La nostra festa nazionale è arrivata al secondo anno consecutivo di Covid, amputandone le manifestazioni che solitamente vengono allestite per l'occasione. Quindi niente sfilate di forze armate, palchi d'onore, cittadini festanti con bandierine. Ma forse così si è data una connotazione più coinvolgente e meditativa della questione. 

Il 25 aprile del 1945 le armate naziste e le armate fasciste si ritirarono dalle città più importanti della nostra martoriata penisola, sulla spinta dell'esercito americano e delle milizie partigiane. Ma la guerra continuò ancora in altre zone dell'Italia, dove si ricompose il governo fascista in esilio, a Salò ad esempio, e sui confini come in Friuli Venezia Giulia, alimentando tensioni mai sopite, che sconfinarono in un'altra tragedia: le Foibe. Perchè se da una parte c'era la vergogna dei campi di concentramento nazisti, le deportazioni e le fucilazioni di donne, vecchi e bambini, dall'altra si registrava anche la strage silenziosa delle Foibe, perpetrata dai partigiani jugoslavi di Tito, che ebbe mano libera anche perché l'esercito italiano non esisteva più, ma fu causata soprattutto dalle fucilazioni che i reparti fascisti fecero a danno delle popolazioni slovene, alimentando odio in una situazione già compromessa da secoli di rivalità e contese linguistiche e di confini. Pochi sanno, infatti che Caporetto, famosa località dove l'esercito italiano subì una delle peggiori sconfitte belliche, in realtà non è in Italia, ma si trova in Slovenia, e si chiama Kobarid. Questi territori erano stati conquistati nella prima guerra mondiale, ma furono poi persi insieme alla città di Fiume, oggi Rijeka, rimescolando situazioni sociali terribili, con italiani costretti a fuggire lasciando tutti i loro averi. Anche se già con le fucilazioni delle Foibe, molti nostri connazionali dovettero lasciare le zone natie, con la perdita dei territori, dovettero perdere tutto e venire in Italia per salvarsi la pelle o anche solo per non dovere tutti i giorni lottare per vivere. L'eccidio delle Foibe, era conosciuto al tempo in cui avvenne, ma a quanto pare, ognuno lo fece passare sotto silenzio, forse per opportunità politica. L'unico che provò a denunciare la questione fu De Gasperi, ma i suoi membri di partito (la DC) i comunisti, per propaganda, e gli ex fascisti, perchè la coscienza tanto pulita non l'avevano, lo consigliarono al silenzio. Tito faceva paura, anche alla stessa Unione Sovietica, e farlo arrabbiare visto che era vicino di casa, non diventava una semplice lite di condominio. Le nostre macerie erano ancora in vista, ed ancor di più le macerie sociali che ancora aleggiavano come fantasmi nelle vite spezzate e nei rancori difficilmente sopiti della popolazione.
Intanto l'Italia cambiava forma di Governo e si dava una nuova Costituzione. Nel referendum del 2 Giugno 1946, gli italiani decisero sul quesito riguardante la continuazione del Regno, o sulla instaurazione della Repubblica. Nella stessa votazione si erano scelti i 556 membri della Costituente e, non ultimo, le donne parteciparono per la prima volta al voto, inaugurando il suffragio universale. La Repubblica vinse, perchè il nostro Re, che aveva manifestato molte debolezze già durante il Fascismo, aveva combinato l'ultimo errore, aveva cercato di fuggire. E si sa che storicamente, come successe a Varenne con Luigi XVI, quando i reali scappano, perdono tutto, compreso la testa. Ed i costituenti si misero subito al lavoro per redigere la nostra carta fondamentale. Tra questi "padri" della nuova patria c'erano nomi illustri, che oggi siamo abituati a leggere nelle targhe delle vie, dimenticati da tutti, ma che meritano un grande riconoscimento per saggezza e competenza espressa. Tra questi c'erano Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Aldo Moro, Pietro Mancini, Nilde Iotti, Luigi Einaudi, Umberto Terracini, Giuseppe Saragat e come consulente eletto ci fu il  grande giurista, Piero Calamandrei. Per converso, il decreto che istituì le elezioni e le commissioni fu firmato dall'allora Re Umberto II, figlio del decaduto Vittorio Emanuele III, poco prima di essere esiliati in Portogallo. 

