A distanza di mesi dall’infelice notte del Parc OL tornano ad affrontarsi Juventus e Lione, in palio un posto nell'inedita final eight di Lisbona. La Juventus non arriva al meglio. Pesano le quattordici partite giocate in un mese e mezzo, pesa una condizione atletica che è andata in calando partita dopo partita, pesa una tenuta mentale che sembra crollata dopo la conquista matematica del nono scudetto consecutivo, sempre trentotto nel conteggio totale. Arriviamo alla partita di stasera con le assenze pesanti di Douglas Costa e probabilmente anche di Dybala, recuperato per la panchina ma probabilmente al cinquanta per cento al massimo di efficienza fisica. Questi fattori contribuiscono a far sembrare ostico un avversario che in realtà non lo sarebbe. A complicare ulteriormente le cose la ormai consueta assenza di pubblico. Si dice che il pubblico non incida sulle partite ma è curioso constatare come abbiamo affrontato tutte le partite più impegnative del campionato a livello ambientale (Atalanta, le romane, Inter) e la gara di andata in Francia con gli stadi pieni mentre, ovviamente solo per colpa della pandemia, le stesse partite a casa nostra si sono giocate con i seggiolini vuoti e il solo Pinsoglio ad incitare la squadra.

Per quella che potrebbe essere l'ultima partita stagionale, Sarri sceglie Pjanic con Bentancur e Rabiot in mezzo al campo, Higuain a completare il tridente con Bernardeschi e Ronaldo, mentre in difesa schiera quella che senza dubbio possiamo definire la linea titolare: Cuadrado, De Ligt, Bonucci, Alex Sandro. All'ingresso in campo delle due squadre, undici felpe, quelle utilizzate durante tutta la Champions, molto belle ma forse non l'ideale da indossare il 7 agosto, coprono per qualche secondo le nuove maglie per la prossima stagione. Già viste contro la Roma, sostituiscono finalmente quell'oltraggio che abbiamo dovuto sopportare per oltre un anno. La gioia per il ritorno delle strisce è però subito smorzata da un tono di nero che sembra uscito da una stampante scarica e un retro maglia che poco o nulla c'entra con la Juventus. A peggiorare il tutto la scelta di applicare i dettagli in oro su fondo bianco. Sarà un grande giorno quello in cui i disegnatori Adidas finalmente si renderanno conto che la maglia della Juventus merita un'accuratezza maggiore rispetto ad un asciugamano da mare. Per quanto mi riguarda anche questa, come quella di quest'ultima stagione, resterà sullo scaffale. In nome di una presunta innovazione mi tolgono anche la gioia di comprare la maglia della Juventus. Ogni anno il mio unico acquisto certo. Pazienza.

La partita inizia, la Juventus prova a prendere il controllo del gioco, produce qualche cross innocuo e vanifica un paio di azioni per fuorigioco. Queste situazioni saranno un po' una costante per l’intera durata della gara. Il Lione si difende ordinato, prova a gestire il pallone sfruttando l'ampiezza del campo (come evidentemente hanno imparato a fare tutti contro di noi) e risponde con un tiro di Aouar fuori di un metro che Szczesny decide comunque di toccare in calcio d'angolo. Al decimo minuto si decide la qualificazione. La percussione di Aouar viene chiusa con un contrasto di Bentancur (all'unica giocata efficace di una partita non buona) pulito sul pallone. L'arbitro vede qualcosa che non esiste e fischia il rigore. Il replay sembra dar torto al direttore di gara, Bentancur prende pieno il pallone, senza nessuna discussione, ed anche Bernardeschi, indicato come possibile autore del fallo, non sembra determinare la caduta del francese. Immagino che il var richiamerà l'arbitro per una verifica video, invece no. Il rigore è confermato, un rigore osceno e inspiegabile. Come inspiegabile a questo punto rimane l'introduzione del var. Bonucci protesta in maniera vibrata con l'arbitro, Sarri visibilmente alterato discute con il quarto uomo ma il danno ormai è fatto. Depay segna con un cucchiaio, la sensazione è che la qualificazione sia già scappata via. Non riponevo grandissime aspettative sulla partita e più in generale sul prosieguo della manifestazione ma un rigore di questo genere, con una regola invasiva come quella del gol in trasferta, sicuramente condiziona in maniera pesante la qualificazione e l'analisi della partita.

