La marcia di avvicinamento a Fiorentina-Juve non poteva cominciare nel modo peggiore; infatti i cori beceri intonati durante la festa della Fiesole, da uno sparuto gruppo di teppisti (sono i violenti della parola), contro le vittime dell’Heysel hanno già macchiato l’attesa sfida di sabato prossimo fra FR7 e CR7.
Peccato, siamo sempre costretti a dire le stesse cose.
Ma è normale perché non si fa niente e quel poco di niente che si fa va nella direzione sbagliata.
Siamo quasi arrivati alla frutta, nel senso che non riusciamo più nemmeno a trovare i vocaboli giusti per definire un fenomeno che è sempre della stessa natura e va ricondotto semplicemente al nostro scarso livello culturale. Ma questo è un altro discorso o forse è il solito discorso che  riguarda la lotta contro la violenza verbale, la discriminazione territoriale e più in generale la sicurezza negli stadi.

Ultimamente, dopo i buu contro Lukaku a Cagliari, si è tornati a parlare di razzismo, credo a sproposito perché parlare di razzismo in un paese come l’Italia dove su c.ca 60 milioni di abitanti c.a 6 milioni sono residenti stranieri, mi sembra quanto meno fuori luogo.
Il significato dei buu è stato spiegato “molto bene” dalla Curva dell’Inter nella lettera che hanno inviato allo stesso Lukaku dove vengono indicati i   motivi per i quali sono portati a fare il tifo “in un certo modo” per la loro squadra, e viene spiegato in particolare che il “ buu” fa parte di quel “vocabolario” di epiteti che di norma le tifoserie utilizzano per cercare di intimorire e finanche di offendere gli avversari, per impedire  loro di fare goal.
Insomma, la Curva dell’Inter ci spiega che il buu non vuole essere un insulto di discriminazione razziale, ma è semplicemente un insulto;  alla stessa stregua di altri insulti che fanno parte del citato vocabolario come può essere ad esempio quello gridato da sempre e regolarmente agli arbitri a proposito del comportamento delle loro mogli o a quello rivolto ai giocatori avversari ai quali viene ricordato “il lavoro” delle loro mamme.
Naturalmente il fatto che il 'buu' sia considerato solo un insulto non è che ne diminuisce la gravità, ma serve per farci capire che la matrice è sempre la stessa ed è di natura culturale, e va compresa, come dicevo in premessa, nella lotta contro la violenza e la sicurezza negli stadi.

Di recente si è parlato dei fatti avvenuti nella Ligue 1, dove fino ad ora per motivi di discriminazione sono state sospese diverse partite; ma la Federazione sta già facendo marcia indietro, e proprio negli ultimi giorni il Presidente Noel Le Graet in una intervista a France Info ha invitato gli arbitri a non interrompere più le partite. 
La strada non è questa, vale a dire quella di sospendere le partite. Anche il Presidente dell’AIA Nicchi in un certo senso ha invocato la sospensione, ricordando che le regole ci sono e vanno applicate. Ma sono regole sbagliate, che vanno nella direzione sbagliata. Interrompere o sospendere le partite non serve a niente, perché per colpa di pochi si finisce col danneggiare intere tifoserie. Bisogna imboccare l’altra strada quella della individuazione diretta dei teppisti, che vanno puniti e cacciati dagli stadi.

Oggi con la videosorveglianza presente negli stadi è possibile individuare i teppisti; lo ha dimostrato recentemente la Juve con quel  “signore” che mimava la caduta dell’aereo in riferimento alla tragedia di Superga che è stato individuato prontamente e cacciato dallo stadio.
Grazie alla videosorveglianza e con l’installazione di microfoni direzionali ad alta sensibilità è possibile individuare le persone che insultano e che delinquono. 
In proposito qualche addetto ai lavori eccepisce sul fatto che i teppisti possono essere centinaia e che sia difficile poterli individuare. Ma non è necessario individuarli tutti nello stesso momento; è sufficiente individuarne uno che deve  essere preso dal personale della sicurezza dello stadio e  consegnato alla polizia e alla Questura competente che poi provvederà alla conseguente punizione; daspo, anche a vita, sanzione pecunaria ecc. Questo funzionerebbe da deterrente nei confronti degli altri teppisti, che prima di delinquere sicuramente ci penserebbero bene.

Negli ultimi giorni si è fatto riferimento anche al grande contributo che potrebbe essere offerto dalla stragrande maggioranza dei tifosi, che con il loro intervento diretto potrebbero sconsigliare o “impedire” ai teppisti di delinquere. Ma siamo vicini a sogni da “libro Cuore”. Magari avessimo tutti questo tipo di coscienza sociale. Credo che dovremo aspettare anni, speriamo pochi,  prima che il nostro livello culturale possa crescere e fare sua una sensibilità sociale di questo tipo.
La gente, come possiamo constatare nella vita di tutti i giorni, è portata a fare solo i fatti propri. A volte, ci si disinteressa anche delle persone che vengono travolte o che giacciono ferite sulla strada. Siamo portati a tirare dritto, per indole umana e con i tempi  che corrono, purtroppo,  anche per necessità. Figuriamoci se allo stadio qualcuno si può prendere la briga di rimproverare il vicino di gradinata che grida buu a Lukaku o che insulta il Direttore di Gara.
Sull’argomento nelle ultime ore si è fatto sentire anche Rocco Commisso, che in una intervista ha invitato i teppisti a non fare più cori contro le vittime dell’Heysel; certo, che altro può fare il nuovo Patron della Fiorentina se non quello di sperare che certi fatti non si ripetano più?

Per cui, in attesa che “i sogni” si possano avverare, chiudo, in piena umiltà, dicendo che è necessario che si cominci ad  intervenire “veramente”, perché il tempo sta per scadere e il rischio che si corre è quello di consegnare in mano ai teppisti il gioco più bello del mondo.