"Quanto più pensiamo a tutto quello che fu e che sarà, tanto più pallido ci diventa quel che è ora". Questa frase è di Friedrich Wilhelm Nietzsche, e può rendere bene l'idea di quello che alcuni milanisti, posseduti da un pessimismo cosmico, pensano riguardo al futuro del Milan. 

In molti vivono nel passato e non riescono a guardare avanti. Ci sono continui paragoni con la fase imperiale Berlusconiana, irripetibile, che creano pessimismo sul futuro del Milan. In molti ignorano che ciò che è accaduto in passato non può ripetersi perchè era un altro calcio. Il futuro è diverso dal passato. L'attuale calcio è diverso da quello passato. La fase di Berlusconi, che vinceva tutto con in panchina Sacchi, Capello e Ancelotti, per fare degli esempi, non sono ripetibili, ma non perché Elliott non sia competitivo finanziariamente e stretegicamente per riportare il Milan ad alti livelli, ma perché tutto é cambiato rispetto a quei tempi dove Berlusconi trionfava. Il modo di fare calcio, la competitività economica, i club competitivi, i costi, sono completamente diversi ed è assurdo trovare alcuni, non tutti, supporter milanisti che vivono nel passato e criticano Elliott, da poco al timone del club, poiché secondo molti non potrà fare come Silvio Berlusconi. Sono tempi diversi e quindi anche il calcio é diverso, Elliott non farà quello che ha fatto Silvio Berlusconi perché non può farlo, ma questo non significa che il Milan non sarà competitivo ma sarà semplicemente diverso. Sarà un Milan competitivo e moderno, ma diverso dal Milan di Silvio Berlusconi.

Il calcio evolve di continuo. E cambia continuamente anche il modo di fare calcio. Di gestire un club. Il calcio è cambiato a livello mondiale, e se noi prendiamo un modello di riferimento degli anni 90, non è detto che questo modo di fare calcio sia vincente se "trasportato" nell'attuale calcio. Negli anni 90 la Serie A attraversava l'epoca delle sette sorelle. La serie A era il campionato più competitivo al mondo. C'era la solita Juventus, sempre di proprietà della famiglia Agnelli, il Milan di Silvio Berlusconi, l'Inter di Massimo Moratti, la Roma di Franco Sensi, la Lazio di Cragnotti, il Parma di Tanzi e la Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori. Per farvi un esempio, come potete vedere non c'era il Napoli, che adesso é considerata una grande, ma a quell'epoca bazzicava la Serie B.

Paradossalmente, a livello internazionale, sono aumentati i top club, squadre che grazie agli investimenti di magnati arabi o russi sono diventate grandi, come Psg e Manchester City per esempio, ma sono diminuiti i top player. A livello internazionale ci sono meno campionissimi rispetto al passato. Alcuni calciatori che oggi consideriamo top player come Neymar Jr o Dybala probabilmente varrebbero di meno di un Gianluca Vialli, un Beppe Signori o un Gabriel Omar Bastituta, senza scomodore paragoni con mostri sacri come Roberto Baggio o George Weah. Uno come Roberto Mancini, attuale Ct della nazionale italiana, e riserva degli azzurri quando era calciatore, vale quasi come Neymar Jr e Dybala per intenderci. Senza volerli sminuire, sono dei top player ma nel calcio di oggi. Nel calcio di un tempo, dove c'erano i Maldini, i Nesta e gli Stam, per fare degli esempi, o i Paolo Montero e i Fabio Cannavaro, che picchiavano come fabbri, avrebbero fatto sicuramente più fatica. Per non parlare dei prezzi attuali. Un Richarlison dell'Everton, ottimo calciatore brasiliano, vale 80/100 mln.  E non è un top player affermato. Non è Cristiano Ronaldo e non è Messi

Posso portare anche l'esempio di Stefano Fiore. Calciatore pazzesco. Specialmente nel periodo in cui ha militato nell'Udinese e nella Lazio, dal 1999 al 2001 nella squadra friulana, e dal 2001 al 2004 nella squadra laziale. La Lazio lo cedette al Valencia, insieme a Bernardo Corradi, per saldare il pagamento di Gaizka Mendieta, centrocampista spagnolo pagato 89 miliardi di lire e che rese molto al di sotto delle aspettative.  Oggi sarebbe  considerato quasi come Paul Pogba. E sono proprio i calciatori spagnoli un esempio che si può portare per far capire come è cambiato il calcio italiano e internazionale.

