In copertina Henrikh Mkhitaryan e Pedro. Due esterni d'attacco passati dalla Premier League alla Serie A, rispettivamente nel 2019 e nel 2020.
Ormai quasi ogni squadra di alto valore schiera nel proprio modulo iniziale un centravanti e due esterni d'attacco, a volte vengono supportati anche da un trequartista. Nel calcio di oggi, spesso, sono i giocatori più larghi del tridente, gli esterni, a riuscire ad allungare le squadre e che possono creare superiorità numerica, cambiando le partite con dei lampi, delle giocate decisive.  

Le differenze tra il campionato inglese e quello italiano si nota, tra le altre - perché ci sono molte statistiche rilevanti che possono dimostrarlo - osservando la disparità della velocità dei singoli, coloro che vengono posizionati come esterni d'attacco dai rispettivi allenatori.
In Inghilterra ci sono ali offensive, rapide, sia negli inserimenti, non avendo il pallone tra i piedi, sia negli spazi aperti, portando avanti la sfera. Questi sono calciatori in grado di tagliare il campo con grande velocità.

Oggi, in Premier League, troviamo in vetta alla classifica il Manchester City che presenta Sterling e Mahrez come esterni d'attacco titolari. Il Manchester United, invece, spinge con Martial e Rashford, o a volte Greenwood, più raramente Daniel James. Il Liverpool, ora quarto, gioca con Salah e Manè che stringono spesso dentro il campo per lasciare spazio ai terzini. Rileggete i nomi già citati e prenderete nota di come questi calciatori siano, tutti, un'arma in più con la loro rapidità, con i loro scatti improvvisi, sia in campo aperto che nella manovra, con sprint sulla destra o sulla sinistra del rettangolo di gioco.

In Italia gli attaccanti laterali sono perlopiù giocatori tecnici. Possono puntare l'uomo ma, soprattutto, devono mantenere l'equilibrio tattico e perciò, raramente, corrono il rischio di incorrere in accelerazioni improvvise, spesso cause di perdita del pallone e di capovolgimenti, preferendo o difendersi, o mantenere il possesso palla, attendendo i movimenti difensivi avversari. Si preferisce conservare l'ordine dei movimenti di squadra ed abbassare i ritmi, quindi le due formazioni non mostrano pienamente la loro fantasia.

Primo in A c'è il Milan che insiste con il 4-2-3-1, modulo che porta ampi Rebic o Leao sulla sinistra e Saelemaekeres sulla destra. Questi rossoneri sono calciatori rapidi, ma mai quanto Sterling, Manè o Salah, per dare degli esempi.
La Juventus si veste, abitualmente, di Chiesa dal passo spedito e di Ronaldo. È un peccato che però Cristiano, sempre più raramente rispetto ad anni fa, compie scatti particolarmente fulminei, perlomeno però continua a saltare altissimo sui cross.
La Roma invece, attendendo Zaniolo, non solo sfrutta Pellegrini nella nuova posizione da seconda punta dell'attacco a 3, ci sono anche Mkhitaryan e Pedro arrivati in Serie A dopo le esperienze in Premier. Lorenzo non è un calciatore lento, ma rispetto ad alcuni dei suoi colleghi occupanti la stessa posizione, di sicuro non riveste propriamente il ruolo di velocista, infatti nasce come mezzala di centrocampo. I due signori provenienti dall'Inghilterra invece hanno diminuito la potenza dei loro scatti nelle ultime stagioni.
Il Napoli ha il guizzante Lozano, lui è molto forte in velocità, e Lorenzo Insigne, un calciatore ovviamente come sapete già, con grandi qualità, spedito anche lui, ma non un corridore di certo.
L'Inter, l'Atalanta e la Lazio sono alcune delle pochissime eccezioni in Europa, non utilizzano esterni d'attacco ma piuttosto calciatori, originariamente terzini, che si vanno a disporre sullo scacchiere tecnico come esterni di centrocampo a 4 o a 5. "Lentamente muore chi non capovolge il tavolo quando è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno."

Così scriveva Pablo Neruda. Il tavolo, almeno nel campionato italiano, non si capovolge dopo gli insuccessi dei club di Serie A, nei trofei internazionali, quest' ultimi sono i sogni da inseguire. Allora si preferisce rimanere fedeli alla propria filosofia. Qui giungono vari spunti di riflessione. Oltre a ciò che tratto dall'inizio dell' articolo, ce ne sono altre di cose che non vengono mai rischiate, quindi sono preferite le proprie idee, già conosciute e sicure. Antonio Conte che insiste con il suo modulo da anni ormai, il 3-5-2 con qualche variante occasionale che in queste settimane sta comunque funzionando. Eccone un esempio, un rischio non accettato: il cambiamento.
Tornando al tema principale, non è che in Serie A le ali siano lente, in realtà è molto raro vederne alcune non molto svelte, ma sicuramente in Inghilterra il calcio è basato di più sulla velocità della manovra e si compiono più scatti e ribaltamenti all'interno dei novanta di gioco. Chi è che gioca intorno alla punta, lì al Nord, è quasi sempre una scheggia impazzita, uno capace di raggiunge velocità incredibili, solitamente di più degli atleti che giocano nella nostra amata Italia.

Infine, guardate come i terzini più veloci siano quelli in grado di fare, spessissimo, la differenza qui in Italia: Theo Hernandez ed Hakimi, poi Spinazzola, questi sono i riferimenti maggiori.

Io penso che col passare degli anni c'è sempre una necessità maggiore di calciatori rapidi, ma questi, a volte, non incontrano nei progetti calcistici italiani il loro calcio, quello cucitogli addosso. Ogni squadra al giorno d'oggi cerca qualche velocista che sappia sfruttare gli spazi del campo, questo perchè il calcio non è uno sport che si gioca da fermi, attendendo il pallone. I grandi match, quelli decisivi, quelli più attesi, li giochi col cuore in mano e con un' immensa passione, le giochi a mille kilometri all'ora e senza fermarti, lanciandoti sotto la pioggia, senza il fiato, ma con tanto sudore. "Tieni da corre".

 

Damiano Fallerini