Nella commissione si istituì la nomina del reggente Enrico De Nicola, come primo Presidente Reggente della nuova nata Repubblica, ma solo il tempo di eleggere le nuove camere e quindi procedere all'elezione popolare (ovvero con rappresentanti eletti dal popolo) del nuovo Presidente: Luigi Einaudi, che si insediò cinque mesi dopo. Einaudi era professore di Scienza delle Finanze, ed ancora oggi le sue teorie fanno scuola nell'ambito universitario. Da allora si susseguirono diversi presidenti, nel loro settennato, come Saragat e Leone, già appartenenti alla Costituente, fino ad arrivare a Mattarella, che si appresta a vivere il "semestre bianco", ovvero l'ultimo semestre in carica. E come tutti gli anni, ha deposto la corona sull'Altare della Patria, Il Vittoriano, a ricordo dei morti silenziosi, e senza tomba, senza un fiore ed una tomba dove qualcuno poteva piangerli. Sono tutti i dispersi della guerra, i soldati, i partigiani, anche coloro che stavano dalla parte perdente, perché la pietà non si nega a nessuno. E capostipite di questo sentimento fu proprio Dante Alighieri, che nel 1279 partecipò alla battaglia di Campaldino, insieme a Cecco Angioleri (Si fossi foco). Militava con i Guelfi che sconfissero i Ghibellini, nella contesa tra Fiorentini contro Pisani ed Aretini, e nella stessa battaglia, quando si contarono i morti, non si trovò il corpo di Iacopo del Cassero, Bonconte da Montefeltro e non si seppe nulla della sua sorte. Pur essendo un avversario, la vicenda lo colpì a tal punto che lo collocò nel V canto del Purgatorio, raccontando la storia che lui incontrandolo tra i morti, spiegò come mentre moriva, il diavolo fosse nelle vicinanze per carpirgli l'anima ma, nell'ultimo respiro invocò il nome della Madonna, che all'ultimo intervenne lasciando il diavolo a bocca asciutta. Ma il diavolo per vendetta scatenò le acque vicine al fiume dove era morto, trascinando via il corpo fino al mare, dove non fu possibile ritrovarlo. Ed è la pietà per i morti e per coloro che hanno lasciato la nostra terra per battersi per gli ideali che seguivano, che deve farci riflettere, sia per il grande sbaglio del Fascismo, nato come movimento sociale e di ispirazione socialista, e della funzione dei partigiani, nato come movimento di ribellione alle ingiustizie ed all'occupazione tedesca e, soprattutto Nazista, che uccise le idee e la vita della nostra popolazione, imponendo leggi razziali, soprusi e stragi inenarrabili, come le Fosse Ardeatine. E la lotta partigiana fu così importante per noi, che quando De Gasperi, allora Presidente del Consiglio, partecipando alla conferenza dei vincitori e dei perdenti, a Parigi nel 1946, dovendo esibire la "vergogna" del regime fascista, riuscì a mitigare i dolori e la disapprovazione dei presenti citando la lotta partigiana, fiore all'occhiello di quella parte oscura della nostra storia, eleggendo il popolo italiano come un insieme di individui alla ricerca della libertà ed al rispetto delle stesse leggi naturali che sovraintendono alla struttura dei popoli. E d'altronde ci fu chi vinse senza combattere, come la Francia, che con il Regime di Petain, fu connivente con il nazismo, la Spagna, alleata mai schierata di Hitler, e che continuava con Franco a opprimere gli spagnoli con leggi fasciste. Il mondo però si divise in due blocchi, quello filo-americano, e quello filo-sovietico, sancito dagli accordi di Yalta, inaugurando la "Guerra Fredda", finita poi nel 1989, con il crollo del muro di Berlino. Ma le nuove generazioni, stanno mancando alle promesse che venivano inaugurate alla fine della guerra, perché la storia non si studia, e peggio ancora la studiano male. Come anche la nostra Costituzione, dove si citano articoli incompleti, lasciando capire quello che in realtà la Costituzione non dice. Ultimo esempio è l'articolo 120, dove si istituiscono poteri alle regioni, e tra queste la circolazione di merci e di persone, ma si tace sulla seconda parte dove lo Stato ha il potere di imporsi in casi estremi, e tra questi eventi eccezionali, motivi di salute. C'è bisogno di maggiore responsabilità, e che si studi veramente, perché uno dei più grandi nemici della democrazia è l'ignoranza.

Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar venti...
...io fui di Montefeltro, io son Bonconte,
Giovanna o altri non ha di me cura;
per ch'io vo tra costor con bassa fronte...
...Siena mi fé, disfecemi Maremma;
salsi clui che'nnamellata pria
disposando m'abea con la sua gemma.

Dante, V canto Purgatorio.