Full Milan Jacket

Milan Juventus 0-0  
So che i Red Hot Chili Peppers in origine si chiamassero "Tony Flow and the Miracolously Majestic Masters of Mayhem" e che, dopo un paio di esibizioni, il gruppo incominciò a convincersi che la band fosse una cosa seria. Allora cambiarono il nome in "Red Hot Chili Peppers" quando, poco prima di salire sul palco del "Rythm Lounge" di Los Angeles, il gruppo osservò del chili piccante su un tavolo del pub, gli strappò il nome. Per il povero chili, ai tempi il copyright era cosa poco lamentata. Non è una riflessione lontana dal Milan trascinatosi al pareggio di reti bianche contro la Juventus.  
Infatti, ma questo molto più tardi di quella serata nel Rythm Lounge, i fondatori della band ammetteranno: "il chili è speciale. Il chili dona emozioni. Perché è piccante. E noi volevamo fare proprio quello. Avevamo scelto un nome perché noi non lasciassimo indifferenti gli spettatori". Io, ieri sera, mi sarei accontentato di una pizza diavola con salame piccante. Ma, sarebbe stato meglio del guacamole messicano con peperoncino verde Serrano del Sol. Autentico guacamole di fuoco. Tanto guamacole che, casomai, potesse anche darmi problemi nella fase di digestione. Magari non sarebbe stato un bel guacamole da tre punti, però io avrei apprezzato certamente della salsa tanto piccante, da chiamare i vigili del fuoco per spegnere le fiamme sulla lingua. Invece, è stata "una partita da sbadigli".  
Invece, con mio sommo rammarico, ieri Pioli guidava il Milan, e specialmente nel secondo tempo, verso un pareggio da "ce l' abbiamo fatta! Con moderazione". Per me e per i tifosi un pareggio da broncio indissolubile. Vorrei rincorrere questa delusione, perché la Delusione milanista avrebbe un umore appagato. La Delusione crede di aver compiuto un lavoretto tollerabile. Io vorrei negarle tutte le sue certezze, prima che il sole tramonti e che l' orologio emetta i dodici rintocchi proverbiali. In verità, non ho che analizzare uno zero a zero da sonnolenza.  

Per la serata del big match che potesse porre rimedio al disastro Spezia, Pioli impostava un 4-2-3-1 non scomponibile. Proprio per il disastro con lo Spezia, il Milan non "doveva" vincere, ma "doveva" tentare di vincere per migliorare qualche dinamica in classifica. Partiva titolare Messias più riflessivo di Saelemaekers, dunque la "Foglia di mirtillo" belga era con il ginocchio a formare un angolo retto, seduto in panchina. Di solito, il modulo del Diavolo vede posizioni da scambiarsi o sovra-pposizioni. Ancora, di solito, il Dardanide Pioli è molto appassionato nella composizione di caratteristici dettagli da lavagnetta tattica. lnvece, noi abbiamo visto poco niente di audace ed esclusivo nei tentativi dei Ragazzi, ed il primo tempo è stato perfino più produttivo del secondo, mai rammentando Joseph Campbell che "la caverna nella quale hai paura ad entrare, ha il tesoro che stai cercando". C'è da scrivere che nemmeno la Juventus si comportasse in maniera tanto differente, anzi, pareva voler puntare allo 0-0 senza reti forse più dei Ragazzi.
Dal primo minuto scendevano giù bombe atomiche, extraterrestri, guerrieri con spade laser e goblin sulla mediana, la difesa bianconera era più serrata di quella milanista che, generalmente, se ne stava più alta. Il Milan era disposto con un centrocampo a due, ma Krunić era un po' qui un po' là e non giocava mai la palla di prima così da non farsela sfuggire mai. Centralmente, se Tonali non faceva passi da gigante, quelli erano almeno passi da Watussi. E prendeva calci. Fedro era un cervellone illuminante, i bianconeri andavano in collisione per dei tackle e gli si infrangevano addosso. La notizia era che Tonali si era eretto vincitore più volte nel duello con il ben più quotato, secondo molti almeno, Locatelli. Peraltro ex Milan, come Mattia De Sciglio. Per nessuno dei due era il giorno da assegnare piatti che vanno serviti freddi. Il primo non riusciva ad imporsi e sembrava incastrato dentro un parallelepipedo in vetro. Dunque Locatelli si agitava, picchiava le mani sulle pareti ma niente, subiva il pressing e faticava a trovare una migliore collocazione tattica. Inoltre falliva qualche passaggio. De Sciglio aveva bevuto tentò caffè per restare sveglio, per non dimenticarsi un Leao ispirato.  

