Full Milan Jacket   
Udinese Milan 1-1 (Beto 17', Ibrahimović 92')  
No. Non mi sono dimenticato di scrivere-l'-articolo! Quasi...  

Il Milan si gioca la vetta in campionato, dunque ho atteso le altre partite d'alta quota. E poi, siccome che Udinese-Milan mi ha lasciato poche parole su per l'ugola e tanto smarrimento tipo quel meme di John Travolta in Pulp fiction, ho preferito integrare il post-partita del mesto pareggio rossonero con alcune impressioni su questi seccanti elettroni che girano attorno al nucleo dell'atomo Milan, ossia le altre squadre vicine di banco e cariche di energia negativa. Sgambettano. E girano e girano dinanzi a noi, e noi smarriamo punti. È chiaro che il Milan tra infortuni e Champions League abbia del male al pancino. La domanda non è tanto "cosa è?" , infatti ho appena risposto sopra (infortuni e faticose-nefaste gare di Champions League), piuttosto mi interrogo: "quanto durerà, ancora?" Ho timore che, semmai accadesse, dovrò attendere gennaio per l' homecoming rossonero. Warning warning.  
Incominciando dall'interessante caso Milan, la prestazione di Udine è l'autentico specchio del momento della squadra, dunque quello che avete visto è la verità. È il Milan. La gara di Liverpool aveva tanti e troppi fattori da contare, Salernitana e Genoa non sono esempi fedeli di squadre insidiose, dunque quello non era un Milan allo specchio. Potete applicare l'iconoclastia delle relative foto.  
Udine è sempre un esame da superare. Sempre una gara da vincere, contro una squadra che da anni si comporta secondo la filosofia dell' all you can defend, attendendo l'avversario ragionevolmente in undici e senza mostrare alcuna ambizione per risalire la corrente ed alzare il proprio baricentro. Poi l'Udinese rinuncia anche al palleggio nella metà campo offensiva. Infatti mister Cioffi schierava un falsissimo 3-5-2: tre (cinque-due) perchè ormai affermare che una squadra giochi con la difesa a 5 non va di moda, dunque in fase di possesso I bianconeri si compattavano in un 5-3-1-1 con Deulofeu alle spalle del tornado lisbonese Beto. Allora questa Udinese pareva al Milan il leggendario nodo di Gordio.  

Il Milan scendeva sul verde, vestito con un 4-2-3-1 in cui spiccava il non più tanto originale bis di mediani, riproposto dopo la sciagurata domenica contro il Sassuolo: Bennacer - Bakayoko. Ebbene, io ce l'ho con chi si concentra sul fallimento della coppia "innovativa", giustificando che la partita sia proseguita su binari morti per il loro fallimento. Gare buie e negative quelle del Perry Mason algerino e di The Other, eppure ritengo che fino al 17' (minuto del gol di Beto) i due non stessero davvero sfigurando. E forse diciassette minuti non sono granchè, ma sono abbastanza per giudicare l'atteggiamento di una squadra.
Per tutta la gara il Milan ha alzato Florenzi ed Hernandez laterlamente, lasciando a Bennacer (Tonali poi) il compito di completare un triangolo isoscele difensivo completato da Tomori e Romagnoli. Bennacer con le chiavi d'impostazione e molto in basso, poi Bakayoko (Kessiè nella seconda frazione) tra le linee, a fare da raccordo con i tre trequartisti. Che il progetto non abbia funzionato è un fatto evidente, Bennacer ha faticato ed i controlli palla di Bakayoko sono apparsi troppo contorti per dare velocità in manovra. Se Bakayoko non dava un video lapse-time, un video velocizzato per il giro palla rossonero però, i motivi non si incentravano solo sulla figura del francese. Il problema, per tutta la gara, nonostante una coppia mediana nettamente malfunzionante dal 17' in poi, si è posto sulla trequarti di campo. Krunić e Saelemaekers non sono stati capaci di dare alternative e saltare l'uomo pareva un crimine che avrebbe rintracciato la psicopolizia, Díaz ahimè sembrava l'uomo invisibile. Dunque i primi due non tentavano proprio giocate offensive, ubicati peraltro in corridoi spesso stretti, il terzo si sfiancava correndo tra i bianconeri come Crash Bandicoot farebbe nel deserto, evitando in corsa centinaia di cactus ed ostacoli. Questo perchè l'Udinese veniva dietro ed indietro, lasciando zolle calpestabili al Milan ma fin quando ci fosse da imbucare, al primo passaggio orizzontale il trio Arslan-Walace-Mankengo si alzava ad anticipare codardamente il debole Bakayoko, unica sagoma all'orizzonte. Gli altri di spalle si permettevano di rigiocare la palla indietro e timidamente, Bakayoko centralmente non aveva dimestichezza con i suggerimenti di Bennacer.  

