Complimenti. A entrambe le compagini milanesi. Nel derby di Coppa Italia, le squadre di Stefano Pioli e di Simone Inzaghi hanno dimostrato di essere le migliori in Italia: per compattezza, solidità (al di là dell'ultima, opaca, prestazione del pacchetto arretrato rossonero) e intensità di gioco. Le avversarie, come la Juventus o il Napoli, non sono al livello delle formazioni che, ad oggi, occupano le prime due posizioni della classifica. 

L'Inter, trascinata da un ritrovato e devastante Lautaro, è riuscita a vendicare la sconfitta nella stracittadina di campionato: se l'argentino continuerà ad avere lo stesso atteggiamento nelle prossime settimane, anche giocando assieme a Dzeko (con cui, dal punto di vista tattico, non è mai scattata la scintilla), l'obiettivo della seconda stella, sarà assolutamente alla portata.
Il risultato non può essere soddisfacente per il Milan: la gara ha dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la netta superiorità degli interpreti offensivi interisti rispetto a quelli rossoneri, in quanto a capacità tecniche.  Allo stesso modo, non può mancare il rammarico: la fortuna ha voltato, per l'ennesima volta, le spalle ai nostri ragazzi che hanno, a loro volta, mancato nuovamente di concretezza. Tra il salvataggio eroico di Perišić sulla linea di porta dopo il clamoroso liscio di Kessié e la deviazione, con la schiena, di Giroud su una conclusione a colpo sicuro di Sandro Tonali, avremmo potuto riaprire la qualificazione ben prima del gol annullato a Bennacer.  

Ma, come ho scritto dopo i pareggi contro Torino e Bologna, la qualità tecnica non è quella di una squadra da scudetto: più dell'atteggiamento giusto e della massima cattiveria agonistica non si può chiedere a questi calciatori. Soprattutto in una fase della stagione in cui è facile possano mancare lucidità ed energie emotive, a cominciare da chi non ha mai lottato in carriera per simili traguardi.   
Una critica, invece, la rivolgo al nostro allenatore: Messias non è in grado, in questo momento, di reggere il peso della nostra fascia destra d'attacco. Non so se sia per questioni fisiche, emotive (avendo gareggiato sempre per obiettivi di tutt'altra caratura) o semplicemente tecniche, ma sia nella fase offensiva che in quella difensiva sta risultando, purtroppo, insignificante.
Nonostante il suo ingresso in campo all'inizio del secondo tempo (così come era successo nelle ultime giornate di campionato, ad eccezione di quella con il Genoa), non è riuscito a creare pericoli per la retroguardia neroazzura e non ha mai aiutato in copertura su Perišić e Gosens. Non sto dicendo che non meriti il riscatto dal Crotone (che potrebbe anche abbassare le proprie richieste in caso di retrocessione in Serie C), ma adesso dovrebbe giocare solo chi sta meglio: solo così potremo ambire alla conquista dello Scudetto.  

Ora che abbiamo compreso come Brahim Diaz risulti molto più decisivo entrando dalla panchina, lasciando spazio a Kessié o Krunić nella formazione iniziale, la nostra ala destra deve essere Saelemaekers, almeno fino a tre quarti della partita.  Per quanto non eccelso, né tecnicamente che dal punto di vista fisico, il laterale belga riesce ad essere molto più incisivo del brasiliano, sia nella manovra d'attacco che , grazie alla sua velocità e alla capacità di muoversi negli spazi stretti. 
Adesso arrivano le due sfide più difficili del tour de force finale che ci aspetta: oltre ad affrontare due ottimi compagini come Lazio e Fiorentina, dobbiamo riuscire a rialzarci emotivamente come abbiamo sempre fatto in questi due anni.

Sarà fondamentale continuare a offrire cuore e anima per il raggiungimento del sogno che stiamo cullando da inizio campionato. Non sarà facile. Sia la Juventus, dopo la partita con l'Inter, che gli stessi cugini, a causa della doppietta-lampo di Giroud in campionato, hanno subito un forte contraccolpo psicologico dopo una sconfitta pesante: gli uomini di Inzaghi sono riusciti a reagire, mentre quelli di Allegri stanno vedendo avvicinarsi pericolosamente la Roma di Mourinho.
Dovremo essere più bravi di loro anche in questo: non dipende solo da noi, ma gli avversari devono subire la nostra pressione fino alla fine. Noi siamo il Milan. Non dobbiamo mollare, mai.   

Nicola Civetta