Con il Lione in doppio vantaggio, la Juventus ha bisogno di segnare tre gol. La squadra bianconera ci prova anche se continua a vanificare troppe azioni per fuorigioco. Qualche cross in area per nessuno perchè Higuain purtroppo non sembra più un fattore, almeno a questi livelli, e poi la grande palla gol di Bernardeschi che, dopo aver saltato a fondo campo tutta la difesa francese, portiere compreso, viene chiuso in angolo al momento di appoggiare la palla in porta da pochi centimetri. La posizione non era sicuramente la migliore possibile ma questa azione rappresenta secondo me una buona sintesi del giocatore. Fa spesso giocate belle e potenzialmente importanti che però non riesce mai a concretizzare con un tiro pericoloso oppure un passaggio efficace. La Juve continua a mettere palle alte in area soprattutto con Rabiot e Alex Sandro, molto buona la sua prova, ma produce solo un colpo di testa alto di Ronaldo da posizione per lui favorevole e un altro di Higuain sul quale il portiere Lopes si complica senza particolare motivo la vita. Il Lione fa quello che può e quello che deve. I suoi giocatori sembrano avere una condizione fisica migliore della nostra e sembrano più efficaci nella corsa e nei contrasti ma dalle parti di Szczesny non si vedranno più. E’ una squadra modesta quella francese. All’andata, sulle tribune del Parc Ol, ho avuto la forte impressione di una squadra nettamente inferiore alla Juventus, nella quale, mancando in quell’occasione Depay, si elevava dalla massa giusto Aouar che andrebbe valutato ad un livello diverso ma per le cifre che sembra chiedere Aulas, per quanto mi riguarda, può rimanere tranquillamente a Lione. Non riuscire ad eliminarli, nonostante tutte le possibili attenuanti, sarebbe molto grave.

Ronaldo sembra il più determinato, prende palla e punta gli avversari saltandoli spesso. Impensierisce Lopes con una punizione dal limite che, vista la posizione, avrei fatto però calciare a Pjanic, almeno per giustificare la sua presenza in campo. Servirebbe un episodio e fortunatamente arriva prima della fine del tempo. Pjanic calcia sulla barriera una punizione da posizione abbastanza defilata, l'arbitro vede un movimento non del tutto congruo del braccio di Depay che, pur attaccato al corpo, si muove volontariamente verso il pallone. Fischia il rigore. Il var, e ci mancherebbe altro, conferma anche se sembra quasi un rigore che cerca di compensare quello assurdo regalato al Lione. Questo un minimo appiglio regolamentare potrebbe averlo. Ronaldo trasforma sicuro spiazzando il portiere avversario. Pinsoglio esulta in panchina. Si va all'intervallo sull'1-1, le sensazioni non sono buone. Avanza la constatazione che in una partita e mezza contro una squadra così modesta siamo riusciti a segnare un solo gol, per giunta su rigore. Qualche rapido scambio di opinioni nelle chat di whatsapp accompagna il mio intervallo. Non c'è molta convinzione e soprattutto emerge la consapevolezza generale che in queste condizioni difficilmente potremmo recitare un ruolo importante a Lisbona.

La ripresa sembra ricalcare la prima parte dell'incontro. Sicuramente la Juventus ci mette impegno, dedizione e buona volontà ma l'effetto è quello delle onde sulla riva quando il mare è calmo, una serie di passaggi per avanzare e poi un'altra serie di passaggi per tornare indietro e cercare nuovi varchi. Difficile in queste condizioni trovare il gol. Il Lione appena ne ha l'opportunità non disdegna di perdere tempo ricorrendo a qualche trucchetto che si insegna nelle scuole calcio del borgo: si resta giù al minimo contatto, si cerca sempre il pallone più lontano per riprendere in gioco e via così. Si prevede un recupero piuttosto lungo. Intorno all'ora di gioco, dopo un'altra serie di vani cross nell’area francese, Ronaldo decide che è arrivato il momento di imprimere il suo marchio sulla partita. Riceve palla sulla destra, salta il diretto avversario accentrandosi e lascia partire un sinistro che, nonostante il tocco del portiere, termina la sua corsa nell'angolo alto. Pinsoglio in panchina esplode, lui ci crede. Siamo 2-1, manca un'ora. Il tempo e le possibilità di segnare il terzo gol ci sarebbero. In realtà nella mezz'ora finale più i sei minuti di recupero concessi, la buona volontà produce solo due occasioni, entrambe da calcio d'angolo, per Bonucci e Ronaldo che non riescono a centrare la porta. Entra anche Dybala ma la sua partita dura giusto il tempo di un saluto. Accusa una ricaduta sul muscolo già infortunato ed è costretto ad uscire, al suo posto il giovane Olivieri. La partita termina così, la Juventus non trova il terzo gol che l'avrebbe mandata alle final eight, il Lione esulta per una qualificazione non pronosticabile al momento dei sorteggi.

