C'era un tempo d'odio e disdegni.  

Gli uomini si disprezzavano gli uni gli altri ma posti uno di fronte all'altro quelli erano ben pronti a specificare quanto stimassero il gran cuore altrui; ed i bambini odiavano i padri e le madri provavano vergogna per la crescita delle loro figlie viziate; ed i nonni offendevano i nipotini mentre i giovani preferivano un computer alla compagnia dei loro vecchi; invece i fratelli si sfidavano tentando di essere i preferiti delle maestre, le sorelle alle spalle si sparlavano reciprocamente attribuendo alle altre maligne falsità; chi aveva grasse somme di denaro rideva nel vedere la miseria dei malfamati e si prodigava ad osservare quelli allo strenuo delle forze, intanto i poveri per qualche carta o necessità erano pronti a mozzar le teste dei fortunati nelle notti; gli abitanti volevano essere belli e famosi, immaginavano che per diventarvi fosse necessario rubare le qualità ai privilegiati colpendoli alle nuche, i privilegiati giravano minacciosi per le case così da accertarsi che solo loro, loro i forti, fossero potenti e senza alcun rivale che gli ronzasse di fronte la clavicola come mosche ai leoni; gli animali uccidevano uomini e venivano uccisi dagli uomini; il sole bruciava la luna al saluto fra i due durante l' aurora mentre la luna infliggeva colpi dolorosi al sole prima della notte; i monti erano usurpati dalla bellezza mentre mari e strade restavano sporchi o lorde nel degrado dell'accidia o dell'indifferenza. C'era la pioggia, il freddo, l'ipocrisia e la morte. Di quest'ultima ve ne era moltissima, il Gran Morbo infiammava e la carestia si prolungava, inestinguibile come il Tempo padrone.

EURO2020 è partito e trasporta con sé un'aura benevola colma d'orgoglio e spirito, se mi guardo intorno vedo un'Italia unita al Mondo del Pallone e, seppur rimane più che discutibile dal mio punto di vista la scelta di riaprire gli stadi "in sicurezza", è innegabile che negli ultimi giorni s'è esposto un nuovo flutto, simile alla corrente che nel film risucchia Alice in Wonderland, e trasporta genti, serenità e fraternità come non accadeva da tempo, poichè rimasti piegati dal Gran Morbo non potevamo versare tutti una tale attenzione verso un qualcosa di così superfluo rispetto alla "Sopravvivenza: The Great Showdown" osservato nei mesi del Covid. Con questo lungi da me indicare che ci siamo dimenticati della Malattia, ma che piuttosto la gente con l'arrivo della brillante competizione calcistica si sente accomunata da uno spirito ardimentoso, abbiamo fame d'esultanze e, seppur spesso da casa, molti hanno rimesso mano tra gli armadi e hanno tirato fuori trombette e pupazzetti in maglia azzurra. Finalmente non vedo discordia nè gelosia, almeno nello sport del Calcio, perchè nel nostro Paese ognuno ha i vicini di casa altrettanto riuniti nell'urlo sincero che prolunga la vocale "O" della parola "Immobile". Euro 2020 ci sta restituendo qualcosa che s'era assentato da tempo lasciando spazio alla fioca speranza: l'Entusiasmo della Gente. Scrisse Samuel Ullman che "la mancanza d'entusiasmo provoca rughe nell'animo umano" ed invece Norman Vincent Peale che "l' entusiasmo segna la differenza dalla mediocrità" ed in effetti chi di noi non s'è sentito preda della mediocrità: giornate mediocre, esperienze mediocri, emozioni mediocri?

L'ITALIA CHIAMÒ
Italia-Turchia è un sonoro 3 a 0, e la nostra banda suona il rock. Al 45' un momento! L' Italia riunita inveiva contro un rigore sacrosanto a causa dell'evidente polso di Celik sul pallone. Era l'esaltazione e la rabbia a guidarci da maestri, noi rimasti come trafitti ed impegnati dalla bellezza del divertimento: "tagliatela quella mano!", "questo l' ha parata come re Artù in un affondo uno contro uno scritto nel ciclo bretone!", e poi via alla fantasia con i luoghi comuni sugli avversari turchi, che con lucidità seguente all' incontro non si possono assolutamente approvare. Eravamo lì tutti sul divano a fare il tifo per l'Italia.

Tifavamo Berardi, un esterno d'attacco dell'emozionante Sassuolo che ha stupito con la guadagnata titolarità in Nazionale, merito. Speravamo in un tiraggir di quel piccolo scugnizzo cresciuto nel Meridione, leggerezza. Fissavamo i movimenti di Immobile, punta e punto di riferimento, esaltazione. Allora tutto nel nostro attacco, perché la difesa non esisteva: il merito era il facchino dell'emozione per Mimmo Berardi, la leggerezza di una partita di calcio nei dribbling e nelle conclusioni fantasy di Lorenzo "il Magnifico" Insigne, e l'esaltazione che trasmette il centravanti incaricato di far gol, l'unico fondamentale del calcio che un tifoso vuole davvero vedere, c'era Immobile lassù. E noi guardavamo finalmente una partita in preda a tre concetti chiave: merito, leggerezza ed esaltazione, finalmente. E i nostri 3 hanno segnato tutti (o quasi, Berardi quasi). È lo sfogo per la raucedine della voce sul raddoppio-cassaforte era giunta di fronte solo alla prima partita del girone degli Europei, lo sfogo di un 3-0 di cui avevamo bisogno, necessario. Quelle trombette hanno preso a fare beep beep, ma non erano degli aggeggi rumorosi, erano in un qualche modo dei superstiti ad un dramma che ci ha colto intensamente, perchè siamo stati tutti immobili davanti ad una televisione che solo di Covid e tragedie informava, ma oggi guardiamo allo sport.  

