Full Milan Jacket- 3° giornata di Serie A    
MIlan Lazio 2-0 (Leao 45', Ibrahimović 67')  

Avanti quattordici giorni prima  
Quattordici giorni senza Milan? Sì. E prima del tour de force e con Lazio, Liverpool e Juventus in sette giorni? Sì. Perlomeno la quiete oggi giungerà prima della tempesta? No. Cioè no, no e no. Intanto, occorre ricordarvi che a casa mia "no Milan, no party"? Punto secondo, l'impegno dei nostri viene più dal momento in cui le loro giornate s'offuscano di Milan, perchè, dunque, si addenseranno nelle gambe i minuti delle tre significative gare relative alla pausa nazionali, direzione Mondiale 2022.  
Contro la Lazio vengono preservati gli affannati Saelemaekers e Kjaer, soggetti di laude in patria dopo i rispettivi gol marcati. Krunić si è fermato per una sfortuna muscolare avvenuta in terra bosniaca, e Giroud si è appena ripreso dal Covid, ed Ibrahimović e Kessiè sono stati recentemente ai box per dei guai fisici, adesso tornano... mmmh! Nuvole di pioggia biancocelesti all'orizzonte, tenente Pioli? Comodi, comodi. Li annienteremo. Eh, eh? Domenica, ore 18.  

Annientare: letteralmente, rendere nulla (la Lazio)  
Atmosfera rovente, sembrava d'essere nel felice decennio dei primi anni 2000. Ibra guarda il panorama dalla panchina di San Siro, intanto la solita grafica dispone i Ragazzi nell'abituale 4-2-3-1 del tutto asimmetrico. Dietro Romagnoli (fascia al braccio) prendeva il posticino ad un riflessivo Kjaer, invece Tonali nella Terra di Mezzo agiva in coppia con Kessiè, ai danni del comodamente seduto Bennacer. La corsia sinistra evidenzia una palese licenza d'uccidere "seanconneryana" con Hernandez e Leao interpreti, dall'altro lato di campo si muovevano Calabria e Florenzi, ben più conservatori. Avanti corre Rebić.  
Il Diavolo dà subito segnali: fumo, orme ed occasioni nascono sul campo, come conigli. Il Milan è "sobekiano". Sobekiano dal dio egizio Sobek, una divinità feroce ed aggressiva dalla testa di coccodrillo, protettrice della potenza militare. Dunque, la nostra colonia rossonera di piccoli coccodrilli offendeva e correva, strappando per le righe avversarie. Fedro Tonali conquistava, poi ci raccontava le sue storie. Dai suoi lanci nascevano favole, finalmente. E poi Leao sfilava accanto a Marusić, imprendibile e con l'autorizzazione di affondare, sempre accompagnato dal compagno Theo, prepotente. La Lazio non ci capiva nulla, nè in fase di costruzione nè tentando di limitare l'avversario. La fortuna di Sarri, almeno inizialmente, è stata che non comparissero dal verde nè Ibrahimović né Giroud, con la sciabola tra i denti, liberi di scagliare frecce da altezze non ancora esplorate dalla coppia difensiva composta da Acerbi e Luiz Felipe. I centimetri rossoneri s'erano estinti in area di rigore avversaria, almeno rispetto alle gare precedenti.  
Invece, la Lazio con la palla tentava d'avanzare, in tutto il primo tempo l'Aquila è uscita dal pressing "pioliano" solo una volta, con una fuga (senza successo) di Felipe, palla al piede. Kessiè avrebbe potuto accarezzare il collo di Milinković-Savić per duemilasettecento volte, esattamente una per secondo. E quel Milinković era l'uomo con la chiave del centrocampo, ma non respirava. Non so se andasse meglio ad Alberto, costantemente pizzicato da Tonali, o ad Immobile braccato da Romagnoli e Tomori. Vedete? I meriti del Milan sono stati molti, vero che eravamo più brillanti e decisi degli uomini di Sarri, ma Pioli ha disegnato una disposizione strategica eccellente.  