Finisce in maniera amara questa stagione lunghissima e mi verrebbe da dire finalmente. Ho vissuto questa partita con la massima tranquillità, non mi aspettavo miracoli in questo mese di agosto. Senza Dybala, senza Douglas Costa, con una condizione generale di squadra non brillante, facevo fatica ad immaginare una Juventus protagonista nell'atto conclusivo della competizione. Probabilmente già il quarto di finale contro il Manchester City, che ha eliminato il Real Madrid, fuori agli ottavi per il secondo anno consecutivo, avrebbe rappresentato, nella situazione attuale, un ostacolo insormontabile. Il bilancio e l'analisi della stagione è ora in mano alla società. Stando alla stampa e ai commenti dei tifosi il colpevole sarebbe stato già individuato in Sarri. E' partito, ormai da diverse settimane, il solito fastidioso hashtag #sarriout, rilanciato stamattina anche da alcuni quotidiani. Sinceramente, pur avendo forti dubbi sul nostro allenatore e pur non essendo contrario ad un possibile avvicendamento in panchina (anche se alcuni dei nomi usciti, tra cui Simone Inzaghi, fanno sudare freddo), non sono così convinto che il solo cambio della guida tecnica sia sufficiente per risolvere problemi che questa squadra si trascina dietro da tempo e che sembrano ormai ben radicati in profondità.

Il primo, il più grave secondo me, è la difficoltà a reggere ritmi intensi per tutta la durata della partita. Troppo spesso quando il ritmo di gioco di alza andiamo in affanno, chiunque sia l'avversario. Forse dipende da una rosa troppo vecchia, forse da sistemi di allenamento non adeguati ai ritmi del calcio di oggi. Fa riflettere come la maggior parte dei giocatori che arriva da squadre estere evidenzi dopo poche settimane la durezza degli allenamenti svolti nella Juventus rispetto a quelli nelle squadre di provenienza. Rimasi in particolare colpito dalle dichiarazioni di Evra prima e di Dani Alves pochi anni dopo. Entrambi sottolineavano come ci fosse una differenza notevole nel lavoro svolto alla Juventus rispetto al tipo di allenamento, principalmente con il pallone, cui erano abituati al Manchester United e al Barcellona. Dal momento che poi, soprattutto da un certo punto della stagione in avanti, vediamo qualsiasi squadra correre più di noi, mi chiedo se davvero il metodo seguito dai nostri preparatori sia così efficace e se magari forse non sarebbe il caso di limitare almeno il carico di lavoro svolto in palestra, evitando di appesantire il fisico dei giocatori con diversi chili di muscoli. 

La società è inoltre chiamata ad una profonda valutazione della rosa. Credo non sia più procrastinabile il distacco da alcuni elementi arrivati ormai al capolinea. Mi riferisco a Khedira naturalmente, legato alla Juventus ancora per un anno a causa di un folle rinnovo biennale, ma anche a Matuidi, anche lui contrattualmente vincolato ancora una stagione per un altro rinnovo decisamente difficile da comprendere. E' sicuramente arrivato a fine corsa Higuain, che ringrazierò per sempre per i gol all'Inter, ma che purtroppo non è più presentabile a certi livelli. Intorno a questi tre giocatori ruota secondo me gran parte del mercato della Juventus. Riuscire a liberarsi almeno di Khedira ed Higuain permetterebbe di liberare a bilancio lo spazio necessario per alcuni acquisti di spessore in ottica rinnovamento. Sarà a mio avviso fondamentale anche una valutazione lucida e decisa su tutti gli elementi della rosa, individuando i giocatori su cui costruire un nuovo ciclo e quelli che, per una serie di motivi hanno invece concluso il loro periodo in bianconero. Dal mercato dovrà uscire una rosa bilanciata, in grado di coprire le esigenze di ogni reparto. Quest'anno abbiamo avuto una composizione pesantemente incompleta e sbilanciata in alcuni reparti. Evidente a tutti la mancanza di un’alternativa ad Alex Sandro e di almeno un altro attaccante. Complessivamente la squadra necessita di una forte operazione di ringiovanimento. In questa direzione si collocano gli acquisti già conclusi di Arthur e Kulusevki, giocatore su cui ripongo enormi aspettative. La questione allenatore va a mio avviso inserita all'interno di questo quadro. Inutile rimuovere Sarri (e magari ritrovarsi con un altro allenatore non di primo piano) per poi presentare al via della nuova stagione una rosa che presenta ancora gli stessi forti elementi di criticità. 

Mi rendo conto che viviamo un'epoca particolare, un’epoca in cui il desiderio di emettere sentenze trancianti prende il sopravvento sul ragionamento articolato e profondo, così capisco che sia molto più invitante per giornalisti e tifosi lanciare una campagna anti Sarri proponendo gli stessi toni e gli stessi argomenti di quella che lo scorso anno fu condotta contro Allegri. Le ultime due stagioni presentano parecchi punti in comune, anche evidenti, ma sembra molto più semplice nascondere tutto dietro un maleducato #sarriout.