Mettetevi comodi poiché l'argomento trattato è complesso e necessita di tempo.
Che io non sia un sostenitore della proprietà del Milan, non è certo un segreto, anche se ho cercato di accettare anche soluzioni, a mio parere incomprensibili. Pazientando nella illusoria speranza che quella passione che anima i cuori di milioni di tifosi, pronti a riempire (normative e covid permettendo) San Siro e le strade di Milano, potesse almeno parzialmente essere recepita da chi decide il destino sportivo, presente e futuro, di una delle squadre di calcio, fra le più famose nel mondo. Nulla di più sbagliato.
La domanda che bisognava porsi fin dal loro arrivo doveva essere la seguente: "cosa ci fa un Fondo Economico, nello sport e nel mondo del calcio?"
Viceversa, il "popolo rossonero" così numeroso e distribuito in ogni angolo del mondo, si è diviso su tantissimi argomenti, lasciando sempre questa "strana proprietà" al di fuori di ogni critica. Una situazione alquanto bizzarra, se consideriamo che oggi, con le prime rimostranze a prendere forma, gli opinionisti che fino a ieri ne elogiavano le capacità, non hanno difficoltà ad ammettere, che un Fondo non fa promozione sportiva, ma punta a guadagnare.
Appare fin troppo evidente che la passione di molti si è trasformata in un vantaggio per una proprietà interessata solo a far passare il tempo, senza subire pressioni di alcun tipo, dalla tifoseria. Tempo necessario, per abbattere i costi e raggiungere la sostenibilità economica, oppure per poter ottenere l'autorizzazione alla costruzione dello stadio e della zona immobiliare. Una strategia chiara, che è stata agevolata da molti, compresi quei tifosi disposti a pazientare e ad accontentarsi del risultato sportivo, anche mnimo, se non nullo. Una fiducia eccessiva, mal  riposta, di cui rischieremo di rimproverarci per tanto tempo.   Si chiaro, una colpa da condividere fra  molti, mezzi di comunicazione compresi, pronti ad elogiare la fine del sogno sportivo, a salire sul "carro americano" affermando che fosse l'unico in grado di riportare il Milan ai vertici mondiali. Siamo arrivati al punto di convincerci che molti altri Top Club ne avrebbero seguito le orme.
Nulla di più falso. Il desiderio di tornare a vincere è stato accantonato, così come la gloriosa storia di questa squadra di calcio, fatta anche di trionfi. I dubbi sollevati da molti, rispediti al mittente. Solo un eccesso di "ingordigia" della proprietà, rivolta ad arrivare prima possibile ad azzerare le perdite, ha iniziato a far vacillare questo muro di certezze tanto gradito ai "nudi e puri", tifosi calcistici di ultima generazione, lasciando finalmente spazio a quella logica indignazione che lentamente prende forma. Stanchi di vane promesse, ma pretendendo quei fatti che purtroppo a Casa Milan, anch'essa venduta per esigenze di bilancio, con una "meravigliosa plusvalenza", non sono mai stati messi in condizione di poter concretizzare. In questa situazione, anche se i giudizi generali, su giocatori, allenatore, Dirigenza o proprietà, possono essere  divergenti, tutta la tifoseria a fronte della totale mancanza di aspirazioni sportive, si compatta. Ed ecco che la proprietà del Milan, un fondo di investimento americano, di cui conosciamo poco o nulla, si trova a dover affrontare una situazione che dagli uffici di Londra non avevano minimamente preventivato, certi delle loro conoscenze economiche, le uniche a cui fanno riferimento, ma totalmente incapaci di relazionarsi con una "piazza calcistica" e oltretutto senza conoscere e capire la forza di quella di una squadra così IMPORTANTE.. 

Siamo già al quarto anno di proprietà americana ed affermare che non si sia dimostrata interessata alle sorti sportive è facile. Un "corpo estraneo", che detta le regole con la presunzione tipica di chi è convinto di non dover dare alcuna spiegazione, forte del solo fatto di essere il "padrone". Non era certo un obbligo diventare "PROPRIETARI DEL MILAN", potevano cederlo subito, al miglior offerente, accontentandosi di recuperare l'investimento fatto, comprensivo già di interessi particolarmente onerosi. Il Fondo Elliott, è bene ricordarlo, non è diventato proprietario del Milan, attraverso la volontà di acquistarlo, ma bensì per riscuotere un prestito non onorato, dalla precedente proprietà cinese. Un'operazione, lecita e legale, ma sappiamo benissimo che ha avuto contorni alquanto complicati da comprendere, poichè la precedente proprietà ha rinunciato a qualsiasi tipo di trattativa di vendita, consegnando il Milan e la sua posizione debitoria, al Fondo Americano. Intuito l'affare e la possibilità di un guadagno fin troppo consistente, ingolositi dalla possibilità di costruire lo stadio e l'area immobiliare connessa, si sono messi comodi, progettando il loro percorso e calpestando le nostre ambizioni.

