Se Tavecchio farà bene o no al calcio Italiano sarà solo il tempo a dirlo. Intanto, non mi sembra che le soluzioni che vengono proposte in questi giorni siano "nuove". Sembrano piuttosto le solite proposte trite e ritrite che si leggono persino sui post degli internauti di cm.com da alcuni anni, per la precisione, da quando dopo il triplete dell'Inter il calcio italiano ha cominciato a mostrare segni di declino. Poco importa, lo sappiamo, i tifosi contano poco o niente quando in ballo ci sono poltrone importanti e introiti economici da capogiro (vero Lotito?). Ciò che stupisce è che i modelli di riferimento sono sempre stati sotto gli occhi di tutti: quello inglese per gli stadi, quello spagnolo per la valorizzazione dei giovani e quello tedesco che, anche approfittando del mondiale 2006, è cresciuto da tutti i punti di vista: stadi nuovi sempre pieni (di tutte le squadre), giocatori che a 20 anni sono già fenomeni (guardate la nazionale) e, soprattutto, una crescita del marchio 'Bundesliga' senza precedenti che ha portato più soldi per tutti i club e non solo per i 3-4 più forti. Stupisce ancora di più come le idee dei tifosi non fossero proprietà esclusiva di questi ma fossero invocate a gran voce anche da presidenti vulcanici come De Laurenttis e ripresi (purtroppo sempre e solo a parole) da parecchi altri presidenti che poi donavano il voto alla precedente lega, evidentemente più occupata a combattere la discriminazione territoriale (un 'problema', se così si può chiamare, che è sempre esistito ma che è diventato attuale e impellente nel duemilaquattordici) quando era palese che i veri problemi del nostro calcio erano altri. La domanda che sorge ora spontanea è: perché se queste idee non sono una novità ci è voluto tutto questo tempo per cominciare a parlare seriamente di cambiamenti? L'unica risposta sensata che riesco a trovare al mancato rinnovamento è che evidentemente a qualcuno andava meglio così: un sistema corrotto le cui posizioni di potere erano assegnate a personaggi dall'etica ambigua che hanno fatto di tutto perché il sistema non cambiasse: un modello tipicamente italiano certamente non a vocazione sportiva ma che si serve bensì dello sport per avere benefit politici ed economici dalle caratteristiche più varie. Perchè ora il cambiamento? Ma soprattutto, ci sarà un cambiamento? Perché sinceramente vedo solo scambi di poltrona ma sempre le stesse losche figure del sistema corrotto ed immobile che vedevo prima dello scorso mondiale. Non è perché verranno presi dei provvedimenti necessari (riduzione delle squadre e obbligo di valorizzazione dei giocatori italiani, con l'incognita degli stadi di proprietà) che il sistema cambierà. Chiunque si fosse seduto su quella poltrona avrebbe preso gli stessi provvedimenti proprio perché ormai è l'unica strada percorribile, o meglio, è la strada che hanno percorso i campionati che noi guardiamo dal basso nel ranking. Intanto, notizia del 10 settembre de L'Espresso di Repubblica, saltano già fuori misteriose plusvalenze relative ad un palazzo acquistato a 10 mil da un'azienda e poi rivenduto quasi a 20 (il doppio) solo tre settimane dopo alla Lnd, società della Lega Dilettanti, che proprio a Tavecchio faceva capo, come dimostra la sua firma sull'atto. I 10 mil avanzati nel frattempo rimbalzano tra diverse società 'schermate' da altre società e via dicendo. Verità? Tentativo di screditare l'attuale presidente manipolando la stampa? Questo non è dato saperlo ma sono sempre più convinto, da tifoso medio ignorante, che sogna un giorno di vedere persone impegnate a far bene il proprio lavoro almeno quanto a riempirsi le tasche, che finché certe persone non saranno estromesse dal calcio si potranno prendere tutti i provvedimenti di questo mondo, ma sarà sempre la solita minestra riscaldata.