Full Milan Jacket-  5° giornata della fase a gironi di Champions League
Atletico Madrid  Milan 0-1  (Messias 87')  

Il minuto 87'  
È vero. Attendevamo un Milan floscio ed indulgente nei confronti dei Colchoneros del Cholo Simeone, causa: speranze striminzite di passare il girone. E sbagliavamo. Venne il mercoledì sera, e quello giunse alla mia porta accompagnato da un delicato 2-0 del Liverpool sul Porto, roba di prim' ordine con tanto di bollicine. Subito, in coda al primo si presentò dietro il mio spioncino un Milan fresco aulentissimo, ben vestito, era quel Diavolo che da poco aveva piegato l'Atleti sul minuto 87'. E che splendore quell'attimo!  
Da principio era stato Theo Hernández a lampeggiare in pista, forte quel passaggio su Kessiè. Poi l' Apedemak ivoriano aveva agganciato con coordinazione un'idea che già era complicata da proteggere, in un attimo è riuscito pure a guardare in mezzo ed ha aperto graziosamente il compasso. Questo attimo di Kessiè è stato la giocata della serata. Tutto storto, pendente dal lato opposto all'area di rigore e con il corpo aggiustato alla bell'e meglio per l'occasione ha lanciato una rosa in area di rigore. "La rosa è senza perchè, fiorisce perchè fiorisce, non pensa a sè." In effetti se avesse pensato a sè, quel cross di Kessiè, avrebbe intuito che non era possibile effettuare un cross che ruotasse attorno ad un Savić vicino e perfettamente in intermezzo tra Kessiè e l'area di rigore. Ne è uscita una traiettoria ad effetto che sfilava sul perimetro della spalla di Savić, ma senza impattare l'uomo di Simeone. A fine gara sono andato di stop, di play, di stop e di play ripetutamente con il telecomando, crogiolandomi su quella rosa di cross, fiorita.  
E poi! Messias vorace: primo tiro in Champions League, primo gol. Di testa aveva segnato in carriera solo alla Caratese, all'Arzachena e... ah certo, alla Bustese! Un giorno sei un fattorino, quello dopo segni all'Atletico. Deve funzionare così. Il nostro brasiliano è visto come una dolce favola da tutti. Ma il finale di ieri è da thriller. È una vendetta per la gara di andata. E, se la vendetta è un piatto che va servito freddo (ottantasette minuti per raffreddarsi), il campo dei dolci possibili si restringe. Se poi intuiamo che deve essere anche pesante e thriller! Beh, forse Junior Messias "Arroz e pedras" non è poi tanto dolce: colpo di testa e palla in buca d'angolo! Afferra l'Atletico per la giugulare, lo tramortisce e lo scaraventa al tappeto! Finish him! Crock.  

I novanta  
Nuovamente, il Milan atterra l'Atletico Madrid. Non ho timore a scriverlo dopo le ingiustizie dell'andata. Ed ancora, i Ragazzi sono stati superiori ad uno spoglio Atletico Madrid, cocchiere della gara solo nei primi 5 minuti del secondo tempo di gioco. Perchè Suárez è stato legato mani e piedi con delle catene a Kjaer, pistole in tasca. Perchè Griezmann zompettava su e giù sul verde. Perchè De Paul masticava la palla e non la trattava dandole del lei, ci premeva sopra con i piedi. E questi sono gli avversari: scarni, scombinati, sempre accorrenti e mai corridori. Affaticati. Rimangono le fotografie dei loro passaggi terminati altrove e prima della mediana. Su questi si gettava il Milan, autore di una piacente prestazione su degli avversari ritenuti superiori.  
Due soli brividi(ssimi): quando al minuto 50' Romagnoli si faceva superare da una progressione di un cameo di Griezmann, nel match. Nell'arteria dell'area di rigore il solito Kjaer proclamava il santo monosillabo "no" anticipando provvidenzialmente Carrasco. Al minuto 91' si ripeteva il misfatto, ma brivido è riduttivo: pareva che mi fosse caduto un pianoforte sullo stomaco. Llorente sfondava, ed ancora sul lato di Hernández e ricercava il rapido brasiliano Cunha, agile di piedi ma, fortunatamente, di poco killer instinct. Quello era partito accanto a Romagnoli, lo aveva ingannato incastrandosi tra lui e Kjaer e poi tagliando, stava tutto solo, di fronte a Tatarusanu. Il nostro capitano non si era posizionato "alla grande" sul palo e Kjaer aveva dato un eccessivo affidamento sul compagno. Tick. Succede che quello, come con un silenziatore di fucile, poteva stenderci, ma in un mexican standoff di sguardi tra cowboys alla Leone o Tarantino, quello mancava incredibilmente il bersaglio e falliva. Colpiva fuori. Ora, dopo una partita molto attenta dei nostri, siamo rimasti galleggiando non per meriti nostri ma per gravi ed irragionevoli insuccessi avversari. Il Milan dopo una gara condotta al tramonto non può mancare di comunicazione e lasciare un brasiliano classe '99 solin soletto ad assaporare il gusto del gol. La situazione è accaduta per due volte in novanta minuti, sappiamo come non sia raro vedere un gol subito da uno sfondamento sul lato debole sinistro. La sintonia tra Romagnoli ed Hernandez, in queste situazioni, evidentemente non è delle migliori. Il resto sono stati dei tiretti bloccati da Tatarusanu, con un Kalulu attento a completare la nostra linea difensiva.  

