Christian Eriksen è arrivato all'Inter nella campagna acquisti di gennaio 2020 al termine di una grande operazione di mercato coordinata dal duo dirigenziale interista Marotta - Ausilio.
Da quando è arrivato non fa altro che far parlare di sé. Sin da quando è arrivato la stampa si è chiesta come potesse essere utile nel sistema di gioco dell'Inter di Conte, che a detta di molti non avrebbe preferito il suo acquisto a quello di un centrocampista dalle caratteristiche simili a quelle di Vidal. Da quei primi giorni a oggi è cambiato ben poco, la polemica attorno ad Eriksen non cessa neanche in un periodo complicato dal punto di vista dei risultati per l'Inter. Di giocatori che hanno deluso le aspettative ce ne sono stati molti negli ultimi anni dalle parti di Milano, ma tutti condividevano la mancata affermazione a livello internazionale e calcistico che Christian Eriksen detiene sin dai tempi dei suoi esordi in Olanda. Passando da João Mário a Gabigol si arriva, quindi, al giocatore danese.
Del suo valore tecnico non si è mai discusso, ma il suo temperamento e la sua difficoltà di adattarsi in un campionato altamente tattico e dispendioso dal punto di vista energetico quale la serie A, ha portato Antonio Conte all'esclusione da tutti i big match nella passata stagione ed ad un uso centellinato durante la stagione in corso. Eclatanti le ultime due esclusioni contro il Real Madrid e l'Atalanta, due squadre che sulla carta erano una più forte e l'altra dello stesso livello approssimativamente della stessa Inter, dove si è sentito il peso della mancanza di pulizia tecnica (Madrid) e di un uomo capace di inventare la giocata (Bergamo). Il tecnico salentino ha preferito al giocatore ex Tottenham un centrocampo più di interdizione e quantità, caratteristiche che per natura calcistica non sono riconducibili ad Eriksen, uomo assist dotato di una tecnica fuori dal comune e di un tocco della palla vellutato. Del problema dell'Inter e della sua poca fantasia all'interno dei gli ultimi metri di campo si è parlato spesso e Eriksen potrebbe essere una valida soluzione a questo problema, ma ciò che davvero sposta gli equilibri nelle gerarchie neroazzurre è la capacità di adattamento a diverse situazioni, che garantiscono a uomini dal non elevato tasso tecnico, quali Gagliardini o in passato Vecino, di ritagliarsi uno spazio più ampio rispetto alla stella danese.
Quando è stato chiamato in causa, al termine delle partite nella zona mista, Antonio Conte ha sempre giudicato l'operato di Eriksen durante il suo tempo di gioco pienamente sufficiente.
Tuttavia le parole del leccese non sono mai state congrue alle azioni, infatti la continuità di gioco di Eriksen non si è mai spinta oltre due partite da titolare e continui spezzoni negli ultimi minuti di partita. La questione ora diventa sempre più scottante, a seguito delle ultime dichiarazioni del danese che con i suoi connazionali riesce a offrire importanti prestazioni che con la casacca nerazzurra non si sono mai viste. Proprio durante alcune interviste ai media danesi Eriksen si è dimostrato poco paziente rispetto al passato in merito alla sua posizione nelle gerarchie della rosa dell'Inter, a cui Conte ha risposto con: "il giocatore ha lo spazio che si merita". La soluzione più semplice sarebbe di separarsi nella maniera più imminente, quindi nel mercato di gennaio. La situazione economica all'interno del panorama calcistico europeo e mondiale però è molto complicata, anche le squadre con i maggiori capitali sono costrette a campagne di acquisti low cost e a continui tagli di stipendio, si prenda per esempio la situazione del Barcellona. Questo significherebbe privarsi di Eriksen solamente in prestito, alternativa che all'Inter fanno fatica a digerire si veda il caso di Nainggolan, che nonostante sia usato meno del danese in questo inizio stagione, è rimasto alla corte interista pur di non andare in prestito nuovamente al Cagliari. Il ricavo economico di una operazione in prestito sarebbe sicuramente non proporzionato al valore del giocatore, tuttavia per l'Inter sarebbe un peso minore dal punto di vista economico sul monte ingaggi, visti i 9 milioni comprensivi di bonus percepiti. Ad oggi, allora, lo scenario di un addio già a gennaio è molto ipotetico. Compito dell'allenatore sarà quindi valorizzarlo all'interno della rosa nerazzurra. La soluzione del trequartista, ruolo naturale del danese, è molto difficile da metabolizzare nello scacchiere "contiano", le certezze negli schemi della squadra vengono totalmente distrutte con la perdita di un uomo capace di palleggiare a inizio azione e che renda la squadra più veloce ad inizio manovra. L'avanzamento di circa 30 metri del regista non ha sortito gli effetti voluti già in passato. Allora perché non provare proprio Eriksen in quella zona di campo, affiancato da due cagnacci come Vidal e Barella, un regista dai piedi fatati che farebbe circolare il pallone in maniera veloce nella retroguardia interista e che saprebbe pescare fra le linee l'attaccante che a turno viene incontro. Viste le difficoltà nel gioco dell'Inter col trequartista e la rigidità delle scelte di Conte potrebbe rappresentare una valida alternativa per il riscatto del danese. D'altronde quando era in Inghilterra aveva già ricoperto un ruolo simile quando giocava nei due di centrocampo dietro i tre trequartisti, le sue prestazioni non erano fantastiche come quelle da collante tra centrocampo ed attacco, ma non disdegnava.
La diatriba continuerà, molto probabilmente, almeno fino al prossimo giugno quando terminerà la stagione e sapremo se Eriksen è riuscito a diventare attore protagonista nell'Inter o un esubero.