"90 MINUTI DI RECUPERO"
E poi il dramma Eriksen, accasciatosi a terra nel pomeriggio dopo, il 12 giugno, rimasto come congelato per minuti sul suolo, ora starebbe bene ci informano. E tutti l' abbiamo scritto "forza Eriksen forza Cris", in pochi stavano osservando Danimarca-Finlandia forse... ma la notizia ha avuto un "boom!" di Big Bang nell'informazione mondiale. Ed io anche l'ho scoperto minuti dopo il malore, uno si chiede "ma tra tanti giocatori che ci sono sul campo, proprio Eriksen?" Il nome l'abbiamo imparato, sono milanista ma non per questo io non apprezzo i professionisti dei cugini, senza timore definisco Lukaku un fuoriclasse, Barella un valore, ed anche Eriksen un campione silenzioso.
L'abbiamo conosciuta la personalità di Eriksen, messo prima fuori dalla porta come gli gnomi che stanno in giardino, poi lucidato e spolverato, vestito a dovere con la camicette più belle possedute dal babbo Conte e schierato bello bello in centrocampo, ha faticato ma poi ha aumentato il suo raggio d'azione. Trattato male come un bambino che di nascosto mangia le caramelline gommose che fanno male ai dentini, innocente lui ma era da riconoscere: non s'è mai messo a piagnucolare nonostante la situazione non fosse delle ideali. È stato un professionista, entrava in campo a 89:40 sul cronometro senza sbattere ciglio. Sapevamo già che fosse un uomo, né un UFO sconosciuto né uno da divinizzare. È caduto trasformando Euro2020 per minuti in un thriller dalle tinte polanskiane, la disperazione camminava tranquilla sulle strisce della strada ma poi lui s'è salvato. I medici, il defibrillatore, i tifosi dei due schieramenti ad incitare lo sfortunato, la Nazionale danese intera posta da Capitan Kjaer intorno al 10 così da evitare lo sciacallaggio disgustoso di foto rubate che ritraggono un ventinovenne inerme, colto forse da un demonio, e la famiglia scesa sul terreno di gioco con le lacrime di chi piange forse un morto, una possibile vedova d'un militare stretta da Capitan Kjaer e poi solo un calciatore che prima di tutti agisce per liberare le vie orali del compagno tramontato, che incomincia il massaggio cardiaco e poi si scansa che pietrificato verrà sostituito 90' a gara in corso, che si chiama Capitan Simon Kjaer. Tutto, tanto in poco tempo. E mi è doveroso scrivere che chi ha meriti simili da campione della vita merita d'essere almeno capitano del Milan, Calabria sarà un vero milanista ma chi di giornalismo se ne intende, Carlo Pellegatti, definisce Kjaer "un eroe omerico", allora per me sarà almeno un capitano.
E che bello il romanticismo intorno all'accaduto, un amico milanista su un interista a cui il mondo intero, incluso me, batte le mani ed augura ogni bene per la ripresa più rapida. Forza Eriksen forza Cris!

C'era un tempo d'odio e disdegni? Quello sopra non è giunto ancora, magari scenderà come il Ragnarok... magari. Noi lo eviteremo.  
Due occhi aperti al Gran Morbo. Ma c' era un tempo di verità e bellezza. La bellezza di un gol e del sorriso. C'era, sì che c'era.

(In seguito da "Westworld")
 

"Alcuni scelgono di vedere la bruttezza, in questo mondo. Il caos. Io ho scelto di vedere la bellezza. Ho scelto di credere che i nostri giorni abbiano un ordine, uno scopo. Prima o poi, siamo tutti nuovi in questo mondo. I nuovi cercano le nostre stesse cose. Un posto dove essere liberi, dove realizzare i propri sogni. Un luogo con infinite possibilità."  
Dove essere testimoni della bellezza. Famiglia, amici. I ragazzi in televisione giocano a segnare, chi è a casa ad augurarsi un gol per essere felici. È poi davvero necessario essere felici, trovare del bello nei propri minuti, illudersi che un passo di un uomo, vicino o lontano da noi, possa influenzarci tanto da migliorare la giornata. Ovviamente sii prudente.  
Scegli la bruttezza, distaccati dal mondo ed evita, evita di cogliere che c'è di bello, scappa come ti inseguisse un mostro con i piedi grossi nel campo di grano, giudica tutto come lontano ed ininfluente sulla tua persona, che troverai? La gioia, la soddisfazione, l'entusiasmo non di certo, ragiona anche da egoista, migliora i tuoi momenti!
Trova degli altri che siano sinceri con il tuo essere, vivi vivi! Combatti l'avversario nella sfida così da trovare del gusto, fallo per migliorare te stesso ma soprattutto per avere un impatto positivo su chi hai intorno, sforzati. Devi riuscirci. E se lo farai dopo ti potrai chiedere "ma senza questa sfida cosa sarebbe cambiato?" Trova una risposta: per te stesso e per chi hai intorno, entrambi?
 
Hai incontrato una competizione come Euro 2020 che ti possa distrarre dall'impegno sgradevole, che possa migliorare i tuoi minuti (magari sgradevoli e mediocri nel tempo recente) e quelli degli altri, che possa migliorare la tua porzione di vita, è distante ed ininfluente veramente sul corso della tua esistenza? Bene, spenditici. Il tuo tempo avrà una qualità migliore... e magari segnerà Mimmo Berardi, Lorenzo "Il Magnifico" Insigne o Ciruzzo Immobile.
Magari c'era un tempo di verità e bellezza... magari c'è adesso.
 

Damiano Fallerini