Lo Sport esiste per produrre spettacolo e risultati, non certo per creare utili, oltretutto da privare all'ambito sportivo per essere spartito fra soci o azionisti che non vogliono ne investire, ne affrontare perdite. Ciò non obbliga una qualsiasi proprietà a dover rimetterci centinaia di milioni, anzi, ben venga un "virtuosismo economico" basato su regole chiare e uguali per tutti, che migliorerebbe la competitività sportiva, ma, a mia memoria, non era mai accaduto in Italia che una proprietà palesasse il solo interesse per una vendita finalizzata esclusivamente a trarne guadagno, approfittando proprio della passione di milioni di tifosi e di quel blasone che ne è un vanto mondiale. Nessuno ha voluto addentrarsi nell'argomento, ma al contrario sono stati in molti ad applaudire ad ogni loro scelta, credendo che dietro allo slogan di facciata: "sostenibilità economica", ci fosse un progetto, chiaro e preciso. Tetto ingaggi e tetto di spesa, sono diventati argomenti di vanto, per una tifoseria sempre più attenta ai bilanci che alle prestazioni sportive. Non ricordo che in passato ci sia mai stato tanto entusiasmo vedendo partire giocatori, venduti o a parametro zero, sostituiti con giovani più o meno talentuosi. Volete ricordare alcuni dei giocatori che non vestono più la maglia rossonera, ceduti da questa proprietà ? Suso, Biglia, Kucka, Rodriguez, Piatek, Gigio, Chala, Bonaventura, Paquetà, Locatelli, Cutrone, Andrè Silva e molti altri, dove ho evitato appositamente di citare, Musacchio, Montolivo, Zapata, Conti eccetera. Fra tanti prestiti e pochi acquisti, ogni scelta è stata accettata con entusiasmo, come se fosse l'unica possibile e la migliore, senza un minimo di analisi critica, contenti del solo fatto di ESISTERE, di poter giocare il Campionato, accettando anche una sanzione UEFA, fin troppo vergognosa, ma utile ad esaltare la strategia americana.

E' bastata una qualificazione champions, tanto bella quanto inaspettata, per riaccendere entusiasmi sopiti da anni e innalzare ulteriormente il Fondo, quale nuovo messia della Milano rossonera. Fiduciosi che anche "finanzieri incalliti" non avrebbero rinunciato a quella visibilità ed alla "vera gloria", che solo lo Sport sa riconoscere. Nulla di tutto ciò, chi vive esclusivamente per i soldi, a cosa può essere interessato se non ad incrementare il proprio guadagno. Il Fondo Elliott non ascolta certo Gazidis che, calato nella realtà milanese, potrebbe subirne umore e fascino, oltretutto con una rivalità cittadina particolarmente sentita. Così come il Presidente Scaroni o Paolo Maldini, ai nostri occhi "Milanisti Veri", non hanno alcuna voce o peso, per invertire un percorso fin troppo chiaro, per chi volesse vederlo. Dai loro uffici, ben distanti da Milano, la direttiva resta sempre la medesima, sostenibilità. Poco interessa se Kessie andrà via, aveva uno stipendio da 2,2 Milioni annui, come si permette di volerlo quasi quadruplicare? Romagnoli? Gli offrono di dimezzarsi lo stipendio, da 6 a 3 M, anche Lotito non si sarebbe spinto a tanto, risultando più generoso. Ma tanto chi può permettersi di criticare una proprietà che, ATTENZIONE, paga regolarmente gli stipendi. E anche se criticassero, cambierebbe qualche cosa per chi ha licenziato Boban solo per aver dichiarato la verità?
