Il 2018 è stato l’anno zero del calcio italiano: il primo dopo la rovinosa mancata qualificazione ai Mondiali di Russia, seguita all’eliminazione ai playoff con la Svezia a novembre 2017. La ripresa è stata complicata sia a livello calcistico sia politico per la Figc. Dopo una lunga assenza dai campi, che è sembrata infinita (da novembre 2017 a marzo 2018), la Nazionale ha faticato a lasciarsi alle spalle il peso dello storico naufragio. Nell’arco delle prime otto partite del 2018 era arrivata una sola vittoria, in amichevole con l’Arabia Saudita. Per questo il successo per 1-0 nella partita di Nations League a Cracovia contro la Polonia a metà ottobre è stato accolto come un’autentica liberazione dai tifosi azzurri. A maggio la Nazionale A è stata affidata a Roberto Mancini dopo un breve interregno di due partite con Luigi Di Biagio, prima di tornare al suo incarico di ct dell’Under 21. Sono stati più incoraggianti i risultati delle selezioni giovanili (doppia finale europea raggiunta per Under 17 e Under 19) e della Nazionale femminile che ha guadagnato l’accesso al Mondiale in Francia nel 2019. Travagliata la dinamica che ha portato all’individuazione del successore dell’ex presidente federale Carlo Tavecchio, dimissionario dopo il flop azzurro contro la Svezia. A fine gennaio è finita in un diluvio di schede bianche l’assemblea elettiva della Figc, convocata all’Hotel Hilton dell’aeroporto di Fiumicino. Al via tre candidati: Gabriele Gravina, Damiano Tommasi e Cosimo Sibilia. Nessuno è riuscito a imporsi costringendo il Coni a commissariare la federazione. Giovanni Malagò ha nominato Roberto Fabbricini commissario di Via Allegri che, a sua volta, ha nominato Malagò commissario della Lega Serie A.

L’esperienza di Fabbricini non è stata delle migliori. Ben presto la maggioranza delle componenti federali – Lega Pro, Dilettanti, calciatori e arbitri – ha chiesto di indire nuove elezioni. Fabbricini ha fatto muro aumentando lo scontento, generato da alcuni provvedimenti contestati. Su tutti: il via libera alle seconde squadre effettuato con tempi anticipati rispetto alle previsioni e l’autorizzazione alla partenza della Serie B a 19 squadre. Questa seconda decisione – presa nonostante le divisioni interne agli stessi legali della Figc – ha provocato un caos mai visto nei campionati professionistici italiani con una serie lunghissima di ricorsi e controricorsi. Questo affastellarsi di controversie ha messo in evidenza l’assoluta inadeguatezza del sistema della giustizia sportiva che spesso ha fornito verdetti contradditori nei procedimenti avviati. Una situazione generata dal vuoto di potere aperto dalla presenza di un commissario, ormai privo del necessario sostegno. La lacuna è stata colmata il 22 ottobre con l’elezione quasi unanime di Gabriele Gravina: oltre il 97%, la seconda maggioranza più alta di sempre. L’ex presidente della Lega Pro è il 42esimo presidente della Federcalcio. Imprenditore, ex proprietario del Castel di Sangro – piccolo club abruzzese capace di arrivare in Serie B partendo dalle serie dilettantistiche con cinque promozioni in dieci anni tra anni Ottanta e Novanta – a lungo capo delegazione dell’Under 21, Gravina conosce il calcio italiano in ogni sua sfaccettatura. Ora dovrà cercare di utilizzare queste competenze nel rilancio del movimento sportivo più importante del nostro Paese. Secondo il bilancio integrato della Figc (documento molto interessante che analizza in modo approfondito numeri e cifre del calcio italiano) i tesserati sono 1.356.749: 1.056.824 calciatori, 26.524 allenatori, 241.111 dirigenti e 32.290 arbitri. Il bilancio 2017 della Figc ha chiuso con un fatturato di 162,9 milioni e un utile pari a 4,5 milioni. Nonostante il flop mondiale, il panorama non è composto solo da macerie.

