Manca sempre meno alla nuova stagione calcistica. Lunedì è stato generato il calendario ufficiale e ufficioso della nuova Serie A 2019/20. Per la Juve tutto sommato è andata bene, anche se mi allineo al discorso che prima o poi le devo incontrare tutte. L'inizio non è tra i più soft, con la prima dove la Vecchia Signora sarà impegnata a Parma, per poi disputare la gara casalinga col Napoli e l'ostica e rognosa trasferta di Firenze, che a qualcuno in panchina bianconera potrebbe, la notte antecedente la partita, potrebbe non far dormire sogni tranquilli. Mese che atmosfericamente parlando è freddo, ma vedendo ormai le conseguenze del cambio climatico negli ultimi anni non lo è stato, è novembre dove la Vecchia Signora andrà a disputare il derby di Torino, partita clou, per poi avere il Milan, e qui le temperature iniziano ad alzarsi e avvicinarsi a picchi infernali per poi terminare con la trasferta di Bergamo, dove l'anno scorso la Juve ha lasciato punti, Coppa Italia e certezze. In mezzo, piccolo dettaglio, le partite di Champions, auspicando per le italiane dei sorteggi benevoli. Stagione appena trascorsa ove i tifosi dalle zebrate vesti si aspettavano qualcosa di più, per questo Andrea Agnelli & company hanno portato a termine uno dei colpi più importanti, finora, della loro gestione: un giocatore venerato quanto un dio, su cui la tifoseria ha riposto sogni e desideri per quella coppa ormai diventata utopia, visto il lungo lasso di tempo la quale non percorre le strade di Torino: Cristiano Ronaldo. Il resoconto della prima stagione juventina è da considerarsi discreto, non meritatevole di lodi, anche se ha contribuito, come da consuetudine, ad aggiornare la bacheca dei trofei anche nella pacifica Torino. Ai tifosi però non bastano due trofei su quattro, si deve puntare a vincere tutto, fare all in soprattutto in campo europeo, dove la voglia di rivalsa è indefinibile.

Accionchè questo accada Paratici & company hanno iniziato una campagna di rinforzamento e ringiovanimento per consegnare a Sarri le chiavi di una macchina, sì efficace e solida, ma con quel tocco estetico, tanto bramato da una multitudine di tifosi. Sembra che anche CR7 si stia adoperando ad aiutare l'amministratore dell'area tecnica e sportiva, visto il feedback che ha mandato a De Ligt: "Mi piacerebbe che venissi a giocare alla Juve con me". Detto fatto, poco dopo De Ligt è atterrato a Caselle. Il Golden Boy è sbarcato non solo per ritirare un premio, come in occasione dell'anno precedente, ma questo volta per restarci a lungo, come si augurano i tifosi juventini. Sembra che Ronaldo avrà un ruolo determinante anche per i prossimi acquisti, visto che si parla di suoi colleghi di reparto, dallo scambio Dybala-Lukaku alla suggestione Neymar, uno che con le sue giocate scalderebbe i cuori anche ai più glaciali tifosi della Vecchia Signora. Ci sta che si cerchi di sfruttare al meglio il portoghese ma mi auguro che non diventi la chiesa al centro del villaggio, che non si monopolizzi il gioco su di lui: alla lunga si potrebbero avere seri problemi di spogliatoio e delle belle gatte da pelare per Sarri.

Dal punto di vista tecnico-tattico Lukaku sarebbe l'ideale per il portoghese, occuperebbe l'area impegnando almeno due uomini con la sua fisicità possente, e CR7 potrebbe sfruttare benissimo quegli spazi, insieme anche alle mezzali. Questo l'anno scorso è venuto a mancare visto che si pestava i piedi con Marione in tante zone del raparto offensivo. Altro giocatore meritatevole di approvazione da parte sua sarebbe Neymar, perché si dice "quelli bravi giocano sempre bene insieme", indipendentemente dal ruolo e dalla psiche dell'allenatore che siede sulla panchina.

I tifosi si aspettano gli ultimi botti di mercato, quei botti forti e chiari, come alla fine di uno spettacolo pirotecnico, che ci ricordano che lo spettacolo è finito ma che ti fanno ricordare e rivedere mentalmente lo spettacolo appena concluso. Un mercato in cui l'impronta di Pavel Nedved è sempre più marcata, visti gli ottimi rapporti con Don Mino Raiola, ex procuratore del ceco, ma sotto sotto quella velata e sibilante regia del portoghese, che oltre a fare la differenza sul rettangolo verde di gioco ha un peso decisivo anche fuori, perché ormai non esistono giocatori, o almeno sono forme rare di pensiero, che non vorrebbero giocare in una squadra che verrà ricordata per molto tempo e in cui le loro gesta riecheggeranno per l'eternità.