In questi giorni ho scoperto tante cose sul mio Milan, che mi hanno riempito di gioia immensa. Quasi quasi piango dalla contentezza. Ma cominciamo...

Povero ingenuo che non sono altro! Credevo che una società aumentasse di quotazione vincendo e qualificandosi per manifestazioni prestigiose che garantiscono guadagni, come la Champion's. Pensavo che il valore di una società salisse perché i suoi giocatori hanno fatto sfracelli inaudibili e sono diventati pezzi pregiati del mercato per cui Real Madrid, Barcellona, Man-U e Bayern farebbero carte false. Niet niet niet niet niet!

Dopo un campionato mediocre, conclusosi con un 6° posto conquistato all'ultima giornata, il Milan varrebbe ben 1 miliardo, ben di più di quanto YongHong Li lo ha pagato un anno fa. Sarà merito di André Silva, pagato pochi euro e reduce da un campionato in cui è stato il terrore dei portieri? E un'ipotesi credibile. E in ogni caso ci sono file di acquirenti alla porta di YongHong Li, che non vende la società solo perché, avendo una serie di attività economiche che vanno a gonfie vele, non ne ha bisogno. Si tiene il giocattolino, su!

E leggendo l'articolo di un membro di questa community, ho avuto modo di apprendere che la Società A.C. Milan rischierebbe di essere esclusa dall'Europa League, per motivi che nulla hanno a che fare con essa. Peccato che lo stesso articolo citi ben 2 dei principi del Fair Play Finanziario che sarebbero stati violati dai rossoneri: il break-even e il going goncern (la continuità aziendale).

Certo, il break-even sarebbe meno marcato che nel caso di altri club cui è stato concesso il settlement agreement. Ma il problema è proprio il going concern, un principio importantissimo di gestione e contabilità aziendale, seguito in tutto il mondo e anche in Italia, visto che per l'art. 2423-bis c.c. "la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuazione dell'attività".

Ora, la società Milan ha sbroccato sul break-even ed è già sanzionabile. Non importa se altre società hanno sbroccato di più su questo punto. Per chiedere il patteggiamento (tale è un settlement agreement) deve dimostrare che, per tutta la durata del periodo patteggiato, sarà in grado di onorare i suoi impegni. Per fare questo non può chiedere, come ha fatto, di separare la propria posizione da quella del suo proprietario, perché vorrebbe dire far prevalere la forma (il Milan ha personalità giuridica separata da quella dei suoi soci) sulla sostanza (chi porterà avanti l'accordo è proprio il socio di maggioranza, al momento il sig. Li). E un altro principio cardine della gestione e contabilità aziendale è esattamente quello della prevalenza della sostanza sulla forma.

A questo punto ritorniamo al going concern o continuità aziendale, su cui casca l'asino. Il Milan è di proprietà di un signore che ha delle attività soggette a procedure concorsuali in Cina, non si sa bene chi sia e cosa di diverso abbia rispetto alle suddette attività in bancarotta, ma quando arriva a Milano per mangiare le specialità siciliane (chi non andrebbe a Milano per mangiare specialità siciliane?), lo fa in gran segreto e parla con l'AD, Fassone, che dovrebbe essere un suo avversario nel CDA. Inoltre l'ineffabile sig. Li vorrebbe pagare il suo debito con Elliott, contraendo un altro debito, come farebbe qualunque sovrindebitato di professione. Ma quale continuità aziendale volete che si riscontri in una situazione del genere? Continuità aziendale vuol dire garantire la continuazione dell'attività dell'azienda per un ragionevole periodo di tempo, ma qui c'è un signore che cerca soldi!

D'accordo, Elliott (e questo vorrebbe essere il punto forte dei suonatori di arpa e violino che minimizzano) si sarebbe impegnato a subentrare come proprietario al posto di Li. E' proprio così rassicurante tale impegno?. Direi di no.

Ipotizziamo che in UEFA abbiano la mano leggera col Milan e che non escludano i rossoneri dalle coppe. Possono verificarsi 2 ipotesi:

1) YongHong Li onora a sorpresa i suoi impegni e rimane proprietario del Milan, restando però ciò che è, un signore poco conosciuto con dei fallimenti in atto, mentre il Milan partecipa all'Europa League senza offrire alcuna garanzia vera di continuità aziendale, che potrebbe venire solo da una fidejussione omnibus per tutti i debiti presenti e futuri che nei 3 anni successivi verrebbero contratti (ma non mi risulta affatto che fra le carte di Elliott ci sia questa garanzia, dovrebbero essere dei bei fessi i signori di questo fondo);

2) YongHong Li non onora i suoi impegni e gli subentra Elliott, che ha garantito di sostenere il Milan, ma non risulta affatto (altrimenti sarebbe stato sbandierato con gli altoparlanti) che abbia firmato una lettera di patronage c.d. forte, ovvero un impegno formale a non cedere il Milan per tutta la durata di un settlement agreement; anche in tal caso, quindi, Elliott potrebbe vendere il Milan il giorno dopo esserne diventato proprietario, senza dare alcuna sicurezza concreta sull'adempimento dell'accordo.

E questo non è un processo alle intenzioni, bensì un'analisi che mostra come le garanzie sbandierate (di per se e al di là delle intenzioni)  non garantiscono poi molto. Sono un autentico colabrodo, facilmente aggirabile.

Ma io sorrido e sono felice, perché leggendo che il Milan aumenta di valore andando male, vuol dire che in UEFA vogliono fargli un favore, no? Eh sì, perché escludendolo dall'Europa League faranno lievitare il suo valore a 1,5 miliardi... a 2... a 3... vedrete.

Ingenuo che non ero altro a preoccuparmi. Mah...