Qui parlo di un caso che è paradigmatico, ma che spero ammaestri l’umanità dal guardarsi dalle cose facili, promesse per poco prezzo. La chimica dà quest’illusione. I composti gorgogliano facilmente, sanno di festa e fuochi artificiali. Le scuole traboccano di studenti che si iscrivono a corsi sulla materia e percorrono carichi di alambicchi i corridoi silenziosi degli edifici. E’ l’ accesso ad un regno. L’ impero della sperimentazione. Tutti ne siamo attratti. Ippocrate sapeva che quello che per l’uno è un veleno, è medicina per l’altro.

Asimov affermò che “quello che per te è buono, a te fa male”. Licenziare il virus come qualcosa che ha le stesse risposte in tutti gli organismi, credo sia un equivoco. E gli organismi della storia scientifica del dopoguerra, coinvolti, sono stati scimmie, cavie, gatti, pipistrelli. Chi ha in mano la tecnologia e soprattutto la chimica – è bello ottenere una nuova reazione, non c’è da togliere sassi, strappare erba, vangare, sporcarsi le mani – un potere crescente.

Ma andare alle cause sarebbe faticoso, “quello che vogliono … è…una frase fatta che possano usare ….. come spiegazione..” (Charles Sheffield). E si conia un nuovo termine che diviene mantra: fake news. Addirittura si costituiscono dei comitati per contrastare la ricerca della verità scientifica che per la modernità non è ciò che si può dimostrare, ma solo ciò che si può negare. E sfido chiunque a negare, con cognizione di causa, la veridicità di ogni “fake news”, senza scomodare i soliti tribuni della virologia.

Quindi rimane aperta, per me, qualsiasi interpretazione di questa “peste in epoca ipertecnologica”, che fa seguito ad altre malattie, nel recente scorcio, avvistate con ritardo, pur con un mare in bonaccia e cannocchiali potenti. “Vae victis”: la verità diffusa è sempre quella convenzionale. Ci accontentiamo di una formula di convenienza, anche numerica: numeri di contagi, decessi, guariti. La nazione reagisce poco, non certo come gli Stati Uniti dopo Pearl Harbour, che in capo a pochi giorni riconvertirono le industrie per costruire navi ed aerei. Qui, tarda la riconversione per allestire postazioni di terapia intensiva, produrre mascherine, potenziare le difese dei lavoratori della sanità.

Le tribune si spendono nella discussione coi rapporti del resto d’ Europa, quando noi italiani siamo tra i primi promotori e responsabili di ciò di cui ci lamentiamo, camminando gravemente per esser ricevuti alla corte tedesca.