La maggiore occasione di tutta la gara, per me, cadeva sui piedi di Cuadrado al minuto 13' che, in un campo libero e senza prenotazione, accorrevano fino al limite, incontrava Romagnoli. Il colombiano con il corpo indicava la destra, eppure si proiettava sulla sinistra, accentrandosi vedeva l' Orizzonte. Fortunatamente McKennie, sempre subliminale alla manovra, sbagliava tutto: tagliava davanti a Cuadrado che puntava alla porta, portandosi alle spalle la sagoma di Calabria all' inseguimento. Cuadrado, con tanto spazio che ora veniva ridotto, concludeva con un tiraccio che riuscisse ad evitare McKennie, spediva largo.  
Nella Juventus, gli etoile principali per la manovra erano due: oltre ad un Cuadrado saltatore di uomini, c' era Dybala. Dybala agiva di spalle. Dunque ho potuto leggere il suo numero di maglie tante volte: il 10. Ed, effettivamente, era vero che giocasse da numero 10. Evidentemente, era il giocatore con più qualità nella Juventus ed anche il più ingannotore la nostra retroguardia, non correva neppure granché. La Joya non si girava mai, ad eccezione del minuto 25' con un tiraccio lontano dal Trono di Pali di Maignan. Kalulu di sorveglianza aveva un cuore grande così, così grande da schiacciare Dybala con il passare dei minuti. Dall' altre parte, Díaz agiva dietro Ibrahimović ma spesso, non trovando spazio tra le linee juventine fisse, veniva indietro fino al centro-sinistra della mediana. Si contendeva palloni, ma incideva poco, come una matita da scuola che tentava di scrivere sull' asfalto di una superstrada. Il Milan aveva trovato la porta al 20' con un incursione centrale di Leao, il più luminoso davanti e veniva avavnti "slalomeggiante". Quando Leao sembrava aver trovato le misure tra De Sciglio e Cuadrado, perché uno lo superava sempre e spesso faceva due, Ibrahimović rallentava fino a crollare, come un cavallo morso giorni prima dal varano di Komodo. Finiva per uscire. Entrò Giroud, e l' area del Milan fu sempre occupata malamente. Chiellini era dominante ed arrivava per primo su ogni palla vagante, pure Rugani riusciva a reggere il confronto con il francese. E Leao ha finito per scaricarsi e toccare meno palloni, spesso incentrando la sua posizione.  
È successo non molto altro: due splendidi tiri di Calabria di cui uno senza pretese, per poco entravano. Messias, che aveva giocato in linea con Leao, sulla destra, non in bilico tra centrocampo e attacco come abitudine di Saelemaekers, si faceva ammonire per una gamba "lunga" su Chiellini. Pioli non pensava tanto ai cambi, ma alla politica. Pensava al conservatorismo. Finiva il primo tempo e Pioli faceva tra sé: "e se rimaniamo sullo 0-0? Niente male, niente male", strofinandosi le mani.  

Del secondo tempo non ho granché da scrivere: il Milan, ad eccezione di un prode Theo Hernandez dei minuti finali, da accelerazione e rullo di tamburi, non segnava e nemmeno ci provava davvero. La Juventus non aggrediva nemmeno gli spazi liberi, come il Milan puntava al pareggio a reti zero. I cambi non hanno inciso. Io, con il progetto di vincerla la partita, alcuni cambi li avrei fatti prima, perlomeno Pioli è stato coerente con le sue idee perché, a voler fare uno 0-0 senza tentare di appenderti per la giugulare dell' avversario va bene non fare cambi. Saelemaekers era più lesto di un Messias che troppo temporeggiava, Bennacer da trenta minuti era più svelto di Díaz e Krunić ed incrementava le pulsazioni al minuto del Milan. Rebić faticava a spostarsi per il campo e Florenzi ha fatto il suo con McKennie, come hanno fatto tutti i difensori, subendo poco e niente sono stati naturalmente positivi. E Giroud era da matita rossa. Rosso carminio. Si faceva sovrastare nei duelli aerei, ha tentato una sponda a pochi passi dalla porta e, spesso, univa i due fatti elencati, due in uno: si faceva sovrastare nelle sponde. Inoltre cercava falli non fischiabili sui contrasti di Chiellini.  

Sull'arbitraggio il discorso è più ghiotto. C' è chi ha scritto che l' arbitro ha fischiato poco. Assurdità: essendo stati i contatti fallosi di numero 33. Eppure, Di Bello non ha fischiato la metà delle lamentele di Dybala, Cuadrado e Díaz. Interessante anche come l' arbitro abbia deciso di non fischiare due contatti di entità simile in area di rigore, anche se ammetterò che il penalty mancante alla Juventus mi sia sembrato da subito un po' più punibile. Peraltro è stato gridato "al ladro al ladro" da entrambi gli schieramenti, ciò poiché l' Italia del calcio sta diventando sempre di più "un processo con lente d' ingrandimento dentro l' area di rigore". Io, per primo, riconosco di non essere poi tanto differente, però guardando il secondo tempo di Milan-Juventus che dirvi, mi è parso talmente naturale il pareggio che polemiche non mi viene da alzarne. Ritengo che non ci sia da giudicare se sia stato giusto o sbagliato non fischiare, prima c' è da stabilire un metro di giudizio. Ed il metro di giudizio è stato differente nella partita. Nei primi minuti Lo Bello era come il flauto stonato di Titanic, fischiava sempre. Dal 20' in poi, è stato sempre più permissivo e tollerante davanti al gioco, fischiano meno. Chiaro che questo non dovrebbe accadere, chiaro che, ma forse nemmeno tanto, che secondo me 33 falli risultano troppi. A chi dice che l' arbitro ha fischiato poco, io rispondo che a me piace chi fischia praticamente niente.  
Comunque, mai io avrei voluto vedere il Milan del secondo tempo specialmente, che accettasse uno zero a zero per una partita importante "tanto così" (braccia spalancate). Il Milan che, senza imporre il proprio gioco ad una squadra come la Juventus che, per natura in questa stagione, si adatta al gioco degli avversari, finisce per accettare di non utilizzare frecce e dardi. A questo punto mi viene il dubbio che, anche cronologicamente prima di molti tifosi, abbia rinunciato già qualcun altro allo Scudetto.  

Il Diavolo "don' t worry, be happy" non m' è garbato e, vi informo, dopo il pareggio 0-0 di ieri avrei davvero bisogno del guacamole messicano. Dunque sì, una pizza diavola piccante l' ho ordinata veramente. La metto sotto i denti stasera. Stasera assaggerei di buon grado anche qualche fiamma del mio caminetto.

 

Damiano Fallerini