Un noto dizionario fornisce questa definizione della parola emozione: “Processo interiore suscitato da un evento-stimolo rilevante per gli interessi dell’individuo. La presenza di un’emozione si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti), cambiamenti fisiologici (risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali ed elettrocorticali), comportamenti ‘espressivi’ (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali)”. E’ una spiegazione piuttosto complessa, ma allo stesso tempo molto chiara e completa di questo vocabolo. E’ perfetta e ineccepibile soprattutto dal punto di vista tecnico, ma non lascia trapelare il significato intrinseco del vocabolo. Senza tale tipo di sensazione non sarebbe possibile vivere perché è parte dell’essenza dell’uomo. L’emozione è ciò che consente a ogni persona di evitare quella sterile e cruda piattezza dei sensi che la renderebbe molto simile agli automi. L’emotività è l’elettrocardiogramma della vita. Se risulta essere completamente piatto, la situazione è alquanto compromessa. E’ necessario che rimanga in continuo movimento in modo tale da fornire nuova linfa al sistema nervoso che in questo modo resta costantemente stimolato. Senza tale possibilità, si ricadrebbe nella noia più totale e questo morbo rischierebbe di divenire assai pericoloso per la società. E’ risaputo, infatti, che un eccesso di tale sentimento può condurre anche a tragiche derive. Proprio per combattere il citato malessere nascono le passioni che consentono agli individui di gestire quel che resta del loro tempo libero. Il calcio è sicuramente parte della categoria e non ci si stancherà mai di ribadire il suo fondamentale valore sociale.

Se si analizza la situazione da un puro e semplice punto di vista sportivo, si osserva che negli ultimi anni la nostra serie A stava cadendo in un triste baratro viaggiando sempre più sui binari della prevedibilità. Tutto quello che è supponibile non può che ricadere all’interno del noioso. Dove troverebbe spazio la scarica di adrenalina in una situazione completamente conosciuta prima che si verifichi? La risposta è alquanto semplice. Non vi sarebbe luogo per una simile sensazione e lentamente si spegnerebbe pure l’emozione. I tifosi della Juventus non saranno troppo contenti delle mie parole, ma un po’ di sana suspence risulterà utile anche a loro che erano forse ormai fiacchi di un dominio incontrastato. E’ così. Alla lunga ogni situazione abitudinaria fiacca. Questo accade immediatamente se il ripetersi degli eventi conduce a stimoli negativi per l’individuo, ma con il trascorrere del tempo anche il medesimo fatto positivo risulterà stancante. In questo sensoì, il primo Scudetto targato Conte fu festeggiato come un’apoteosi. Il secondo subì già una riduzione dei festeggiamenti e, nonostante i 102 punti conquistati, il terzo parve non soddisfare a pieno i supporter bianconeri. Poi arrivò Allegri e i sabaudi centrarono il poker tricolore, ma le celebrazioni del “Ferraris” furono molto sobrie perché pochi giorni più tardi Tevez e compagni avrebbero disputato la semifinale di andata di Champions contro il Real. Questo “derubava” gran parte della loro attenzione e di quella di chi li sostiene. Maggior gloria ebbe il titolo della stagione successiva, ma giunse con un’epica rimonta che contribuì a esaltare la situazione. Relativamente al 2016-2017 vedasi quanto scritto per il primo Scudetto del tecnico livornese considerando che i piemontesi centrarono la vittoria aritmetica del trofeo proprio 2 settimane prima della debacle di Cardiff. L’annata successiva fu diversa e la Vecchia Signora festeggiò con più enfasi grazie a un harakiri clamoroso che stava conducendo il Napoli di Sarri sul trono italico. Il gol di Higuain a San Siro contro l’Inter fece esplodere la gioia juventina con il popolo bianconero che festeggiò più quel successo che la conquista matematica dello Scudetto giunto poi sul campo della Roma qualche giornata più tardi. La stagione 2018-2019 sarà ricordata più per la delusione di Champions che per l’ottavo sigillo consecutivo entro i confini. La vera gioia dei supporter sabaudi giunse durante la calda estate che precedeva questi tornei con lo sbarco a Caselle di Cristiano Ronaldo durante un afoso giorno di luglio. L’esplosione di felicità però arrivò qualche giorno prima quando un blitz di Andrea Agnelli nel resort greco dove CR7 riposava dopo l’ennesima vincente campagna europea, sanciva l’effettivo passaggio in bianconero del campione di Madeira.