Dare le colpe di eventuali insuccessi sportivi a Maldini, Pioli o ai giocatori, era di una facilità estrema, bastavano due acquisti e potevano garantirsi altri due anni di tranquillità. Viceversa,  forti delle loro convinzioni, hanno oltrepassato ogni logica sportiva, rinunciando a rafforzare la squadra, sia a settembre che nel mercato invernale. Eppure eravamo in molti a pensare che non si sarebbe ripetuto lo sbaglio fatto lo scorso anno e che non si sarebbe rinunciato, per pochi milioni, a competere per la vittoria finale. Nulla di più illusorio. Un immobilismo totale, imbarazzante, che mette a nudo la cruda realtà e a ulteriore presa in giro, migliora il bilancio, grazie alle cessioni di una rosa fin troppo ampia e priva di qualità. Fortunatamente il "diavolo fa le pentole, ma non i coperchi", così nonostante le perdite dei bilanci chiusi lo scorso 30 giugno in rosso di -245,6 milioni per l'Inter e di -210 milioni per la Juventus, mentre il deficit rossonero di -98,2 milioni, oltretutto in periodo di pandemia, è stato ripianato con liquidità propria, le due rivali, competitor sportive, continuano a spendere e rinfonzarsi.
Inter e Juventus hanno continuato a far riferimento alle ambizioni sportive, scegliendo percorsi alternativi per mantenere alta la loro competitività e a fronte di posizioni debitorie ben più gravi di quella milanista hanno ugualmente continuato nel percorso di rafforzamento, attraverso cessioni o con impatto minimo nell'immediato, ma ad ampio respiro sul futuro, mentre il Fondo Americano prosegue in un percorso che per quanto possa essere supportato da scouting e intuizioni vincenti amplierà il gap di distacco con molte altre formazioni. Poco serve imparare un nuovo termine inglese: player trading. Intervenire oggi utilizzando parte del budget già previsto nel piano di sviluppo, quindi impegnandosi per costi in proiezione futura, nella consapevolezza di incrementare il proprio parco giocatori e, i risultati sportivi, probabili, ma non assicurati, incrementare le entrate e affrontare quelle spese che oggi sarebbero impossibili.. Strategia che, possiamo certificare senza alcuna possibilità di smentita, stadio o non stadio, Elliott non vuole minimamente prendere in considerazione, poichè potrebbe interferire sul valore di vendita e sul conseguente guadagno che ha già da tempo quantificato. 
Una scelta che appare fin troppo rischiosa per non essere stata ponderata da chi guarda ogni particolare per trarne guadagno. Una bomba ad orologeria che regolata sul mercato estivo potrebbe scoppiargli in mano, interferire sul rapporto idilliaco con la tifoseria e portare ad una contestazione che, volenti o nolenti, avrebbe un effetto deleterio anche sulla futura vendita. Si arriverà a giugno con la necessità di rinforzi che la proprietà non potrà e non vorrà garantire, oppure il Fondo, constatata la cruda realtà italiana, con un progetto stadio ben lontano dal poter essere non concretizzato, ma semplicemente definito, si prepara a levare le ancore e cedere una Società Calcistica, ben lontana da essere vincente, in Italia e ancora meno all'estero, ma sempre fra le più conosciute ed ammirate nel Mondo ?  La reale resa dei conti, dove, per la prima volta, quelli sportivi torneranno ad avere una valenza ben superiore di quelli fin troppo in ordine dei bilanci si sta avvicinando e ciò grazie anche alle manovre di Juventus e Inter.                               

Elliott è subentrato a Yonghong Li, con la prospettiva di mettere i conti in ordine e vendere traendo guadagno, il tutto grazie all'acquisto di calciatori giovani, dal costo e ingaggio contenuto, che poi siano talenti è tutto da dimostrare. Nessuna generazione di altro debito, così come  l'obiettivo di centrare la qualificazione alla Champions League è solo di facciata, un contentino per i tifosi creduloni, poichè ogni investimento è modulato sul piazzamento finale e sulle entrate ricavate. 
Ecco perchè per essere una squadra di calcio è preferibile avere una Proprietà che conosce le regole dello sport e ne condivide la passione, piuttosto di chi si veste elegante, movimenta centinaia di milioni, ma alla fine dei conti vuole solo arricchirsi sulle spalle di milioni di tifosi, vendendo la Nostra squadra, la Nostra storia e la Nostra passione, con un guadagno che, ai miei occhi, ha tanto la parvenza di un furto ............
Forza Milan!