Full Milan Jacket  

Milan Salernitana 2-0 (Kessiè 5', Saelemaekers 18')  
Non c'è favola e non c'è alcun dolce miele per i granata dei primi 20' di Milan Salernitana. Ball don't lie (Rasheed Wallace).  
Ma lo show era già incominciato prima del match stesso, quando tutto l'organico di un Milan sentimentale indossava una maglia bianca con sopra scritto "Forza Simon" e tutto San Siro rendeva l'onomatopeico "clap!" di mani. Il terribile infortunio al crociato subito da Kjaer, veramente, ha trafitto l' animo di tifosi e compagni. Non è tutto il fatto che sarà dura senza di lui in campo. Non è tutto che il danese mancherà sei mesi alla coorte di Pioli. Non è (ancora) tutto che a trentadue anni l' infortunio potrebbe destabilizzargli l' intera carriera, peraltro subendolo nel periodo più glorioso che questa mai abbia attraversato. È che, sarò patetico forse, ma nei suoi confronti c'è vero affetto. Nei confronti... ok va bene, di uno sconosciuto agli occhi nostri. Ma, dopo quanto abbiamo visto ai Mondiali nel dramma Eriksen, ma anche nelle interviste umili visionate dai più veri dei supporter, Kjaer è diventato un' immagine. Forse eccessivamente santificata perchè sempre solo un calciatore lui rimane, forse lontana perchè sconosciuto davvero di persona il giocatore, forse un po' assoluta. Va bene, un'immagine assoluta. Ed, allora, la gente si era attaccata a lui. Perlomeno, io voglio scrivere: Kjaer non è morto e tornerà forte, come lui stesso ha fatto sapere.  

Invece, a San Siro, il Milan parte senza forzare i ritmi di gioco ed alla prima vera azione dei Ragazzi è il motore nelle gambe di Leao protagonista, minuto 5': l'Onda portoghese frena davanti al marcatore Zortea, dà un paio di tocchi debolucci con l'interno del piede sul pallone, osserva negli occhi l'avversario mentre in sottofondo si presenta una sinfonia western, poi rombo della macchina motrice e partenza prepotente. Leao imprendibile giunge sul fondo. Inoltra la palla verso l'area di rigore e Kessiè là presente punge in un' area colma di maglie campane: 1-0.

Non passa molto, cade un lampo carico di sfortuna e maledizione, pesta la sagoma di Pellegri che, alla sua prima-vera-unica-davvero opportunità da titolare, è costretto a tornare negli spogliatoi, tornerà disponibile nel 2022 come Giroud e come Rebić. Una strage di cuori di bomber. Il principe Grifone era stato acquistato ad agosto non solo per maturare in rossonero e magari venire poi riscattato, piuttosto doveva essere una figurina, solo un profilo con minuti nelle gambe e possibilità. Per ora, ha contribuito solo nel garbage time, cioè nei finali-spazzatura di partite già decise. Non ha trovato spiragli. L' opzione Pellegri che viene a mancare, presumo, costringerà Pioli ad affidarsi altre volte ancora ad un Krunić vestito con un frac da centravanti. Adattato.

Tornando a Milan-Salernitana, pochissimo dopo, al calar del minuto 12' Bakayoko getta grosse reti in mare, così pesca ed imbriglia, insieme a tonni e sardine, la sfera dalla Terra di Mezzo avversaria, subito guarda in area e scorge Díaz, serve una palla che rotola con i giri. Nella corsa di Alegría Díaz le gambe diventano un vortice indefinibile, tanto vengono mosse con rapidità ed affanno per raggiungere il pallone. Pare un' animazione della Warner Bros. Dunque, a due passi dal campanello di casa Belec, Díaz in spaccata sul tappeto d'entrata non centra la porta, pizzica l'esterno della rete. Ci vuole poco ancora, quindici minuti dal primo per raddoppiare, minuto 18': Saelemaekers riceve da Díaz ed in una situazione di stallo da scacchi, sorprende, sposta palla sul sinistro e adopera arco e faretra, scocca una freccia in legno di betulla o quercia del Belgio, quindi trova l'angolo sinistro della porta di casa Belec. Due a zero. Poi dei noiosi settanta minuti anche di basso valore.  