Nel migliore dei casi il Milan era una piattezza orripilante. Di una noia tremenda. L'Udinese non si apriva, non si scioglieva come il nodo di Gordio. Guardiola che predica "tiki i taka, tiki i taka", avrebbe visto una degna copia malformata con i Ragazzi di spalle, che solo alzavano la testa, non vedevano spiragli e non creavano superiorità numerica, inoltre il Diavolo del Dardanide Pioli riusciva a coinvolgere forse la metà dei Ragazzi sul campo. I passaggi erano a decine, ma molto e troppo lenti, poi molto masticati e da approssimarsi per difetto, quindi arretrati dietro gli uomini giusti. Un vero grand guignol per i puritani del bel gioco. Nella peggiore delle ipotesi veniva persa palla sul cerchio di centrocampo, con un centrocampista dei tre, spesso Arslan, portatore di palla, supportato dal vecchio cuore rossonero Deulofeu o da Beto, in fase di transizione il portoghese si dimostrava un'autentica forza della natura. Sul gol è accaduto proprio questo, Bakayoko preda di gipeti ed avvoltoi, Beto lanciato in contropiede verso l'esame Maignan, il nostro portiere è ottimo nel chiudere lo specchio ma all'esame consegna solo il debito... ci si vede alla prossima per il pieno recupero, Beto fortunatissimo raccoglie dal flipper ed ipnotizza anche Tomori (già colpevole di essersi concentrato ad inizio azione per porre il portoghese in fuorigioco, non per placarlo). Beto insacca.  
Il fatto tremendo della gara è che non succede proprio nulla, trame che iniziano e si spengono sul centrocampo. Il Milan era come un libro con i primi due capitoli scritti, peccato che si dovesse arrivare a quindici o venti e che il caratteristico "blocco dello scrittore" capitasse già al terzo. Libro finito in bozza, mai pubblicato e mai venduto. Trame, e quelle del gioco, che si spengono da sole, inconsistenti.  

Nel secondo tempo Tonali e Kessiè non splendono, probabilmente danno un contributo di maggior livello rispettivamente a Bennacer e Bakayoko, nemmeno Messias non si mette in moto. Le trame non cambiano, rimane quella tremenda piattezza tediosa. Non esce fuori nulla di grazioso. Tra i dimenticati nelle menzioni: Theo Hernandez ancora una volta protagonista tra gli errori, Florenzi non punge e poi che avviene il cambio Castillejo per Saelemaekers, ma lo spagnolo in maniera giustificata non scuote la gara. Dentro pure l'unico giocatore offensivo rimasto seduto: Epilogo di incanti Maldini, e per il peggior Diaz dell'anno. Davvero, il malagueño non ha trovato collocazione in campo, poi sugli unici veri squilli offensivi del Milan ha rovinato malamente due conclusioni da buona posizione: tiro largo anche comprensibile al 43', crimine da aborrire al 59': allora Messias si insinua in area e sceglie Alegría Díaz, quest'ultimo fa come l'artista che deve utilizzare per l'ultimo colpo della sua statua lo scalpello. Inspiegabilmente però coglie un martello ed infrange in mille pezzi il suo David, confezionato da Messias tra l'altro. Peccato che non sfigura unicamente il mignolo della statua, la conclusione viene tenebrosa ed alta alta, larga da posizione davvero favorevole. Tiraccio.
Da un paio di azioni pericolose vengono segnalati opportunamente le regole del fuorigioco. Ibrahimović si era arrampicato su specchi e vetri taglienti per tutta la gara, tessendo sponde raramente accolte dai compagni ma dimostrando quantomeno un valido spirito combattivo, di chi dice all'americana con sopracciglia aggrotate: "per farlo dovrai passare prima sul mio cadavere." Ecco l'olio su tela "torsione sul prato" di piccole dimensioni, 25 x 25 centimetri e scala 1:1, opera con mano e proporzioni realizzate da Zlatan Ibrahimović al minuto 92', una mezza rovesciata su un mucchiaccio davanti Silvestri, ed ecco il gesto prodigioso dello svedese che salva il Milan, scialuppa a Pioli, o meglio la spada a tagliare il nodo di Gordio, la palla pirotecnica è in rete!  

