L'intervista rilasciata da Diego Abatuantono, uno dei tanti tifosi milanisti del mondo dello spettacolo, è solo l'ultima delle lamentele, per la verità sempre più numerose e frequenti, di chi percepisce che quello "Stile Milan" che ci ha contraddistinto per anni, stia evaporando e allontanandosi da chi si appassiona e si emoziona per i colori Rosso Neri della splendida squadra di Milano.
Che la colpa sia solo da attribuire a chi, nel tentativo di trarne il massimo dei guadagni, voglia imporre scelte e strategie, mascherandole da "filosofie vincenti", riuscendo anche a raccogliere consensi, è fin troppo facile da evidenziare. E' bastato esibire esperienze maturate in tutt'altri Sport e continenti, oppure rafforzare quei concetti, esclusivamente teorici, dove l'apparire ha facilmente sostituito l'essere, così come le parole i fatti e sono stati in molti a ritenersi soddisfatti.
Eppure, lenta e puntuale come la marea, sale la contestazione dai cuori di quei TIFOSI traditi nel veder calpestate le più semplici delle nostre regole e tradizioni. Quelli che non chiedono Vittorie o Nomi di calciatori spesso inutili, ma semplicemente un progetto calcistico, realistico e non di facciata, che prende forma mostrandosi non affidato alla casualità o ad esigenze di bilancio, ma a quei famosi conclamati dati statistici, di cui sono bravissimi a raccontarci l'importanza, per poi comprare i Messias, i Florenzi o altri, ma trovando sempre giustificazioni o colpevoli a cui rifilarne la responsabilità.
Cardinale out e Cardinale, Chi? Sta passando di bocca in bocca, perchè la cessione di Tonali e l'allontanamento di Maldini, ha lasciato il segno in una tifoseria che inizia ad avere dei dubbi e a farsi delle domande, con l'aggravante di non avere risposte.
Allora prende forma la mia contestazione dal sapore Skespiriano, perchè questo Milan può annoverare molti riferimenti con lo splendido scrittore inglese del fine cinquecento e inizio seicento, ma specialmente per il mio costante desiderio di cadere in quella trappola che per quanto conosciuta, mi risulta inevitabile, allontanandomi troppo spesso dagli stretti argomenti inerenti il rettangolo di gioco e proponendo similitudini extra calcio, totalmente inutili, più di pertinenza di circolo letterali che da appassionati del pallone.
Ma come posso dimenticare la frase di Amleto, nell'atto terzo, scena 1: «Essere, o non essere, questo è il dilemma», così pertinente con un Milan che anno dopo anno, rinuncia a prendere una forma ben precisa? O quando, sempre Amleto afferma: "C'è del marcio in Danimarca", come se Casa Milan fosse stata trasferita, Quanto c'è di Otello, con Desdemona nei panni del Milan, nel triangolo Maldini, Massara e Furlani? Ma è sul Mercante di Venezia che ogni similitudine diventa realtà, poichè quella libra di carne a rimborso dell'accordo sottoscritto con l'usuraio ebreo, è fin troppo uguale al prezzo pagato dai Milanisti con le partenze di Maldini e Tonali.
Insomma, mettendo fine ai miei divagamenti, non è più tempo di parole, ma di fatti.
Cosa serve blaterare di calcio sostenibile, se poi non si è capaci di allestire una seconda squadra da iscrivere in serie C e utile per far crescere i giovani? Oppure prendere un film, MONEYBALL, dimenticando che nel baseball, l'atleta gioca contro la palla, in uno sport che di squadra ha solo il numero di atleti. Costruire squadre vincenti, non è un passaggio che si può schematizzare, perchè condizionato da tantissime varianti. Non è casuale se ogni calciatore ha una sua valutazione economica ben precisa e se si è convinti di avere, scorciatoie o alternative, credendosi più bravi o furbi di altri, è più facile sbagliare che fare giusto.
Chi ha, anche solo un minimo di esperienza, sa perfettamente quanto sia difficile la gestione di uno spogliatoio, specialmente con ragazzi giovani, ricchissimi e in costante competizione. Fare una squadra non dipende solo da mettere in campo calciatori, che sulla carta possono essere fortissimi, ma avere il controllo di tutto ciò che ruota intorno.
Rapporti personali compresi. Maldini non era certo perfetto, o il migliore in assoluto, ma conosceva perfettamente un percorso per riportare il Milan ai vertici sportivi. La sua "colpa maggiore" è stata la sincerità. Non era Uomo da facili promesse, non era disponibile a tradire l'affetto dei tifosi ed anche se ha accettato di ritrattare accordi già presi, come per Tonali, consapevole di uscirne sminuito, lo ha fatto per il Milan e non per far risparmiare la proprietà, la stessa che ha cacciato Boban e che ha la sede legale in Olanda per non pagare le tasse e capirne l'organigramma. Maldini non c'è più, in sua assenza chi sarà a dialogare con i singoli e con la squadra, Mister Pioli, Furlani o un algoritmo ? Basterebbe già questo per essere preoccupati a prescindere dal mercato. A sette giorni dall'inizio della nuova stagione, mentre i nomi accostati sono sempre gli stessi, facendo bene attenzione ad incrementare le cifre d'acquisto, quasi fossero i "trombettieri di corte" a doverli pagare, più che vedere il Nostro Milan prendere forma, assistiamo al TRIONFO del NULLA.
Aspettando la fine del mercato, per poi aspettare i risultati del campo, per poi aspettare i sostituti dei sostituti e, logicamente, la costruzione dello Stadio, che poi è l'unico vero colpevole dei mancati acquisti.
Complimenti, non serve neppure leggere Sheaspeare per capire che Elliott e Cardinale hanno trovato tanti Pinocchi, ma quella è un'altra storia. Essere il MILAN non è una questione di Soldi, ma di stile e probabilmente l'unico a saperlo, della proprietà era Gazidis.
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