Un mare in tempesta. L'apparente tranquillità che la dirigenza del Milan ha cercato di veicolare ai giornalisti nella conferenza stampa di ieri, tutto ha trasmesso tranne che... tranquillità.
Lo si percepiva chiaramente e non c'era assolutamente bisogno di essere un esperto del "linguaggio non verbale". Bastava stare attenti e cogliere i fulminei passaggi dal sorriso (di muscoli facciali e non di occhi che sono lo specchio dell'anima) con cui Paolo Maldini ha cercato di  accompagnare i suoi interventi, al ritorno "naturale" all'espressione corrucciata e seria che, purtroppo, è atto dovuto nella situazione in cui il Milan si è aggrovigliato. 

Non è che, passando a Boban, la situazione variasse molto. Ammissione degli errori (anche Maldini l'ha fatta), ragionevole certezza di un futuro più roseo ed assicurazioni, per gli intervenuti, che il lavoro di entrambi sarebbe stato ancora più "hard e strong": state sereni, NOI, IN MENTE, ABBIAMO SOLO IL MILAN!

Poi, come la ciliegina sulla torta, sono arrivate le parole di Ivan il grande
Un film, almeno per il sottoscritto, già visto, rivisto e analizzato, partendo da alcuni decenni fa sino ad arrivare ai giorni nostri e "somministrato" come il Prozac dai manager di qualsiasi società alle risorse umane che gestiscono. Un'alternanza, trita e ritrita, di minacce (nello specifico... "se vi molliamo ripartite dalla D" da cui vi abbiamo salvato perché NOI SIAMO BBBUONI), alle mission (sempre nello specifico... "stiamo lavorando incessantemente per riportare il Milan IN ALTO COME LA GRAPPA BOCCHINO"). 

Vabbè, abbiamo capito, siete tutti alti, biondi e con gli occhi azzurri ma tradotto nel concreto? Dovreste dirci cosa intendete fare per il Milan, il "nostro" Milan, quello dei tifosi che come me lo tifano da oltre 50 anni e che VERAMENTE e FINALMENTE vorrebbero capire cosa state facendo, come state operando, quale progetto avete... noi, sino ad oggi abbiamo visto solo la confusione totale.

Ecco, la domanda delle domande, quella che lascia "la canna fumante" è tutta lì: scusate, vorreste dirci, di grazia, come mai siete venuti dall'altra parte del mondo a prendere il Milan? Perché a noi, poveri parvenu, sciocchi e ingenui, la cosa comincia a puzzare. 

Ho letto un articolo di Ordine che credo inquadrasse con precisione il problema e quindi ve lo riassumo brevemente.
Diceva il dott. Ordine che l'aspetto strettamente sportivo, era "sì" un problema per il Milan, ma non certamente il più importante ed urgente da affrontare. Era la società, intesa come organigramma e obiettivi, il vero vulnus; e, partendo da questo stato di "confusione scientificamente organizzata", arrivava ad una frase di Scaroni, maliziosamente riportata, in cui il presidentissimo (SIC e sigh) si diceva convinto di poter vendere il Milan per oltre un miliardo! Il resto, il dott Ordine, credo l'abbia lasciato, anche lui "maliziosamente", alle deduzioni di ognuno di noi. Io, molto ingenuamente, mi domando: ma come può una società che ha risibili risultati sportivi, una rosa "media" e poco patrimonio immobiliare valere "sicuramente" un miliardo? E mi domando ancora: ma che interessi può avere  l'attuale proprietà ad investire nei calciatori e nell'allenatore i cui risultati sono, per definizione, aleatori?

Ecco, concludiamo. 

Dobbiamo chiedere, da subito, qual è il progetto Elliott; ciò chiarito, la proprietà "deve" recidere una delle teste di questo strano Giano anglo-italiano che ci gestisce e quindi vogliamo sentire solo UNA voce, l'unica responsabile della parte sportiva, che ci ragguagli, con poche semplici comunicazioni, quali sono gli step che il Milan, come società sportiva, intende fare per ottenere dei risultati che vadano "oltre" il risanamento dei conti.

Noi ci aspettiamo questa chiarezza, altrimenti siamo certi, che dal guado, non usciremo facilmente.