Il calcio italiano ha un peso significativo nella governance internazionale. Il vice presidente Uefa è Michele Uva, direttore generale con Tavecchio e Fabbricini, non confermato però da Gravina: il neo presidente, pochi giorni dopo il suo insediamento, ha deciso di sospendere Uva dall’incarico. Una mossa che ha alimentato qualche perplessità perché lo stesso Uva si aspettava un avvicendamento, ma si sarebbe immaginato un’uscita di scena meno traumatica, sancita da una risoluzione consensuale e non da un atto unilaterale. Senza dimenticare i risultati ottenuti con il manager di Matera ai vertici della Figc insieme a Tavecchio: la riuscita sperimentazione del Var (molto copiata all’estero), la maggiore presenza di squadre italiane in Champions League con il nuovo format, la valorizzazione del calcio femminile con la discesa in campo dei grandi club di Serie A e l’azzeccata operazione politica che ha portato lo sloveno Aleksander Ceferin alla presidenza dell’Uefa. Il peso politico internazionale dell’Italia del pallone è completato da altre due caselle. Nel board della Fifa siede Evelina Christillin. E Andrea Agnelli è il presidente dell’Eca (l’associazione dei club professionistici europei) . Il prossimo congresso Uefa è in calendario a Roma il 7 febbraio 2019. E nel 2019, dal 16 al 30 giugno, l’Italia ospita la fase finale dell’Europeo Under 21, con partite a Bologna, Cesena, Reggio Emilia, Trieste e Udine (e per San Marino a Serravalle). A capo del comitato organizzatore è stato nominato l’ex difensore del Milan e della Nazionale, Alessandro Costacurta, vice commissario con Fabbricini. Tengono anche gli sponsor della Figc. Nel 2018 tutti i partner più importanti hanno confermato il loro sostegno. D’altronde la passione degli italiani per la Nazionale e il calcio in generale è fortissima: secondo il bilancio integrato della Figc, l’Italia è il Paese al mondo dove si parla più di calcio. In media otto ore ogni settimana a persona. L’Eni, uno dei quattro top sponsor insieme a Fiat, TIM e Poste Italiane, ha realizzato uno spot televisivo nel momento più delicato per la Nazionale nel quale si parlava di “150 grammi da sostenere” a proposito della maglia azzurra. È invece uscita dagli sponsor l’azienda di scommesse Intralot, la cui presenza aveva provocato polemiche perché il marchio compariva anche sulle divise dei giocatori delle giovanili azzurre, quindi atleti Under 18 che non possono scommettere secondo la legge. Era un chiaro cortocircuito al quale è stato posto rimedio in seguito a una serie di articoli di stampa.

È cambiata la guida del settore marketing e commerciale. Benedetta Geronzi è stata sostituita da Giovanni Sacripante, 51 anni, originario di Teramo, ex direttore commerciale di L’Oreal Italia e di Expo 2015. A Sacripante viene affidato questo settore Figc che ha cambiato nome: ora la definizione è Area business. Continuano gli investimenti digitali. A ottobre è stato lanciato il nuovo sito della Figc. E nel 2018 è stato presentato i progetto ‘FDI 360’, acronimo che sta per Football Data Integration, una banca dati che si propone di raccogliere tutte le informazioni rilevanti sui giocatori di A e B convocati nelle Under azzurre. Uno strumento tecnologico che vuole essere di aiuto sia per i club sia per la federazione. La Figc prosegue con le attività sociali. La federazione sostiene la Comunità di San Patrignano, che ha prodotto il vino per i festeggiamenti dei 120 anni della Figc, e la Fondazione ‘Insieme contro il cancro’, con la quale è stato realizzato il ‘Pallone della Salute’ per ricavare fondi in favore della ricerca in occasione delle gare della Nazionale e in altri eventi federali del 2018. È giunto alla quarta edizione il progetto ‘Rete!’ per l’integrazione dei minori immigrati che raccoglie numeri sempre più ampi: 508 i ragazzi coinvolti nel 2018, più del doppio rispetto ai 237 del 2015. L’iniziativa mira ad aiutare l’integrazione dei giovani stranieri ospitati nei centri per i richiedenti asilo attraverso allenamenti e formazione, guidati dai coordinamenti regionali del Settore giovanile e scolastico della Figc, e in un torneo le cui fasi finali sono ospitate presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano. Proprio la struttura di Coverciano quest’anno ha festeggiato il 60esimo compleanno. Il quartier generale del nostro calcio, inaugurato il 6 novembre 1958 per iniziativa del marchese Luigi Ridolfi e di Ottavio Baccani, è stato oggetto di un restyling interno. Ma il momento clou per la Figc è andato in scena con i festeggiamenti per i 120 anni della Federcalcio, celebrati da una mostra itinerante nelle città della penisola e culminati nell’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 15 ottobre. Presenti i vertici del nostro calcio e i campioni che hanno contribuito sul campo ai successi più gloriosi. Un appuntamento che, per coincidenza fortunata, è andato in scena a poche ore dalla vittoria per 1-0 della Nazionale in Polonia che ha evitato la retrocessione nella Serie B della Nations League e per la prima volta dal disastro con la Svezia ha proiettato un raggio di luce sulla maglia azzurra. Dallo stadio di Cracovia al Quirinale, il calcio ha iniziato a rialzare la testa.

