"Mi ritorni in mente,
bella come sei
forse ancor di più" 

Cantava Lucio Battisti.

Mi ritorni in mente cantiamo noi tifosi laziali.
E' bastata una semplice suggestione di mercato per riaccendere l'anima dei tifosi biancocelesti. Una semplice indiscrezione. 
"La Lazio sta pensando al ritorno di Felipe Anderson". E via con il delirio di tweet, cinguettii e post sui social.
Il tifoso laziale è un tifoso particolare. E' animato da innato romanticismo, una buona dose di pessimismo e quel pizzico di malinconia che lo fa guardare con nostalgia anche all'acquisto di Vignaroli. 
La storia di Felipe Anderson con la maglia biancoceleste è una storia d'amore come tante altre, fatte di gioie, delusioni e incomprensioni.

Arriva dal Santos nell'estate 2013, estate post 26 maggio, estate quindi per ovvi motivi euforica. Si respirava nell'aria la sensazione di aver vissuto qualcosa di storico e irripetibile e c'era voglia di continuare a stupire. In questo contesto arriva dal Brasile questo ragazzino, compagno di merende di Neymar, e le aspettative riposte in lui sono altissime. 
La sua prima stagione in biancoceleste non va come ci si aspettava. Molte ombre e poche luci, anche a causa delle pessime prestazioni della squadra in generale, ed inizia ad insinuarsi nella testa del tifoso biancoceleste un dubbio: Tare ha preso un altro pacco. 

Ma l'anno dopo la storia cambia.
Ho un immagine in testa. Un ricordo nitido. E' gennaio. Fa un freddo cane, ma decido comunque di dirigermi verso l'Olimpico. La partita è Lazio - Sampdoria. Prendo il mio posto nel mio settore, distinti nord-est, leggo la formazione. C'è Felipe Anderson. Veniva da una doppietta a San Siro contro l'Inter. Era la partita della conferma, doveva dimostrare di essere maturato, che le ultime prestazioni non erano state solo un "fuoco di paglia". Il tifoso laziale, criticone e pessimista di natura, lo aspettava al varco, pronto a demolirlo di critiche al primo stop sbagliato. Invece no, non andrà così. Minuto 66. La Lazio già vince 2-0. Felipe Anderson è autore di un gol bellissimo e di un assist per Parolo oltre che di una serie infinita di giocate da far stropicciare gli occhi. La Sampdoria è arrembante, cerca il gol che possa riaprire la partita. Felipetto recupera palla nella trequarti campo biancoceleste. Decide di mettere il turbo. Parte in una progressione di 70 metri. Salta il primo difensore, poi il secondo, cercano di abbatterlo in tutti i modi (legali e non) prima che entrasse con il pallone in area, salta anche il terzo e mette dentro un cioccolatino che Djordjevic deve solo mettere in porta. Il tabellone adesso dice 3-0. E' l'apoteosi più totale. Ricordo ancora quel gol perchè detiene tutt'ora il record di file saltate dopo un'esultanza: dalla fila 44 mi ritrovai, senza mentire, intorno alla fila 10, incredulo di quello che avevo appena visto. Il brutto anatroccolo si era finalmente trasformato in un bellissmo cigno.

Poi il resto è storia. Prestazioni altalenanti, poca cattiveria e poca grinta. Noi laziali conosciamo pregi e difetti di FA7, giocatore incostante sicuramente, ma con sprazzi di talento cristallino come pochi se ne son visti dalle parti di Formello nell'era Lotito. 
La verità è che sono un laziale semplice. Leggo nella stessa frase Felipe Anderson e Lazio ed inizio a sorridere. Penso accada lo stesso anche a lui, dato il legame che ha continuato ad avere con la maglia biancoceleste anche dopo il suo trasferimento al West Ham, testimoniato da gitarelle continue a Roma, like e stories su Instagram.

Quest'anno c'è una Champions da giocare. Felipe Anderson alzerebbe sicuramente l'asticella qualitativa. Rappresenterebbe qualcosa in più di un ricambio per Correa. Un'altra freccia per l'arco di Mr. Inzaghi.
Sì, lo so, siamo sul piano delle idee, molto lontani dalla realtà. Ad oggi Pipe non è neanche definibile come obiettivo di mercato.
Ma è fine agosto, dovremmo essere qui a commentare le prime giornate della nuova stagione e invece stiamo commentando una sessione di mercato che non è neanche ancora aperta, mentre ci avviamo ad una nuova stagione da vivere a porte chiuse, tra paura, mascherine e gel disinfettanti.
Almeno qui, ora su questo blog, lasciatemi sognare e fantasticare.
Lasciatemi immergere negli odori e nei rumori di uno stadio tremante.
Nell'immagine di un ragazzino brasiliano con la maglia  numero 7 che corre felice verso la curva Nord in festa.