Le ultime indiscrezioni parlano di uno stravolgimento che riguarderà la massima competizione continentale: spostare le fasi finali della Champions League (dai quarti di finale in poi) nel fine settimana.
Questa notizia ha subito allertato i paladini della sacralità dei campionati nazionali, nonostante l'appetito del pubblico sia stato già tremendamente messo a dura prova tra spezzatini indigesti e antipasti domenicali alle 12:30.

Ma questa levata di scudi è davvero così giustificata?
Andando ad analizzare nel dettaglio la situazione, se la proposta effettiva dovesse essere quella di cui sopra, le giornate di campionato che dovrebbero slittare sarebbero solamente quattro (andata e ritorno di quarti e semifinali), in quanto il calendario già prevede la finale al sabato sera. Tutto ciò può realmente minare i campionati federali?

Sia ben chiaro, chi scrive è assolutamente contrario a qualsiasi Superlega che possa inibire il merito e la conquista sportiva, ma il possibile collocamento di alcune partite fondamentali della Champions nei week-end non può essere contestato a priori.
Si pensi alla stessa Premier League, che si è già schierata in prima linea tra le federazioni contrarie all'idea: quasi intere giornate di campionato vengono rinviate per far spazio alla FA Cup e addirittura alla commerciale Carling Cup, proprio per permettere un maggior coinvolgimento per partite che, fossero infrasettimanali, avrebbero certamente un minor interesse.

Se quindi ciò viene già applicato per alcune coppe nazionali, perché negare il fascino unico e inimitabile della Champions League nei fine settimana? E' chiaro che la proposta ha delle finalità squisitamente economiche, ma anche per chi ama il calcio godere per quattro fine settimana in una stagione dello spettacolo per eccellenza nel panorama calcistico mondiale sarebbe uno splendido diversivo, considerando soprattutto la mortalità in cui versano la maggior parte dei campionati nazionali.

Proprio su quest'ultimo punto bisognerebbe porre una riflessione: per salvaguardare i campionati nazionali bisogna senz'altro agire per risvegliarne l'interesse (se togliamo la Premier League, gli altri tornei sono ormai diventati prevedibilissimi) ma non sarà di certo l'eco delle note di Britten in qualche tempio europeo del football di un sabato sera primaverile a darne il colpo di grazia. 

Dunque, non accogliamo questa possibilità come il male del calcio, perché potrebbe essere solo un toccasana e magari un propulsore per cominciare a prendere seriamente in considerazione un rinnovo generale delle massime divisioni europee.