In occasione dell'ultimo 28 Agosto, la Lega esprime il suo verdetto, imponendo a tutti i giocatori di dover indossare la fascia di capitano scelta e stabilita dall'ente stesso.
La fascia diviene quindi, per la prima volta, un distintivo collettivo e uguale per tutti, segno di omologazione.
E non solo: la fascia, e i veri capitani lo sanno bene, non rappresenta solo il mezzo indispensabile ad una guida, ad un condottiero, per distinguersi dagli altri giocatori, ma anche una vera e propria compagna di viaggio, tutto quello che ti spinge a correre più degli altri, a lasciare in campo, se la necessità chiama, anima, cuore e polmoni, quello che ti induce ad arrabbiarti più degli altri per un gol sbagliato o per una decisione arbitrale errata, che ti ricorda che un giallo per proteste è molto più che una rognosa sanzione, ma, se serve, il tuo pane quotidiano, il tuo premio più esaustivo per esserti caricato addosso le tue responsabilità, come quelle della squadra.
La fascia da capitano appartiene a chi, anche senza troppa convinzione, dopo un 0-2 a fine primo tempo va a spronare ed incoraggiare ogni singolo compagno prima di se stesso, è un "dai ragazzi non molliamo", è quel testimone che dovrai pur passare a chi ti sostituisce, a malincuore, perchè quel tatuaggio, quel pezzo di pelle colorato che sognavi da ragazzino e che ti sei conquistato con gli anni, pensavi appartenesse a te e soltanto a te, pensavi fosse materia indissolubile, indivisibile, inseparabile, perchè quei baci che le dai devono essere soltanto i tuoi. La fascia da capitano è, e deve essere, ancora prima che "da capitano", "DEL capitano".
Questione di preposizioni, non solo, due pianeti a confronto, un abisso in mezzo al loro. Il capitano, il timoniere deve essere libero di personalizzarla a suo piacimento, senza vincolo, senza costrizioni, senza ostacoli di chi ha il potere e ne abusa, ne fa uso spropositato, interviene quando non c'è niente da intervenire, si "immischia" in questioni che non le appartengono. Chi ci scrive una frase, chi un pensiero, chi semplicemente il suo nome o quello dei figli, perchè quello che la indossa fiero e la ripone nel cassetto con tanta cura sei tu, e chissà se durante una partita, guardandola, leggendo quella frase o quel pensiero, dopo un momento di smarrimento, ti ricordi perchè combatti più di tutti.

Daniele De Rossi è uno che quella fascia se l'è davvero conquistata con gli anni, anzi, con i decenni. Quindici anni sotto l'ombra del campione, del simbolo più puro di una città oltre che di una squadra, non devono essere per nulla facili per te che sei un senatore già da molto tempo e la fascia da capitano l'hai sognata e voluta più di tutti, e quando sembrava che l'avessi conquistata non ci arrivavi mai. Lui, come altri, non permetterà a nessuno di privare quel distintivo della sua essenza, del suo colore, a costo di minacce e sanzioni. Perchè distintivo, da che mondo e mondo, significa appunto "distinguersi", personalizzare e rendere tuo.
Una fascia bianca, brutta, dannatamente uguale a quella degli altri, con la scritta "CAPITANO", così, nel caso te ne fossi scordato e pensassi sia un enorme cerotto per coprire una ferita, un gadget particolare, la fascia per misurare la pressione o il braccialetto che ti avvisa quando stai male. E' una protesta che sostengo con tutto me stesso, non perchè chi la porta avanti è, tra gli altri, il mio capitano, ma per il bene del campionato, per il bene dei capitani.
Ecco appunto, "mio capitano", con quella fascia sarebbe meno mio e più servo, più schiavo di un sistema sempre più globale e monopolizzatore. Lega, ora hai torto marcio.
Per una volta, fatti da parte...