Il mercato invernale, tradizionalmente considerato di riparazione, ha finora regalato un solo grande sussulto, il ritorno di Ibrahimovic al Milan.
Per il resto, qualche operazione minore ma nulla di veramente effervescente, capace di far impazzire una tifoseria per l’arrivo del risolutore.
E, a pochi giorni, dalla conclusione, l’unico affare degno di nota pare essere solo uno: l’approdo di Eriksen alla corte nerazzurra del Naviglio.

Il calciatore del Tottenham, indiscutibile dal punto di vista tecnico, ha una voglia matta di andar via da Londra e provare una nuova esperienza, cosa che aveva già programmato per quest’estate ma che vorrebbe anticipare, secondo le indiscrezioni di diversi operatori di mercato, già entro fine mese.

E la destinazione Inter, al momento, risulta sicuramente quella più affascinante.
La dirigenza Suning conosceva fin dal principio le capacità attrattive di Conte, capace da solo di stuzzicare il palato di fior fior di campioni. Ed Eriksen, senza timori di smentita, è uno di questi.

Un centrocampista tra i più forti del decennio, che ha avuto la “sfortuna” di trovare sulla sua strada una concorrenza spietata in Inghilterra e di non riuscire a portare a casa alcun trofeo ufficiale con la maglia Spurs, che avrebbe senz’altro meritato. E ora, dopo sei anni sotto l’egida di Sua Maestà, ha voglia di rinvigorire il suo palmares fermo dall’esperienza olandese con l’Ajax (quando esplose a livello internazionale) e, soprattutto, regalarsi l’ultimo grande contratto della carriera con una squadra in rampa di lancio.

Detto ciò, chi scrive è convinto di quanto traspare dal titolo di questo articolo: Eriksen è il colpo più importante che ci possa essere in questo momento per l’Inter.
In primis, perché è un calciatore di qualità, il quale, al netto dell’ambientamento necessario per il campionato di casa nostra, potrà garantire maggior tasso tecnico e grandi doti offensive, oltre ad una caratura internazionale (ricordiamo che ha disputato una finale di Champions League appena la passata edizione) utile per un traguardo che dev’essere perlomeno inseguito quale l’Europa League.
Inoltre, fattore ancor più rilevante, è l’aspetto empatico dell’operazione: prenderlo adesso significherebbe dire che l’Inter, pur riconoscendo la superiorità manifesta della Juventus, sta definitivamente tornando sui livelli più importanti del calcio italiano, lanciando ufficialmente (o quasi) il guanto di sfida alla pluriscudettata Signora bianconera.

L’Inter ha infatti giocato un girone d’andata maestoso, ma la coperta è davvero corta: eccetto la difesa, dove i vari Bastoni (autentica sorpresa e ormai titolare a discapito del comunque sempre valido Godin), Ranocchia e, se non infortunato, l’adattabile D’Ambrosio possono permettere agli inamovibili Skriniar e De Vrij di rifiatare, gli altri reparti sono davvero bisognosi di benzina.

Sulle fasce l’arrivo di Young potrebbe non bastare e a centrocampo il danese è vitale: insieme a Sensi, Barella e Brozovic comporrebbe un quartetto intercambiabile che non avrebbe nulla da invidiare ai bianconeri, oltre a garantire quella fantasia e imprevedibilità che ancora manca al gioco contiano.

Un asso nella manica, uno che toglie il fantomatico coniglio dal cilindro.

Il vero nodo, comunque, rimane l’attacco, dove la coppia d’oro Lautaro-Lukaku non ha vere alternative: Sanchez ha avuto guai fisici, Politano non rientra nei piani ed Esposito, seppur volenteroso, deve ancora maturare. Se arriveranno, dunque, tutti i tasselli mancanti, la sfida per lo Scudetto potrà essere reale (senza dimenticare che sarebbe una lotta a tre, visto che la Lazio non mollerà di certo).

Eriksen deve arrivare, costi quel che costi, e tutto il popolo della Beneamata aspetta con trepidazione la fumata bianca.

È necessario il suo atterraggio il prima possibile per ricominciare a sognare dopo i due mezzi passi falsi con Atalanta e Lecce.

Il calciatore dell’attuale squadra allenata da Mourinho è stato paragonato in passato ad un giocatore fortemente voluto proprio dal portoghese quando era in sella alla panchina interista nel 2010, ovvero Sneijder: chissà che non si porti dietro anche solo una parte dell’impatto dell’olandese sulla storia del club meneghino.