco al 19', crock e lasciava il posto a Florenzi. Non esiste fine al peggio per il Milan, in quanto a guai fisici. È sbalorditivo. Fino al 45', sarà il Genoa la squadra più pericolosa.  

Il secondo tempo incomincia con l'occasionissima fallita da Portanova, poi, dalle parti di Maignan, il Grifone scomparirà come lacrime nella pioggia per tutto il secondo tempo. Dal 47' il Milan non soffre più, ma rimane bloccato, nonostante le posizioni più avanzate dei terzini. O meglio: soffre di non riuscire ad offendere, infatti i cambi sono avvenuti in ritardo, al 62', ed il Milan non attendeva altro per mettersi in moto. Diaz per un deludente Maldini, Bakayoko per un poco presente Krunić e dentro Leao per un Rebić non in condizione. Se la partita affaticante di Rebić non preoccupa ed in pochi sono rimasti veramente tanto delusi da tormentarsi per la gara storta di Krunić, piuttosto da Maldini era lecito attendersi qualche spunto più efficace e, soprattutto, un' interpretazione più soda nel ruolo. Il Milan aveva un volto nuovo, come i criminali che si rifanno i lineamenti del viso per non farsi riconoscere ed infatti, così avveniva con Leao dopo pochissimi secondi. Veniva marcato solo inizialmente come fosse uno spento Rebić, con una mossa "brake and shake" faceva ammonire il diretto avversario Hefti.  
Avete presente quei videogiochi che, arrivati ad un certo livello, ci si impantana bloccati e non si riesce più ad andare avanti? E che ce la metti tutta, ti consumi le dita. Uno, dieci, cento tentativi ma non riesci a superare la prova. Leao era l'uomo che, dalla panchina, superava i livelli complessi su cui il Milan si era frenato da tanti minuti. I livelli da stallo. Era un provvidenziale cheat code. Era un campione nell' attività del problem solving. Era come l' Harvey Keitel di Tarantino in Pulp Fiction. Leao cambiava passo ed il Milan cambiava passo, sfondava. Il successo di Onda Leao non è stato solo nella qualità impressa con le sue giocate, che poi, per la verità ha sbagliato più lui dei compagni esageratamente prudenti, ma soprattutto che Onda Leao condizionasse l' intera retroguardia dei liguri, finora una barriera su cui arenarsi. La linea di difesa ed il fuorigioco di Shevchenko prendeva una gestione più prudente, si ponevano raddoppi e si aprivano gli spazi, il campo si allargava per i Ragazzi!  
Al 74' Leao è inseguito dentro il campo e causa la nascita di nuovi corridoi sulla corsia sinistra, dunque Theo Hernandez si ritrova su un vialetto calpestabile da una combinazione con Diaz, il francese suggerisce un cross alla cieca dentro l' area di rigore e, Giroud, fino a quel momento autore di una prestazione poco significativa, scandisce il complicatissimo gol del pareggio. Svettava, prendeva il tempo a Vasquez e, muovendo il collo scomodamente indietro, scaricava una capocciata sonora da manga sotto l'incrocio dei pali.  
Saelemaekers prendeva la posizione di Messias quando i secondi fuggivano sul cronometro, se da una parte Leao con gli uno contro uno strappava, sfondava e, perchè no, pure sbagliava, il Milan di alternativo al portoghese sembrava trovare poche opzioni. Saelemaekers veniva dalla prestazione di Venezia come un impreciso, Diaz era d' aiuto nella prima fase di costruzione della manovra, indietreggiando e proponendosi per palleggiare, più avanti si ritrovava in cerniere di liguri. Nelle ultime gare Díaz ha tirato verso la porta più volte, come anche ieri. Ho capito che i suoi tiri sono di due tipologie: rasoterra e lenti lenti quando è un Díaz scoordinato che tira per disperazione, oppure alti e forti, quando calcia con il tempo da orologio non contrario. Il fatto è molto più rassicurante di un ipotetico "sbagliare ed in maniera differente", Alegría dovrebbe fare degli allenamenti in proposito per migliorare su queste situazioni ed, essendo le sue conclusioni molto simili nelle imperfezioni, il miglioramento non sarebbe neppure complicato quanto la coltivazione d' un' orchidea lascia. Dopo qualche altro paio di combinazioni seguite da conclusioni poco precise, terminava il secondo tempo sul risultato di parità. Attendevano i supplementari.
Si evinceva che il Genoa avessea fatto certamente turnover, ma che si fosse preparato con fervore all' organizzazione del match. Dall' altra parte il Milan aveva creduto di percorrere una passeggiata soleggiata tra le bouganville e, quando s' era fatto il 62', Pioli aveva guardato la panchina e, confidando su Onda Leao, aveva pronunciato qualcosa del tipo: "Ora pensaci tu, sono sicuro che non perdiamo". La sensazione è che il Milan non abbia mai creduto di poter perdere, dettaglio preoccupante, tanto era la presunzione d' essere superiori all' avversario. La comodità nel gestire i cambi e la mancata fretta da lunedì mattina nella gestione del possesso palla mi hanno lasciato perplesso.  

Il primo tempo supplementare mostrava il definitivo crollo del muro di Genoa, che già da minuti e minuti si calcolava inoffensivo sull' altro lato. Un tiro da fermo di Leao ed un siluro di Fedro Tonali ad un paio di centimetri dal palo che quasi ci raccontava una fiaba aprivano la frazione di gioco. Poi al minuto 102', Leao si agita e tenta di crossare, trovando accidentalmente la porzione di rete adiacente all" incrocio dei pali. Non un gol bellissimo ma una casualità. Sicuramente, la casualità è un fattore che esiste nel calcio. Sicuramente, che avesse segnato proprio Leao, il più insistente fino ad allora, non era una casualità. Leao aveva superato l'insuperabile colonna di mattoni, il livello Genoa con la custodia altrui della porta.  
Quello che accade dopo importerebbe poco, non fosse che c'è da allarmarsi anche per le condizioni fisiche di Mike Maignan, spettatore a teatro da un' ora, gli dava dolore la gamba. Noi attenderemo, dalle sue parti un Genoa frastornato tentava di ferire il Milan, ora pieno d' orgoglio, nuovamente da calcio d' angolo. Ostigard sperimentava il bis, ancora contro Theo Hernandez in salto, però questa volta falliva. Al minuto 112' gli storici della partita registrano l' incursione di Theo Hernandez che, le carote faranno bene alla vista, vede Saelemaekers che appoggia verso la porta comodo comodo per il 3-1.  
Ed esordiva positivamente Roback, ed il Milan aveva dovuto affannarsi per quattro tempi contro il Genoa, e Tomori si lesionava il menisco e Leao superava livelli e livelli da videogame ligure. Era un Milan convinto di vincere, testardo e capoccione, ed era un Milan che vinceva pure, era un Milan che quasi incappava in una figuraccia più dolente.
È un Milan al cubo di Rubik, di nuovo, per larga parte dei primi 90'. E quest'ultimo non lo gradisco specialmente.  

Damiano Fallerini