Lo schema cardine di Conte (3 5 2), non funziona e non funzionava già prima, non era un meraviglia, anzi, e con l’arrivo di Eriksen a gennaio tutto ciò si è palesato ulteriormente, anche se era ormai chiaro ed evidente da tempo anche ai più distratti. Il tutto condito da una condizione atletica che per Conte è tutto, ma in netto calo, è umano e fisiologico visto le innumerevoli partite affrontate e una rosa nel complesso tutto fuorché profonda.

Quando nasce questo schema e come si poteva cambiare a stagione in corso.

Nasce con Carlos Bilardo nei mondiali dell’84, fu un vero e proprio tentativo di instaurare un nuovo modo di provare a giocare, e ci riuscì. In quella squadra c’era il Dio del calcio: Maradona che era lasciato libero di inventare, supportato da un compagno di reparto che lo spalleggiava. Perché del resto, “se hai grandi campioni non puoi ingabbiarli nello schema”, è lo schema che si adatta al fenomeno, e quindi con le dovute proporzioni, quello che a stagione in corso avrebbe potuto e dovuto fare Conte con il neo acquisto Eriksen, preferendogli puntualmente invece giocatori molto meno tecnici, ma che capirono immediatamente i suo ordini tattici, (Gagliardini su tutti) mantenendo intatto così lo schema. Stessa e identica cosa che fecero Spalletti e De boer, loro invece utilizzarono male il 4 2 3 1, in cui i due centrocampisti sono fondamentali e di conseguenza, dati gli interpreti di allora era forse meglio non attuare proprio. Lo stesso Spalletti, che in partite completamente bloccate (Inter Crotone 1 -1), pur di non cambiare schema di gioco, lasciava giocatori imbrigliati in schemi assurdi, e rinunciando di fatto alle loro qualità per (non) far funzionare ordini tattici assurdi. Le numerose partite da insufficienza di Perisic, in cui non toccava praticamente palla durante tutto l’arco dei 90 minuti, e senza spazio di manovra, ne sono un chiaro esempio. Eriksen, inizialmente ha giocato come mezz’ala, ma in realtà giocherebbe dietro le punte, il problema quindi non è Eriksen, perché Conte da un lato ha portato avanti un certo schema, più ci lavori più migliori, ma l’alternativa vera era partire da dietro con la manovra e con una difesa a quattro più solida e oliata rispetto a quella a tre, valorizzi così le punte e lo attui grazie al cambio modulo, passando al 4 3 1 2, col danese protagonista e creando così densità a centrocampo e non più sugli esterni.

Ma cosa prevede in sostanza il 3 5 2?

Questo schema sostanzialmente prevede: che gli esterni debbano avere una classe, capacità tecnica tattica e fisica fuori dal normale, due fenomeni, perché quando si alzano i tre difensori avanzano a loro volta fino a centrocampo e vanno a occupare lo spazio che viene lasciato scoperto dai centrocampisti, che diventano a tutti gli effetti degli attaccanti aggiunti. Ti difendi con cinque giocatori e attacchi con sei, buono per andare a contrastare il 4 4 2, molto in voga dagli allenatori di serie A.

Perché non ha funzionato?

Gli esterni di centrocampo sono appunto i più importanti di questo schema perché permettono di fare: raccordo con i centrocampisti, e riforniscono di palle gli attaccanti e questo non è stato possibile con (Candreva, Biraghi), giocatori che addirittura escono dall’area avversaria cercando tiri da fuori, Young non per niente è un caso isolato. Per questo Conte ha dovuto ovviare e cambiare impostazione di gioco con Lukaku, che difende palla e fa salire la squadra, Lautaro spalleggiato dal belga e lanciato con palle basse e lanci che quindi non provenivano, e non sono mai giunti per vie esterne, bensì dai piedi ducati dei difensori centrali De Vrij su tutti, eludendo così il centrocampo rimasto orfano di Sensi, lui e lo stesso Barella che a inizio stagione davano quel qualcosa in più a livello di idee e di gioco. Ma appena è calato anche l’attacco, sono scaturiti altri problemi, risolti in parte grazie a Young, Moses e De Vrij.

La questione non è l'inserimento del grande Eriksen, è lo schema che già di per se non funziona appieno, perchè per questa idea di gioco ci vuole tanta, troppa, qualità e saper fare dei movimenti giusti, determinati schemi, per determinata qualità.

 

Acquisti mirati.

 

In questo mercato è evidente l’acquisto di giocatori speculari, che fanno crescere uno sviluppo tecnico, tattico e di dinamismo per quello che l’allenatore pensa, e fondamentali per il 3 5 2, al contempo fanno anche crescere gli altri giocatori che si possono così esprimere al meglio. Pellegrini, lo stesso Kante molto intelligente, che precede l’azione avversaria, Vidal e Kolarov che portano esperienza, ma soprattutto Hakimi e (Alaba) sulle fasce, sono giocatori decisamente perfetti a ricoprire i due ruoli fondamentali di questo schema, rendendo così possibile l’idea di calcio che ha in mente il mister, e in questo nuovo contesto anche Eriksen saprà certamente dare il suo prezioso contributo.