Le vicende di Juve-Napoli non intendo più commentarle per le ovvie difformità di vedute ed il parere che non può che essere di parte. L'odio e l'invito implicito alla violenza potranno essere fomentati dall'atteggiamento di giocatori e dirigenti di Società che dovrebbero responsabilmente contenere le proteste in un contesto di dialogo accettabile a patto tuttavia di avere un forum condiviso nel quale tutti hanno lo stesso peso e la stessa rispettabilità. Con rammarico devo tuttavia osservare che la vicenda di questa partita abbia trasceso e sia andata ben oltre la vicenda sportiva, sconfinando nel razzismo più becero, nei luoghi comuni più retrivi e immondi. Tutto ciò grazie a certa stampa che ormai non si fa scrupoli di denigrare, di tradurre tutto in gossip e retorica di bassissima lega. I titoli di giornali quale Libero e Tuttosport sono francamente inaccettabili e sorprende che non esista a riguardo una censura, un filtro che consenta di limitare affermazioni francamente vergognose che offendono i napoletani non solo nell'orgoglio ma nel loro stesso status di napoletani. Non si può concepire che per vendere due copie in più di giornale si provi a far leva sull'istinto del tifoso, sul suo lato umanamente peggiore, instillando il disprezzo dell'avversario e non l'antagonismo più sano. Francamente ci sono tutti gli elementi per essere indignati per la volgarità dello scherno, la bassezza delle espressioni usate e per il comportamento diseducativo. I napoletani sono insultati, a prescindere dal loro comportamento, in tutti gli stadi di Italia e ciò avviene nel silenzio e nell'indifferenza generale e la stampa sobilla gli atteggiamenti offensivi e violenti di quanti, invece di sostenere i propri colori, preferiscono dedicarsi all'irrisione e all'aggressione degli avversari. Allora non ci prendiamo in giro e diciamolo a gran voce che certi giornalisti, assecondati dai Direttori delle testate, si impegnano a trasformare la rivalità in odio, ad alzare i toni della discussione, a cercare le reazioni violente che fanno più notizia. Credo che si tratti un'etica smarrita che i veri giornalisti dovrebbero suggerire a quelli che definisco scrivani di strada, per lo più illetterati. Chi dovrebbe educare alla prevenzione della violenza si occupa meticolosamente di farla crescere e su questo invoco la censura ed il rispetto delle regole ed al diavolo i mestieranti sobillatori.