Pioli, da pronostico, ha guardato alla Salernitana ed ha subito strabizzato sul Liverpool di Klopp. Il Milan ha continuato la gara in modalità risparmio energetico: la sincronizzazione ed il controllo della posizione è stato limitato, come recita il mio Android. Risparmiando le fatiche, ordunque. Chi, speranzoso, attendeva un 4-3-2-1 ad albero di Natale o qualche modulo alternativo sarà rimasto deluso: un Milan fin troppo tradizionale ha continuato, imperturbabile come il signor Stevens di "Quel che resta del giorno", a gestire con le redini la gara. Giusto Krunić falsamente attaccante si muoveva all'orizzonte senza una posizione precisa, iniziando centralmente.

Troppo poco questa Salernitana, formazione con una mentalità scoraggiata, da tredicesimo secolo dell' Alto Medioevo. Infatti, Colantuono non prova mai a cambiare nulla, rinuncia ad avanzare nemmeno un poco e si ritira dietro, accettando un destino composto da sofferenze. Chiaramente inferiore al Milan, ma ciò che è grave è non avere alcuna ambizione. La Salernitana si arrende al Milan senza mostrare un benché minimo senso di orgoglio, si lascia conquistare. Non pressa e lascia campo al Diavolo, attende e si abbassa, non cambia nulla dopo i gol subiti. È un essere unico ed immutabile come da volere di Parmenide. Solo che parte già afflitto, perciò non cambia fino al 90' minuto.

Dal primo minuto, invece, Pioli ha dato respiro a qualche fedelissimo, ha schierato Bakayoko invece che Tonali e Pellegri invece che Ibrahimović, infine ha testato un Florenzi positivo, rinunciando al pimpante Kalulu. Il mister Dardanide ha lasciato fare i suoi, una volta fatti due gol il Milan ha attivato la modalità risparmio energetico ed, in controllo, ha atteso il tramonto al minuto 90'. È stato un 4-2-3-1 dei più classici, qualche volta Florenzi o Hernandez, e più di tutti il subentrato Ballo-Tourè, hanno differenziato la forma del modulo, alzandosi come marosi all'orizzonte in altissime sovrapposizioni. Ma senza convinzione e vero sforzo (questo non vale per Ballo Tourè). Bakayoko si è fatto ammonire, così Pioli ha lasciato tempo sul prato a Bennacer, a cui è bastato cogliere le margherite. Ecco, non c'è stata applicazione. Qualche occasione nei ritmi sonnolenti, come il tempo perso davanti a Belec dell' a sua volta sonnolento Leao, sul minuto 21', che controllando la palla ha fatto arrivare la cavalleria di soccorso campana. Poi, un altro tiro di Kessiè di poco fuori, sempre Kessiè che sfiora la palla ad un metro forse due dalla porta, conclusioni di Krunić e Messias a cui si è opposto Belec, un tiro dai trenta metri di Fedro Tonali finito largo dal palo per una dimensione pari a due scarpe numero trentadue ed infine un gol divorato da Díaz davanti al solo portiere dei campani, palla larga alla destra del palo.  