La Lazio non è riuscita a trovare una strada, la Lazio non è riuscita a trovare una via, la Lazio non è riuscita a trovare un viale o un passaggio o un terreno quantomeno calpestabile da percorrere. Perchè il Diavolo diceva no. E, a San Siro, no è stato no. Lazio annientata, resa nulla. George Orwell con la sua teoria del 2+2=4 e non 5, forse vi spiegherebbe anche perchè no significa no. Forse.  

Tomori aveva tentato di indirizzare la sfera tra i pali di Reina: tentativo fallito. Rebić aveva raccolto palla, scaricando verso l'accorrente Calabria che colpiva con il piatto del piede destro: tiro largo. Hernandez spingeva Pedro dopo un battibecco: successo, giallo non rimediato. Episodi ed episodi ed episodi, ma quel che ricordo è che, ad occhi chiusi, mi sembrava che l'audio del mio televisore mi suggerisse quello a cui stavo assistendo: plop, crock, trock trock! Sembrava di essere dentro la fucina del dio Efesto, infatti il Milan non era solo "sobekiano" ma anche martellante. Così insistente, il Milan batteva. La Lazio era rossa, non so se perché sanguinasse o perchè le maglie dei rossoneri fossero appena uscite dalla tintoria, così da imprimere il caratteristico rosso sulle divise dei laziali. Pressing, poi colpire e colpire.  
Fino al 45' Leao aveva fatto scintille per il campo, ma le sue conclusioni erano terminate anche abbondantemente sopra la traversa di Reina. Proprio durante l'ultimo dei minuti regolamentari della prima metà di gioco, Onda Leao si ritrova davanti Marusić che rolla ed in uno switch cestistico lascia la propria marcatura al compagno Leiva, dunque il portoghese rossonero scappa al brasiliano biancoceleste, poi serve Rebić che, da dentro l'area restituisce a Leao. Il portoghese gela Luiz Felipe con uno sguardo che, intimorito, compie un passo indietro. A quel punto per Leao è semplice osservare le palle degli occhi di un Felipe cadente, poi intaccare alla destra di Reina. Dopo tanti colpetti, dopo tante crepe, la Lazio va sotto ed il Milan sopra. Meritatamente.  
La crepa era tanto grande da diffondersi sull'intera disposizione degli undici di Sarri e, già dopo tre minuti, pareva franare a picco sul prato di San Siro. Minaccia numero due, erano i minuti di recupero. Con l'ausilio del Var, l'arbitro Chiffi opta per un calcio di rigore sacro e santo nei confronti di Kessiè, colpito dal piedino di Immobile dentro l'area di rigore. Fffffiiiii! Fischio, parte Kessiè e... traversa e prato. Prato prima della riga. Io, come Ibra, l'avevo vista dentro. Se Kessiè era apparso inizialmente infallibile dopo la candidatura per i quindici passi, è nelle ultime gare che ha fallito qualche rigore. Ora il suo status di rigorista potrebbe tentennare pochino pochino. Vedremo se a quell'uomo di Pioli sorgeranno dei dubbi.  

Dunque, "solamente" 1-0. I grandi meriti vanno al nostro mister nel primo tempo, la squadra era corta e compatta in trenta metri ed il pressing in fase di contenimento, uomo-a-uomo, era stato fruttuoso, con il solo generosissimo Díaz a dondolare tra Acerbi e Leiva. Nessuno aveva dovuto strafare, il beat di quel martello frastuonante di Milan era il lavoro collettivo ed equilibrato, come da progetto del mister Pioli. Più avanti, nè Florenzi nè Díaz nè Rebić avevano dovuto strafare. Hernandez, spesso in linea con Palladio Florenzi si era sovrapposto con frequenza sulla fascia, dall'altra parte Calabria era più vicino all'Ultima Frontiera, la nostra coppia difensiva composta da Tomori e Romagnoli, Immobile era nel buio, infine Alegría Díaz appariva tra le linee, spesso proponendosi per distribuire la sfera ai compagni. Eravamo asimmetrici, ma "la perfezione è di per sè imperfezione". Ed in più eravamo totalmente dominanti.