Frena frena frena con l'entusiasmo. Comunque, la prestazione rossonera è tremenda, quella piattezza orripilante rimane, esultare non può essere davvero una realtà. L'unico "magari" è che questa unità di punto conquistato, adesso con tutte le squadre raccolte e vicine vicine, ovvio come possa far comodo.  
Chi salva il Milan più di Ibrahimović è Kessiè, angelo sulla conclusione a botta sicura di Jajalo. Asidemak si lancia come fosse stato spinto da Bud Spencer, invece ha avuto un intuito straordinario. Si rivede, tra undici uomini, un barlume di ragione davanti ad un uomo lasciato criminosamente ed inspiegabilmente solo, davanti Maignan. Cruciale e maiuscola parata in volo di Kessiè, colpito dietro il collo.
Infine, non mi soffermo sulla "follia" di Success che si fa espellere per una spinta a gioco fermo su Florenzi, immobile per un minuto su quel prato. Chiaramente, Success ha "solo" perso la brocca. Così, poco dopo avrà l'occasione di riempirla, ma sotto la doccia. Ed il fischio finale arriva presto, scandisce un pareggio raggiunto nel finale, che non accontenta alcun supporter del Diavolo.

Napoli, Inter ed Atalanta minacciose  
Se probabilmente il Milan non meritava neppure di pareggiare, chi ha da tirare pugni sul tavolo per davvero è il tifoso del Napoli. Ovvero, ho visto il secondo tempo e... devo dire che è stata un' esperienza di quelle al limite del possibile. Praticamente ci stava 'sto Napoli che picchiava col piede sull'acceleratore, metteva una moltitudine di uomini in area di rigore, riusciva in grandi tiri, sfiorava di centimetri la porta e trovava mischioni e gol mancati per "soffi di tanto così", la palla non entrava nella porta dell'Empoli. E perchè tu non entreresti a casa di qualcuno? Si vede che questa palla non voleva. La classica gara che ti spendi, bussi con insistenza alla porta (di Vicario, ieri) e toc toc diventa il rumore di un martello pneumatico. Ma non sfonda la porta. Capita. Il Napoli sta uscendo lentamente dall'emergenza infortuni, ma ieri era ancora una volta una formazione strapazzata, con uomini senza i novanta nelle gambe e gettati per necessità. Pali, Vicario e fantasmini toscani hanno vietato la gioia del gol per un Napoli che si era ben approcciato alla gara. Questo Napoli mi pare davvero molto molto molto sfortunato. Già mi avevano impressionato le seconde linee contro l'Atalanta (0 punti), poi gli infortuni non stanno minando la pericolosità di un calcio molto propositivo. Ieri my man Patrick Cutrone ha fatto un gol strano, di quelli mai visti, dove il Napoli non ha nessuna colpa. Su calcio d' angolo, Anguissa colpisce la palla che impatta sulla nuca capovolta del Pungiglione Cutrone, zap dall'altra parte e un tiro involontario sopra Ospina. Piccola parentesi, lodi al Napoli ma non voglio nemmeno limitare un progetto da me molto gradito come quello dell'Empoli, squadra di provincia che gioca a calcio. Non poco: palla a terra, ordine e concludere le azioni. Neopromossa con il settimo sedile in classifica, stagione da wow. Ieri l' Empoli ha spesso tirato, non pericolosamente come il Napoli ma ogni azione ha trovato un inizio ed una fine. E con Cutrone è stata la fine dell'arcobaleno leggendario, 1-0 è un epilogo splendido per gli uomini di Andreazzoli. Eppure, il Napoli meritava, e non da ieri, qualche punto in più sulla classifica. I trifogli del quarto posto a 36 punti sono uno piano troppo severo. Povero Napoli!  
L'Inter con questo bel record di risultati positivi pare la Perla Nera e naviga a gonfie vele, c'è chi è rimasto stregato da un 4-0 sulla vittima Cagliari. Io no. Magari più dalla continuità, non solo dei risultati ma dei titolari che, adesso, non si fermano mai. Arriveranno gli imprevisti? Brutalmente onesto: mi stropiccio le mani come il dottor Male, solo l'idea mi emozionerebbe. A scanso di equivoci non auguro dolore o infortuni alla Kjaer per nessun nerazzurro. Imprevisti sì: mastodontici. Intanto l'Atalanta ha accumulato più punti degli scorsi anni, ora prepara i fuochi d'artificio, come da tradizione il girone di ritorno è trionfante, è l'anno del Dragone? La primavera a Bergamo arriva prima, ed è splendente e carica di punti. La Rolls-Royce di Gasperini ha il piano di benzina, si sta preparando per incominciare a correre. Intanto, dietro, c'è la Fiorentina che ha solo una Suzuki, non proprio una macchina da rincorse... ma sull'asfalto è cattiva! Quarto posto per Italiano? Dovrebbe essere utopia, o no?  
Ibra olio su tela, venga altro da questo Milan! Mai più piattezza orripilante, via grand guignol, via nodi di Gordio e via crisi da scrittore giunto al terzo capitolo, vi prego! Mai più!  

Damiano Fallerini