Nei ritmi scialbi, ai miei occhi, si sono distinti Díaz e Messias, ma non unicamente per meriti (specialmente il primo): nel pressing-zero avversario i due si trovavano benissimo, scambi rapidi e ben immaginati, combinazioni subito aperte e corridoi trovati. Ma, se Messias sembra vedere con più naturalezza la porta, le conclusioni di Brahim sono sempre affannose e spesso in posizioni scomode, mai composte. Ieri Díaz è stato fin troppo pasticcione negli ultimi metri, per quanto il valore della gara fosse relativo. L' unico che un po' è andato per assomigliargli è stato Theo Hernández, che qualche appoggio facile l'ha fallito nel primo tempo. Saelemaekers era stata la presenza di spicco dei primi venti minuti, è apparso agile e leggero come la foglia di un salice, si preannunciano nottate di interrogativi per mister Pioli, perchè Messias è stato ancora una volta di bell'aspetto e fantasioso. Questi tre punti sono stati semplici. Molto. Troppo. E noiosi. Molto noiosi. Ed al Milan vanno bene i punti noiosi. L' unico appunto che mi concedo di fare è che riservare gli interi novanta minuti ad un insostituibile dello scacchiere milanista come Brahim Díaz potrebbe essere stata non la scelta più oculata. E poi, ma dove è finito Daniel Maldini?  

A proposito di punti noiosi, i miei ultimi pensieri si soffermano sulle grandi rivali della classifica: Inter, Napoli ed Atalanta. Ad oggi le squadre in corsa per il titolo sono queste, Roma e Juventus non funzionano proprio e la Lazio di Sarri sta inciampato sulle scale, volendo andare più in alto per risalire le correnti della classifica. Il Napoli mi ha davvero sorpreso, ieri contro una splendida Atalanta, ha giocato una gara di gran personalità. Giocatori finora non proprio protagonisti come Elmas, Lobotka o Malcuit hanno tirato fuori una prova di altissimo livello. Ho visto due squadre molto preparate fisicamente, quindi anche una partita intensissima con continui ribaltamenti. Quel Napoli sterminato e decimato meritava almeno un pareggio, dall' altra parte l'Atalanta mi è sembrata il solito connubio di gioco ed agonismo. Insomma, le due squadre mi sono sembrate avanti di condizione quantomeno fisica al Milan, che ora dovrà proteggere la splendida prima posizione, quasi sicuramente provvisoria. Il primo posto di fine anno rimane un boh. Se, queste tre sono state condizionate moltissimo da imprevisti ed infortuni nella moltitudine di gare, l'Inter (che ieri ha surclassato chiaramente la Roma) ha incontrato stop sporadici e di poca importanza: Lautaro ha saltato appena qualche gara, De Vrij come Darmian dopo una brevissima pausa è pronto a tornare. Sono giocatori come Sensi e Vecino a soffrire dei ritmi, a quanto pare. E mi soffermo su Çalhanoglu, sulla bocca di tutti, perchè il turco sta offrendo grandi prestazioni dal derby, dunque grandi match contro Milan, Napoli, Venezia, Spezia e Roma. Un gran mese e mezzo. Poi, potrò sembrare invidioso, ma non diciamo "continuità" laddove non ce n'è ancora! Prima del derby, solo la prima gara di campionato contro il Genoa era stata convincente!  

Per quanto riguarda il primo posto: il Milan al completo se la può giocare con l'Inter al completo, ma temo che un Milan colpito da tanti infortuni non possa avere le stesse chance di un Inter al completo, o quasi.  

Le pagelle  

Ape legnaiola, Maignan 6  
Palladio, Florenzi 6.5  
Buon appetito, Romagnoli 6.5  
Big Tomatoe, Tomori 6.5  
Theo Van Gogh, Hernandez 6 (Punta di Clovis, Ballo-Touré 6.5)  
Apedemak, Kessie 7 (Fedro, Tonali 6.5)  
The Other, Bakayoko 6.5 (Perry Mason, Bennacer 6.5)  
Brezza di giugno, Saelemaekers 7  
Alegría, Diaz 6  
Onda, Leao 6.5 (Arroz e pedras, Messias 6.5)  
Il principe Grifone, Pellegri s.v. (Dera, Krunić 6.5)  
Dardanide, Stefano Pioli 7  

 

Damiano Fallerini