La Figc ha reagito all’eliminazione mondiale con un certo attivismo. Gli ultimi mesi sono stati contraddistinti da nuove iniziative finalizzate a migliorare le possibilità di crescita sportiva dei giovani calciatori italiani. L’esempio più concreto è rappresentato dal varo di una riforma attesa da anni: l’introduzione delle seconde squadre sul modello di quanto accade in Spagna e Germania. I club di Serie A, nell’ambito di un numero di posti predefiniti, potranno iscrivere una loro selezione Under 23 in Serie C con la possibilità di promozione in B. Per ora ne ha approfittato solo la Juventus, complice la rapidità con la quale Roberto Fabbricini, all’epoca commissario federale, ha ufficializzato la sua decisione: una delibera pubblicata a maggio con attuazione al via del campionato 2018-19. Quindi pochi mesi di preavviso. Ecco perché è partita solo la Juventus che era pronta da anni. Le altre società, pur interessate, hanno preferito prendere tempo perché di solito, a livello giovanile, la programmazione è di lungo periodo. Il senso di questa innovazione è chiaro: i club potranno testare i giovani più promettenti in un campionato vero, come quello di Serie C, senza darli in prestito ad altre squadre. In Spagna e Germania ha funzionato. Ora anche l’Italia segue lo stesso metodo. Un altro strumento è quello dei Centri Federali Territoriali. Su questo punto ha spinto molto sull’acceleratore l’ex presidente Figc, Carlo Tavecchio. A regime saranno allestiti 200 centri su tutto il territorio nazionale dedicati ai giovani calciatori tra i 12 e i 14 anni. A settembre di quest’anno ne erano stati inaugurati circa 40. Ogni lunedì 75 ragazzi, selezionati dagli osservatori federali presenti in un raggio di 30-40 chilometri dal centro di competenza, si allenano agli ordini di istruttori della Figc che applicano un modello di insegnamento uniforme in tutto il Paese. La parola d’ordine di questo metodo è ‘Tipsa’, acronimo di tecnica, intelligenza, personalità, speed e apprendimento. Lo scopo è creare giocatori smart: veloci, scaltri e abili con il pallone tra i piedi. L’esempio citato è quello del fantasista del Napoli Lorenzo Insigne. Attraverso il setaccio dei centri federali la Figc vuole tenere sotto osservazione tutti i calciatori italiani, anche quelli che non sono stati selezionati dai club professionisti. Per il mondo del professionismo sta entrando a regime una riforma partita due anni fa. I campionati nazionali non sono più strutturati per bienni seguendo le categorie tradizionali: Giovanissimi e Allievi. Ma sono stati suddivisi su base annuale: Under 15, Under 16 e Under 17 sotto la Primavera e la Berretti riservate ai calciatori di 18 e 19 anni. In questo modo si perseguono due finalità. Con un divario di età meno accentuato all’interno della categoria, il campionato dovrebbe diventare più competitivo concedendo meno vantaggi ai calciatori di qualche mese più adulti. Resterà comunque l’annoso problema della prevalenza accordata a livello di selezione iniziale ai bambini nati nel primo semestre dell’anno perché, nella fase dello sviluppo, bastano pochi mesi di crescita in più per fare la differenza. Secondo obiettivo: uniformare i campionati giovanili professionistici alle selezioni azzurre che procedono di anno in anno (Under 21, Under 20, Under 19, Under 18, Under 17, Under 16 e Under 15). In questo modo si viene a creare un percorso parallelo più stretto tra club e Nazionale. I risultati degli azzurrini (sempre più ricca la presenza di convocati delle ‘seconde generazioni’ come succede in Francia, Inghilterra e Germania) iniziano a premiare questo nuovo corso che prevede l’uso dell’analisi digitale delle prestazioni per aiutare il lavoro dei talent scout. Nel 2018 due Under hanno conquistato la finale dei rispettivi campionati europei: l’Under 17 si è arresa all’Olanda ai calci di rigore, l’Under 19 al Portogallo ai tempi supplementari. Il prossimo banco di prova significativo è rappresentato proprio dal Mondiale Under 20, in programma a maggio 2019 in Polonia. È la volta del blocco dell’ex Under 19 che è passato di categoria insieme al ct Paolo Nicolato. Undici mesi dopo il Mondiale senza la Nazionale maggiore in Russia, un altro torneo iridato giocato nell’Est Europa potrebbe inviare segnali di riscossa.