Quest'anno ho la volontà di impegnarmi: scrivere di calcio e in particolare delle vicessitudini del mondo interista (ahimé, anche il sottoscritto soffre ormai dal lontano '89 di questa cronica patologia chiamata nerazzurrite) sin dai mesi di ritiro estivo e di calciomercato, al fine di poter dire certe cose in tempi non sospetti... con l'intimo auspicio di poter affermare, domani, un soddisfatto "io ve lo avevo detto".

IMMOBILISMO O STRATEGIA - Il cuore del dibattito attuale sull'Inter è senza dubbio la valutazione che le diverse voci dei commentatori danno al criptico momento di mercato della neo-dirigenza varata dal gruppo Suning. Per alcuni, Sabatini & Co. non stanno riuscendo a cavare un ragno dal buco. Per altri, si tratta dell'esito di una programmazione oculata che pondera le proprie mosse, sia da un punto di vista tecnico che da un lato prettamente economico, e che alla fine regalerà comunque soddisfazioni ai tifosi.

In realtà un problema oggettivo esiste e consiste nel fatto che pure dentro il corpo della squadra sussistono le due contrastanti visioni della situazione contingente: Sabatini, appunto, che parla (e non potrebbe fare altrimenti) di programmazione; Spalletti, invece, che richiama l'attenzione sui rischi dell'immobilismo di questa prima fase di mercato. Strano a dirsi, visto che i due dovrebbero agire praticamente come una coppia di fatto, dopo l'idillio romano.

A meno che Spalletti, quando afferma l'ormai celebre "mi hanno promesso determinate cose", lo faccia non per ricordare ai sui dirigenti l'impegno preso bensì per rassicurare la pubblica opinione sul fatto che se c'è stata la "stretta di mano" bisogna allora solo stare tranquilli e aspettare con fiducia.

RIVALUTARE GLI IMMOBILI: IL VERO COLPO DI MERCATO - Per avere un po' più di idee chiare sulla vicenda, vi invito a considerare il seguente aspetto: se foste dei manager chiamati da un gruppo industriale a risollevare le sorti dell'impresa che fin ora è andata a rotoli, da dove partireste? Non ho dubbi che la prima regola di un buon manager è studiare lo stato delle cose, le forze e le risorse a disposizione e vedere se, prima di tutto, c'è qualcosa che può essere recuperato, rivalutato.
Così si stanno comportando Sabatini e la sua longa manus Spalletti: possibile che la rosa dell'Inter sia effettivamente una compagine da ottavo posto? I giudizi del precampionato 2016-2017 dicevano di no: erano tutti incompetenti gli opinionisti dell'epoca? E non è forse vero che una squadra che affronta un campionato partendo in ritiro con un allenatore, iniziando la stagione con un altro, cambiando in corsa la guida e terminando la temporada con il tecnico della Primavera, anche se si chiamasse Real Madrid, avrebbe comunque dei seri problemi ad ottenere dei risultati? Forti del sostegno delle risposte a queste domande assai retoriche, Walter e Lucio stanno esattamente compiendo questa azione più da periti assicurativi che da tecnici calcistici. Azione assolutamente necessaria, perché se per caso recuperassi alla battaglia un Joao Mario, un Brozovic e un Kondogbia (per gli altri mi sa che c'è poca speranza di rientrare nel progetto tecnico-tattico), avresti di colpo ripreso le redini di un bel 90-100 milioncini di capitale umano, con grande soddisfazione della proprietà cinese.

INNESTI CALIBRATI - A questa prima linea di intervento, si associa una seconda strategia operativa che ha già dato due frutti: andare ad integrare nella rosa profili tecnico-tattici fin qui assenti. In tal senso vanno letti gli acquisti di Skriniar e Borja Valero (peraltro anche abbastanza rapidi, fatto salvo per lo strascico sentimentale della separazione fra lo spagnolo e la sua amata Firenze). Il difensore rappresenta, per struttura e caratteristiche di gioco, l'elemento che completa un pacchetto fin qui composto da calciatori fisicamente meno possenti e più sovrastabili sul gioco aereo come Miranda e Murillo (andando di fatto a sancire la rinuncia a Ranocchia, che nelle passate stagioni avrebbe dovuto fungere da alternativa o integrazione al brasiliano e al colombiano).
Borja è invece quello che l'Inter pensava di aver trovato lo scorso anno acquistando Banega, salvo poi scoprire l'inadeguatezza di un 28enne argentino abituato ad un certo tipo di calcio a calarsi con costanza e continuità nei ritmi e nelle durezze del calcio italiano. Adesso, invece, abbiamo un giocatore che il nostro campionato lo conosce a meraviglia e che sopratutto sa cosa va fatto con il pallone fra i piedi per favorire lo sviluppo della manovra offensiva e la corsa dei compagni.

Ma la linea degli innesti calibrati non si esaurisce qui. L'altra lacuna importante era quella del terzino sinistro (a destra c'è comunque D'Ambrosio che alla fine non ci rende felicissimi ma neppure disperati). In quella posizione arriverà Dalbert, è scritto. C'è solo da assecondare la volontà del Nizza di tenerlo almeno fino al preliminare di Champions League, storico per la compagine della Costa Azzurra.

Poi farei rientrare in questa stessa categoria di operazioni tutti quegli acquisti che verranno fatti a seguito delle cessioni che dovessero ridurre eccessivamente la numerica dello zoccolo duro di giocatori su cui il mister dovrebbe poter contare per gestire una stagione comunque senza coppe europee, con il campionato e la coppa Italia unici impegni.

MA QUANDO ARRIVANO I CAMPIONI? - Se vogliamo esiste attualmente una e una sola zona di incertezza del mercato nerazzurro (che genera relativa preoccupazione nei tifosi): dove sono gli acquisti dei campioni? Arriveranno in questa sessione di trasferimenti dei top player? E quali? I dubbi sotto questo punto di vista derivano anche dal fatto che questo è realmente il fronte su cui la dirigenza si sta muovendo a fari spenti, non facendo trapelare granché sui nomi e, anche quando spuntano i nomi, non rivelando nulla sullo stato iniziale o avanzato delle trattative. Io restringerei il lotto dei possibili acquisti di questa sezione TOP a 3 nomi (almeno per il momento): Vidal, Keita Balde, Martial.

Sul cileno si è espresso pubblicamente Sabatini. Non è facile strapparlo al Bayern ma i problemi ambientali del giocatore nei suoi due anni in Baviera potrebbero giocare un ruolo importante, insieme ovviamente ad un lauto ingaggio.

Keita è il giocatore che nello scacchiere spallettiano andrebbe a riproporre ciò che Salah è stato nella Roma: ovvero l'attaccante rapido, rapidissimo in grado di affettare come lama di coltello le difese avversarie con impressionanti accelerazioni.

Il francese dello United, infine, sarebbe la chiave di volta nell'affaire Perisic (e - detto fra noi - rappresenterebbe un miglioramento, se non altro per minore età anagrafica e più ampi margini di crescita, anche del proprio valore economico).

Se invece avevate fatto la bocca buona ai nomi di Nainggolan e Di Maria... beh, è meglio per voi che li dimentichiate in fretta.
Il loro arrivo in nerazzurro ha una probabilità quasi pari allo zero: il belga ha appena rinnovato a Roma; mentre l'argentino sarebbe solo un acquisto figurina che per età e impegno economico esula dal modus operandi e pensandi fin qui adottato in carriera da Walter Sabatini.