Ieri, il nostro centrocampo trovava maggiore consistenza. Fedro Tonali come d'abitudine dettava i tempi con maestria regale, Kessiè ha commesso qualche dimenticabile sbavatura ma poi s'è messo il Milan sulle spalle negli ultimi minuti, Krunić, sulla sinistra, si trovava, progressivamente, sempre più alto dei due colleghi e tentava di distribuire la sfera coralmente ed in maniera rapida. È stato ligio. Poi è entrato Bakayoko che, dopo un primo minuto condizionato da un non proprio dimenticabile cartellino giallo, ha cominciato a macinare. È stato il nostro centrocampo a schiacciare l'Atletico, che bene di regola non giocherebbe, ma comunque rimasto soffocato dalla nostra mediana ed incapace di ripartire. Ci attendevano alti, ma appena veniva trovato uno spiraglio oltre il centrocampo, avveniva che gli uomini di Simeone si battessero in ritirata verso le proprie tane. Giocavano a correre indietro ed a occupare l'area di rigore. Se ne esiste un secondo di tasto dolente nella gara di ieri, ve l'ho appena scritto in grassetto.  
L'area di rigore è stata ben coperta con Messias e cito anche il tiro di Bakayoko respinto da Oblak. Ma, per il resto, il lavoro di Giroud è stato assolutamente trascurabile. Vero che appena venivano trovati spazi più ampi, ecco le preoccupazioni dei Colchoneros: commettere falli su Alegría Díaz e Brezza di giugno Saelemaekers. Il primo è stato preziosissimo nelle lotte uno contro uno, ha dato profondità alla squadra e si è anche battuto ma, negli ultimi metri, gli è mancata sempre forza e lucidità. Ahi. Il secondo, come sempre, disciplinato. L' impressione è che Pioli non gli chiedesse di muoversi negli ultimi metri. Ma Giroud non ha tenuto il confronto con Gimenez, ha fatto fatica non a far salire la squadra ma a compiere un paio di tocchi consecutivi con il pallone tra i piedi. Pare essere in difficoltà quando si tratta di controllare e manovrare, la porta non è riuscito a guardarla proprio. Con Ibrahimović le cose sono andate meglio, con Messias le cose sono state compiute.  

Le pagelle  

Bastian contrario, Tatarusanu 6.5  
Cloruro, Kalulu 6.5 (Palladio, Florenzi 6)  
The lightouse, Kjaer 7  
Buon appetito, Romagnoli 6  
Theo Van Gogh, Hernandez 6.5  
Apedemak, Kessie 7  
Fedro, Tonali 6.5 (Arroz e pedras, Messias 7.5)  
Dera, Krunić 6 (The Other, Bakayoko 6.5)  
Alegría, Diaz  7 (Perry Mason, Bennacer s.v.)  
Brezza di giugno, Saelemaekers 6.5  
Grand Gourmet, Giroud 5 (Il Re Leone, Ibrahimović 7)  
Mister, Stefano Pioli 7  

Capitolo futuro  
Ora, veramente, il girone per la giugulare non lo hanno nè Milan nè Messias, ma solo il Porto. Il Porto che, se vincesse, risolverebbe qualsiasi calcolo. Passando. L'Atletico appare sofferente come Rolando a Roncisvalle, ed al Milan non basta un pareggio contro il Liverpool. Speranza. C'è però speranza. Speranza che, per passare il turno, perchè l'Europa League non fa gola a nessuno di fronte ad un impegno fondamentale come il campionato, Klopp tra due settimane possa schierare un undici giovane, pimpante ed inesperto. Le seconde linee. Difficile, altrimenti, guardare lontano. Dovremmo vincere. Liverpool già qualificato, tutte e quattro le componenti del girone immaginano di superare il turno. Ma ne rimarrà una sola. Una sola. E se il Milan dovesse vincere con il Liverpool, ma non superare i gironi... non sarebbe una tragedia. Quella è già stata nelle gare di andata. Punti sottratti per errori poco comprensibili. Rimarrebbe solo la delusione di aver creduto, già presto, in giorno 3 novembre, di essere rimasti fuori dalla grande giostra della Champions League. Ma, comunque, il Milan non ha deluso nessuno.  
Ne rimarrà una sola. Una.  

 

Damiano Fallerini