Tra Scudetti scontati e campionati piuttosto noiosi, gli appassionati di calcio tendevano a interessarsi sempre meno della serie A fintanto che è apparsa una luce in fondo al tunnel. Sarebbe scontato dire che questo bagliore porta il nome di Antonio Conte. Il pugliese ha deciso, infatti, di sedersi sulla panchina dell’Inter per indossare l’elmetto nerazzurro e dare l’assalto alla creatura da lui generata. Il Demiurgo vuole distruggere ciò che ha plasmato. Il suo compito non è certo semplice, ma il salentino ama le sfide difficili ed è maestro nel gestire situazioni complesse. La Beneamata è una squadra ricca di buoni giocatori con qualche pennellata di talento allo stato puro che tinge un quadro di ottima fattura. Il leccese ha l’arduo obiettivo di trasformare la potenza in atto completando una crescita lombarda già iniziata da Spalletti che, dopo troppe stagioni in sordina, aveva ridato lustro all’Inter riportandola tra le grandi d’Europa. Conte deve effettuare un ulteriore passo in avanti e avvicinarla sempre di più alla Juventus. Come solito fare, il Condottiero ha iniziato la nuova avventura contornandosi dei suoi fidati e “liberandosi” di chi non percepiva potesse essere adatto ai suoi diktat. Il pugliese necessita di giocatori capaci di rispettare i dettami della loro guida senza sbalzi umorali perché vuole raggiungere l’obiettivo con la solidità di squadra e di spogliatoio. Questo non significa che siano “soldatini di plastica” privi di personalità. Il salentino ha gestito campioni come Pirlo, Tevez e Hazard che disponevano di carisma come il palazzo del sultano è ricco di pietre preziose. Semplicemente questo ascendente deve essere completamente votato al bene del gruppo e non può subire dirottamenti soggettivi. Con il “Contismo”, la Beneamata è al momento un autentico carrarmato italico che si è fermato solo al cospetto di un nemico ancora troppo potente per sfidarlo vis a vis. Il riferimento è chiaramente alla Juve di Sarri. Meglio affrontarla nel lungo periodo e con la complicità delle altre rivali che potrebbero indirettamente coadiuvare il cammino nerazzurro fermando la Vecchia Signora. In quelle rare occasioni, però, Lukaku e compagni dovranno essere più scaltri e approfittarne. Così non è accaduto contro il Parma quando i bianconeri avevano appena pareggiato a Lecce. Dal canto loro, i piemontesi dovranno restare sempre sul pezzo e non concedere un centimetro di spazio perché nel lungo periodo questa Inter potrebbe diventare molto pericolosa. Nonostante le maggiori potenzialità, ai bianconeri non sarà lasciata la minima distrazione onde evitare la replica di quanto accadde al Milan di Allegri nel 2011-2012 quando a goderne furono proprio loro. Questo duello tra sabaudi e nerazzurri è un magnifico amarcord. “Non dimentichiamo che le piccole emozioni sono i grandi capitani della nostra vita e che obbediamo a loro senza saperlo”. Così parlava Van Gogh e sembra proprio che queste duellanti possano regalarci simili momenti in ogni fine settimana rendendo il campionato più avvincente e assolutamente spettacolare.

Non sono, però, solo Juve e Inter a vivificare questo torneo perché anche altre realtà lo stanno glorificando in maniera meritevole di ampie citazioni. Il Napoli sta mostrando il suo lato migliore in Champions ed è sintomo di un “ancellotianismo” sempre più contagioso. Le squadre del tecnico reggiano hanno quasi costantemente condotto magnifiche campagne europee. Detto questo, ci si attende una ripresa anche in campionato dove i partenopei devono forse trovare ancora la giusta amalgama di gruppo e mentale per compiere il salto di qualità agganciando il duetto di testa. Questa minifuga “bianconerazzurra” può diventare molto pericolosa perché le 2 compagini non sembrano minimamente intenzionate a compiere passi falsi ma, nonostante gli 11 punti di distacco dalla vetta, i campani hanno ancora la chance di agganciarsi al trenino. Tutto questo può essere agevolato dalla difficoltà vera e propria che ogni squadra manifesta nell’affrontare un qualsiasi rivale grazie a un repentino proliferare del livello generale della competizione.

Occorre, poi, ringraziare pure Roma e Lazio. Le capitoline stanno veramente viaggiando oltre ogni rosea aspettativa. L’adattamento di Fonseca al nostro calcio pare essere avvenuto in maniera abbastanza rapida e indolore. La squadra non ha avuto importanti crisi di rigetto e nonostante l’immane quantità di infortuni che l’ha colpita è riuscita a destreggiarsi piuttosto efficacemente senza rimanere impigliata in pericolose secche. Come non citare Zaniolo? Questo ragazzo elargisce emozioni. E’ un talento cristallino e l’Italia deve essere contenta di poter vantare di un simile potenziale. E’ impressionante immaginare che il giallorosso riesca a convogliare stupore e ammirazione per le sue qualità. La compagnia degli eletti in grado di fornire simili sensazioni è davvero risicata e forse era da tempo che non contava un giovane del Belpaese. L’ottimo periodo laziale, invece, sta passando troppo in sordina. Dopo la sconfitta di Glasgow in Europa League, i biancocelesti hanno vinto a Firenze, 4-0 in casa contro il Toro e sul campo del Milan. Un successo a San Siro contro i rossoneri rappresenta una situazione più unica che rara per la compagine capitolina. Solo chi è dotato di una forza straordinaria riesce a superare certi tabù giocando ogni 72 ore e convincendo sempre con maggiore vigore. Gli uomini di Inzaghi devono essere tenuti assolutamente in maggior considerazione e giocare contro di loro rappresenterà un ostacolo per tutti.