Nel periodo degli anni '90, inizi 2000, a parte Pep Guardiola, che giocò nel Brescia e Roma, molti calciatori spagnoli, anche rinomati, che sbarcavano in Serie A, non rendevano come in Liga Spagnola. Mendieta alla Lazio, Farinos all'Inter, José Mari e Javi Moreno al Milan, tutti calciatori che in Liga fecero grandi cose ma in Serie A fecero male. Il calcio italiano era il più difficile in assoluto. Non c'erano gli spazi che c'erano in Spagna, e che ci sono anche oggi. La marcatura era più a uomo da parte dei difensori ed era più asfissiante. C'erano meno spazi, e i calciatori venivano sempre pressati quando avevano la palla tra i piedi e avevano poco tempo per ragionare.

Oggi il calcio si sta globalizzando anche nel modo di giocare. Oggi il calcio è meno competitivo rispetto al passato, ci sono meno top player ma più top club. E quindi meno top player vengono divisi da più top club. Ci sono tanti buoni calciatori che però vengono valutati come top player poiché i prezzi di mercato sono diventati onerosissimi. Inoltre la Serie A si è indebolita e sta diventando simile al calcio spagnolo. Molti calciatori spagnoli, rispetto agli anni 90 e inizi 2000, oggi riescono a rendere bene in Serie A, come Suso per esempio. In Italia si concedono ancora meno spazi rispetto alla Liga spagnola, ma si concedono più spazi rispetto a quanto se ne concedevano in passato, negli anni 90, inizi 2000. Oggi si marca più a zona che a uomo, anche se ultimamente pare stiano tornando di moda i difensori vecchio stampo.

Cambia il calcio in campo, e cambia il calcio nei proprietari e nei modi di gestire il club. Il fondo Elliott, Leonardo, Maldini, Gazidis e Moncada, stanno portando il Milan ad una nuova era. Il Milan avrà lo stadio di proprietà, non si sa se in condivisione con l'Inter o da solo, ma comunque aumenterà il fatturato grazie allo stadio, e soprattutto farà un mercato e avrà una strategia di mercato completamente diversa rispetto al passato. Dai primi passi che sta facendo questa nuova proprietà, il modo di operare sembra simile ad una squadra inglese. Chi segue la Premier League e le squadre inglesi, sicuramente avrà notato l'alta concentrazione di calciatori francesi o provenienti dalla Ligue 1 presenti nelle squadre inglesi. La Ligue 1 e i calciatori francesi in generale, sono "i brasiliani d'Europa". Perlomeno chi scrive li definisce così, poiché in Francia ci sono calciatori giovani tra i più interessanti a livello internazionale e soprattutto con una capacità di ambientamento, in qualsivoglia campionato vadano a giocare, immediata. E spesso delle volte, riescono nell'immediato ad avere subito un impatto positivo con la nuova realtà. Anche in Serie A. Con Moncada soprattutto, il Milan guarderà molto in Francia e in Ligue 1. Lo stiamo vedendo. Da Saint Maximin a Kamara fino a Tchouaméni e via dicendo, sono tanti i nomi di calciatori della Ligue 1 che vengono seguiti dal Milan. Un cambio di rotta rispetto al passato. 

Il Milan non ha avuto molti calciatori francesi nella sua storia. Marcel Desailly, anche se di origine ghanese e nato in Ghana, e Jean Pierre Papin sono quelli che più  hanno lasciato un segno indelebile nella storia del Milan. Attualmente c'è Bakayoko che sta facendo sognare i supporter rossoneri. Il primo francese della storia rossonera fu Nestor Combin, attaccante che proveniva dal Lione. Poi ci fu Patrick Vieira, Cristophe Dugarry, Ibou Ba, Bruno N'Gotty, Vikash Dhorasoo, Gourcuff, Flamini, Mexes, Rami, Menez, Niang, e in più altri calciatori minori come Samir Beloufa. L'Arsenal di Wenger, nota perché prendeva tanti calciatori francesi o provenienti dalla Ligue 1, il numero dei calciatori  francesi che il Milan ha preso in tutta la sua storia, li prendeva in due stagioni, forse tre. Come avete potuto constatare da voi, il Milan ora sta guardando ad un mercato che prima considerava poco. E lì ci sono grandi talenti e tanti campioni potenziali. Moncada ha già preso Leroy Abanda Mfomo, terzino classe 2000, francese, e tanti altri ne prenderà. 

Per cui i paragoni con il passato non hanno alcun senso e non hanno ragione di esistere. C'è da essere ottimisti. Il Milan sta entrando in una nuova era poiché lo stesso calcio sta entrando in una nuova era. Io penso che il Milan tornerà a vincere. Non come in passato perché i risultati del passato avvenivano in un'altra epoca, in un altro calcio. Ma questo vale per tutti i club. Il calcio si sta globalizzando. Ci sono più top club e meno top player. Il Milan avrà uno stadio di proprietà, il calciomercato dei prossimi anni sarà molto stile inglese, simile al modo di operare delle squadre inglesi. Una nuova era per il Milan. Questa è la Elliott strategy. Nulla sarà più come prima.
Sarà un Milan vincente, ma diverso dal passato.