Nel secondo tempo prosegue la lettura del copione. La Lazio non riesce ad oltrepassare il centrocampo con successo della manovra, gli uomini chiave sono obbligatoriamente di spalle. Pam track track! Continuano a battere nella fucina di Efesto, tra calci piazzati e traversoni, la Lazio sembra incapace di ribellarsi, domata ed annientata. Tonali è il migliore, Fedro compie un "dettato" d' italiano, pronuncia i ritmi di gioco sicuro. Le forze di Leao, Florenzi e Kessiè vengono risparmiate, si vedranno sul Merseyside, zona Liverpool. Il palco è per gli scalpitanti Saelemaekers e Bakayoko, torna un fremente Ibrahimović special edition samurai.  

Al minuto 63' ecco mostrarsi un misfatto, Bakayoko pasticcia con la palla, poi entra duro su Acerbi, il piede del francese preme sull'arto del difensore ex Milan, fortuna che rimedia solo un giallo. Se l'arbitro, con il Var, fosse ritornato sul luogo del delitto per rendere contenti laziali ed Agatha Christie... beh, avremmo visto con larghe probabilità un cartellino carminio. Poco dopo, minuto 67', vediamo un generosissimo Raptor lanciato da Tonali, Rebić è come Willy Wonka: un cioccolatino ad Ibrahimović da pigiare appena dentro la rete! Due a zero, la Lazio non ha le chiavi della cassaforte, perchè il risultato è lì!  
Passano i minuti, tic tac tic tac. Poi Bakayoko, autore di altre imprecisioni, si trova a terra per un problemino fisico, dunque esce e viene sostituito da Bennacer. La sua gara dura ed incoraggia poco. In seguito Ibrahimović al minuto 78' riceve dopo una buona trama di Saelemaekers, da buone posizione spara a salve. Poi l'ultima sostituzione, dentro un deciso Ballo-Tourè per un altruista Brahim Díaz. Nel finale, finalmente la Lazio si vede dalle parti di Maignan: Immobile conclude per disperazione, era braccato anche in quell'attimo. Il nostro guanto esita, ma il nostro bel guanto di portiere prende.  

Dopo il triplice fischio, Ibra è protagonista, stringe lievemente la nuca di Lucas Leiva. Saelemaekers si becca con Sarri, il nostro samurai si allontana dalla zona più calda di campo e scherza con l'ex compagno Pedro, il più propositivo dei compagni. La situazione è confusa, Chiffi sceglie Sarri. Sarri avrebbe preferito di no, credo. E viene espulso. Nel parapiglia agitato, il Milan è un interprete convinto che prosegue tranquillo nei 90'. E Pioli, forse il più convinto di tutti, annienta Sarri.  


Le pagelle  
Ape legnaiola, Maignan 6  
Trottola nolaniana, Calabria 7
Buon appetito, Romagnoli 7
 
Big Tomatoe, Tomori 7  
Theo Van Gogh, Hernandez 6.5  
Apedemak, Kessie 6.5 (The Other, Bakayoko 5) (Perry Mason, Bennacer 6)  
Fedro, Tonali 7.5 - MVP  
Palladio, Florenzi 6.5 (Brezza di giugno, Saelemaekers 6.5)  
Alegría, Diaz 6.5 (Punta di Clovis, Ballo-Tourè 6.5)  
Onda, Leao 7 (Il Re Leone, Ibrahimović 7)  
Raptor, Rebić 7  

Mister, Stefano Pioli 8  

 

Damiano Fallerini