Quest’ultimo concetto vale anche per l’Atalanta, sempre incensata da tifosi e media, che nonostante il passo falso contro il Cagliari rappresenta sempre una delle immagini più brillanti del campionato. La Dea vola. I bergamaschi occupano la quarta piazza della classifica proprio in coabitazione con la Lazio e con i citati sardi. Sono la vera favola degli ultimi anni del nostro calcio. Quello che realmente stupisce, infatti, è la capacità di questa squadra nel ripetersi. La singola impresa può essere anche frutto del caso, ma quando questa si replica con costante continuità occorre ammettere che lo straordinario sia divenuto normalità certificando il cambiamento positivo e sancendo l’inserimento come protagonista nel gotha dei potenti. Questo è quanto accaduto agli uomini di Gasperini e l’Atalanta è al momento considerabile tra le big del torneo. Non è un caso se giocatori come De Roon e Hateboer vestono la maglia nerazzurra, ma sono parte anche di una nazionale forte come quella olandese. Lo stesso vale per Zapata e la sua Colombia. Nonostante l’attuale cammino non troppo brillante di Champions, la Dea è una grande e, come giustamente sottolineato dal suo tecnico, le gare europee le serviranno per maturare in maniera ancora più importante. Percassi ha avuto l’enorme merito di non cedere le pepite preziose di una compagine forte, ma di aumentare il suo valore con continui e lenti innesti di spessore. Così si è creata la super Atalanta che, come detto, è stata sconfitta da un mitico Cagliari. I rossoblù potrebbero ripercorrere proprio le orme dei bergamaschi. Sfidare la squadra di Maran non è semplice per nessuno e lo dimostrano la stessa vittoria sul campo degli orobici, il successo al San Paolo contro il Napoli e il pareggio esterno con la Roma. Intendendo le parole con accezione certamente positiva, si può affermare che in questo gruppetto di “borghesi alla ribalta” vorrebbe entrare anche la Fiorentina. Con ritmi più blandi pure la Viola manifesta la risolutezza di farsi largo e di emergere nel panorama calcistico italiano.

In tale ben di Dio devono essere considerate anche le squadre meno blasonate che vengono comunemente definite “piccole”. Solitamente si afferma che, in Italia, è difficile giocare contro qualsiasi avversaria. Tale credo è ripetuto quasi come un mantra e sino alla scorsa stagione non sembrava avere ampio riscontro nella realtà. L’esempio più palese è rappresentato dalla Juve che vinceva a destra e manca senza mostrare enormi problemi. Anzi. Sovente marciava sotto ritmo consapevole del fatto che, in un modo o nell’altro, “l’avrebbe sfangata”. Questo non era un folle pensiero di allegriana memoria, ma la realtà dei fatti. Non ho mai confidato nella circostanza per la quale un campionato “non allenante” avrebbe avuto conseguenze nefaste in Champions. Anche in serie A non è esistita, infatti, avversaria che non abbia dato filo da torcere e le recenti campagne internazionali dei bianconeri rappresentano bene il concetto espresso. Durante il loro italico dominio, i sabaudi hanno centrato 2 finali di Coppa. Detto questo, l’abitudine a disputare sfide di alto livello può essere molto importante anche in ambito continentale e in questa stagione i tifosi non si perdono una sola partita di serie A ben consci dell’imprevedibilità del suo esito. Osservando la graduatoria del nostro campionato, emerge un altro evidente segno della crescita del torneo. Compagini come Genoa e Torino, pur essendosi rinforzate o comunque non avendo modificato il loro standard, sono in evidente difficoltà. Sicuramente i granata staranno pagando pure la fatica di un avvio di annata caratterizzato dai preliminari di Europa League, ma contro la Vecchia Signora hanno dimostrato tutto il loro potenziale e se sono ai margini della zona salvezza significa che le avversarie devono essere sufficientemente abili per poterli sconfiggere. Lecce, Brescia e Verona, poi, sono giunte in serie A nello scetticismo generale e davvero in pochi avrebbero immaginato l’exploit che stanno mettendo in scena. I lombardi hanno recentemente modificato la loro guida tecnica e occupano l’ultimo posto in classifica insieme alla Spal, ma non va dimenticato che sono stati protagonisti di un avvio di stagione incredibilmente difficile dove, per esempio, Inter e Juve hanno dovuto sudare le note 7 camice per vincere al “Rigamonti”.

Carl Gustav Jung affermava che “senza emozione, è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento. Forse non sarà un campionato di calcio a essere artefice di un simile miracolo, ma può comunque allietare uggiosi weekend invernali in attesa che la nostra nazionale riempia le estive notti magiche dell’Europeo itinerante. Il tutto in attesa del ritorno di un grande Milan che da troppo tempo non campeggia tra nelle zone d’elite della serie A.