Non ci voleva, senza dubbio questa sconfitta non ci voleva.
Il passo falso casalingo dei ragazzi di Stefano Pioli contro il Napoli del (mai) ex-rossonero Gennarino Gattuso, rischia di mischiare le carte europee in un momento della stagione in cui, nel mondo dei sogni, il mazzo dovrebbe restare immobile ed intonso al suo posto. Oltretutto, è l'ennesimo passo falso tra le mura amiche di un campionato in cui i rossoneri hanno raccolto ben il 60,7% dei punti conquistati in trasferta (34 su 56, 11 vittorie, 1 pareggio, 1 sconfitta, miglior difesa e differenza reti +14, primo posto parziale) e, di conseguenza, meno del 40% in quel di San Siro (6 vittorie, 4 pareggi, 4 sconfitte, differenza reti +5, settimo posto parziale).
Numeri abbastanza chiari sui quali, a mente lucida per quanto possibile, bisognerà riflettere per capire se ci siano o meno motivazioni tecniche, tattiche o ambientali che vanno oltre la mera casualità: escludendo anche il fattore pubblico, è un dilemma di difficile soluzione.

Le certezze. Nel campo della sicurezza, non ancora matematica ma poco ci manca, il sogno tricolore a lungo cullato dai rossoneri, può dirsi terminato. Chi più, chi meno, chi a voce alta, chi sottovoce, chi negandolo a se stesso e chi urlandolo ai quattro venti: per qualche mese ci abbiamo sperato (ed un po' creduto) tutti o quasi. Oggi l'Inter di Antonio Conte si trova a +9 punti, con lo scontro diretto a favore sono praticamente dieci punti di distacco: distanza siderale ad undici giornate dalla fine, soprattutto se si considerano anche i dettagli contingenti della restante parte di stagione (vedi rose a disposizione dei tecnici, infortuni, acciacchi ed impegni europei infrasettimanali). E' stato bello sognare, per chi ha sognato: ci siamo svegliati nel derby, oggi abbiamo fatto pure colazione.  Sempre nel campo delle sicurezze, c'è il dato di fatto della classifica: il Milan è ancora secondo in classifica, anche se la Juventus dista un solo punto e deve recuperare l'ormai famigerato match proprio contro i partenopei. Quindi, potenzialmente, il gradino d'argento del podio è a portata di tiro dei bianconeri scudettati, anch'essi fuori dai giochi europei e con la "settimana pulita" a disposizione. Ma soddisfazioni morali a parte (e qualche milioncino di premi-piazzamento), tolto il primo posto, tutte le altre posizioni fino alla quarta piazza si equivalgono nel risultato finale, per questo è bene dire che il quinto posto dista sei punti netti: sei punti dalla Roma che potrebbero essere letti come "sette" (scontro diretto a favore del Milan), sei punti dal Napoli che potrebbero essere letti sempre come "sette" (stesso motivo, in virtù dell'1-3 dell'andata).
Resta da acquisire il risultato finale del benedetto incontro da recuperare tra Juventus e Napoli, quando i club avranno la compiacenza di disputarlo e la grazia infinita di mostrarci una classifica finalmente chiara: affermando l'ipotesi di una vittoria del Napoli al J-Stadium, i rossoneri si troverebbero con appena quattro punti di vantaggio sulle Colonne d'Ercole della zona Champions. Ma inutile fare, ad oggi, i conti della serva ed i conti senza l'oste, cioè senza l'accordo amichevole tra De Laurentiis ed Andrea Agnelli sulla data di recupero della partita: ci manteniamo a vostra completa disposizione ed attendiamo comunicazioni in merito, cordiali saluti. Ancora nel campo della sicurezza: il Milan non gioca bene e neanche il Napoli, in fondo era la classica partita brutta e triste da 0-0. Anzi da 1-1: il gol del Napoli, in contropiede, è buono ed è propiziato da una serie di errori individuali in fase di copertura e rientro dei giocatori del Milan. Come buono era il rigore a favore dei rossoneri alle soglie del 90', per il calcio senza appello di Bakayoko a Theo Hernandez: l'arbitro Pasqua non lo vede e, richiamato dal VAR, inspiegabilmente conferma la sua decisione sbagliata. Tanto tuonò che piovve, tanto si è parlato dei rigori (tutti giusti) dati al Milan che, alla fine, ci è stato negato uno che evidentemente c'era. E siccome quando piove, generalmente sei senza ombrello, il nervosismo per il torto subito nel finale di gara provoca il fallaccio proprio di Theo Hernandez (ammonito) e l'espulsione per porteste di Ante Rebic. Espulsione stupida che potrebbe comportare una mazzata disciplinare: un capolavoro del crimine.

Le speranze. L'obiettivo stagionale, ossia il ritorno in Champions League dopo sette lunghe stagioni, è ancora nelle mani di questo acciaccato Milan: non sarà facile, viste le assenze e la stanchezza fisica e psicologica di una stagione infinita, iniziata con tre turni preliminari di Europa League. E' fondamentale provare a recuperare energie e, sopratutto, giocatori disponibili per la causa: è un dato oggettivo, pur evitando la ricerca di ogni forma di alibi, la difficoltà a mantenere alti standard di rendimento senza 5, 6 o 7 titolari per volta (oggi Ibrahimovic, Romagnoli, Kjaer, Bennacer, Calabria, oltre a Mandzukic e senza considerare l'obbligo di mandare in campo giocatori non ancora in forma smagliante, come Calhanoglu e e Tonali). L'ha detto Pioli, candidamente e col solito gentleman style, nell'intervista post-partita a Sky: cosa farebbro la Juventus senza Ronaldo e Chiesa o l'Inter senza Lukaku e Lautaro per oltre metà campionato? Già, sarebbe bello saperlo ma non sarà così: la dolce sorte ha premiato il giovine e fortunato Milan (perché esiste anche la teoria fantascientifica del "Milan fortunato", ma questa è un'altra storia..). A proposito di speranze, quindi, si punta al rientro tra i convocati dei lungodegenti Ibrahimovic e Bennacer, oltre a Romagnoli, Kjaer e Calabria (3/4 di difesa di titolare, ça va sans dir) già giovedì sera nel ritorno degli ottavi di Europa League contro il Manchester United. Dopo l'1-1 dell'andata, al termine di una grande prestazione, la qualificazione al turno successivo pare alla portata dei rossoneri: lo United è, per unanime sentenza, la squadra più forte della competizione, una squadra da Champions League secondo tutti favorita per la vittoria finale della seconda competizione europea.
Ma il Milan c'è, l'ha dimostrato, superando l'amara serata domenicale può togliersi una grande soddisfazione e puntare in modo quasi inaspettato un trofeo prestigiosissimo. Ed anche questa, è una dolce speranza.