Mi dispiace per Zvone, persona intelligente e colta e milanista vero.
Mi dispiacera' per Maldini, capitano e bandiera che, magari un po presuntuosamente, ha pensato di poter giocare da subito coi grandi come gli era accaduto sui campi di calcio. Mi dispiacera' un po meno per Massara (Massara chi?) che trovera' qualcuno che gli fara' fare lo scout in giro per la penisola. Il mio e' un dispiacere umano, affettivo emotivo ma non razionale. Se uno riuscisse ad analizzare la situazione con un po' di distacco (lo so distacco e tifo non si fanno compagnia), forse il risultato di questo ulteriore rivoluzione a tinte rossonere verra' visto per quello che in realta' e': il momento in cui la proprieta' ha fatto la proprieta'. 

Da piu' parti si era invocata la presenza della Proprieta', la voce del padrone e, puntualmente questa non si e' fatta attendere. Ma le modalita' e i rituali della comunicazione di un Hedge Fund NON sono e NON potranno mai essere quelle di Lotito (con tutto il meritatissimo rispetto). Un fondo analizza, pianifica, misura e poi DECIDE.

Il gigantesco equivoco di fondo e' nato proprio dal Fondo che non ha fatto il Fondo, che ha cercato di venire incontro alle esigenze di un mondo che non capiva, che, prima con Leo e Gattuso, poi con Zvone e Maldini ha cercato di costruire un ponte con il tifo e con la comunita' locale (probabilmente per addolcire il progetto stadio).
Ma prima la coppia Leo-Rino poi quella Zvone-Paolo sono uomini che hanno vissuto gli splendori milanisti e li portano con loro fin nel midollo e da subito hanno cercato di impostare una strategia che rendesse piu' breve la ricostruzione. Ma quello che non avevano capito e' che la strategia era ed e' rimasta quella di costruzione dal basso di un gruppo giovane e di prospettiva con ingaggi bassi (si parla di ridurre il tetto salariale a 2ml!), per risanare il bilancio e offrire sul mercato ai potenziali acquirenti un'azienda economicamente sana, con giovani potenzialmente forti, uno stadio di proprieta'. Sì sì PUNTO. Il fatto di essere in Champions league al momento della vendita e' assolutamente SECONDARIO. La Champions (in ottica Elliot) serve solo per coprire costi di struttura piu' alti. Se si riducono i costi strutturali e si rende la societa' solida, per un fondo la potenzialita' della champions vale di piu' della champions raggiunta. E' come quando compri una casa, chi te la vende la ammobilia per farti vedere come sarebbe bella ma poi lascia a te di personalizzarla perche' la soddisfazione di aver aggiunto qualcosa di tuo e' impagabile e questo, chi vende, lo sa. Il modello e' l'Atalanta, la Lazio non certo l'Inter e la Juve. Da questo punto di vista la scelta di Rangnick e' perfetta. Primo si capisce finalmente che c'e' un uomo solo al comando GAZIDIS.
Secondo, finalmente direi, il sud africano sceglie l'uomo che per lui e' piu' capace di portare a casa il progetto, terzo Rangnick questo sa fare, prende giovani li valorizza li fa correre come assatanati e crea squadre che con poco se la giocano per l'europa ogni anno. 

L'errore di Zvone e Paolo e' stato quello di sottovalutare il rapporto Gazidis Singer. Un rapporto nato nei salottini dell'Emirates Stadium e fatto di numeri, analisi e obiettivi, non di cuore, passione e trofei.

Detto questo magari non andremo in Champions ma se per un anno fossimo noi l'Atalanta non e' che mi dispiacerebbe poi tanto :-)