Il vero augurio per i milioni di tifosi rossoneri, non avendo alcuna possibilità di raggiungere traguardi sportivi consistenti nel 2020, non è quello che un gruppo di scappati di casa, con due fuoriclasse aggiunti (Ibra e Donnarumma) diventi una squadra di calcio, ma che Elliott per qualche auspicabilissima congiuntura finanziaria ritenga la sua esperienza sciagurata al Milan sia ai titoli di coda e venda.

Non sono in grado di addentrarmi nel mondo della finanza degli squali anche se ho sempre ritenuto improbabile che un Edge Fund di comprovata infallibilità (e non lo dico ironicamente), si sia trovato per le mani il Milan in quanto scommessa fallita di un cinese ed unico modo di recuperare il rischioso prestito. Come diceva forse Clint Eastwood, sono troppo vecchio per queste cazzate!

Appare evidente che il Milan sia una rotella di un enorme ingranaggio che ha le sembianze dell’area antistante San Siro disegnata con Archi CAD al Pc, e che comprende una mini città con shop, uffici, ballerine, saltimbanchi e, naturalmente, stadio. E che questo Milan, che per sua sfortuna ha l’obbligo di esibirsi settimanalmente ed essere seguito da milioni di supporters incazzati come puma, rappresenti la seccatura di non sputtanarsi oltremodo, visti i pietosi risultati della sua gestione.

Non sono tra coloro che si fanno illusioni di vendita in tempi brevi: innanzitutto il progetto stadio-area edificabile appare a tutt’oggi in alto mare ed è tutto da dimostrare che, anche qualora venga vidimato da carte da bollo, rappresenti a zero mattoni posati, una valida garanzia per chi compra. Intendo dire: il valore di una miliardata può essere la somma di Milanello, una squadra rasa al suolo tecnicamente e dal punto di vista dei risultati, Casa Milan in affitto e una montagna di carta che delinea un progetto di riqualificazione urbana, o, piuttosto per chi compra sarà indispensabile vedere finito almeno lo stadio in grottesca comproprietà? 

Nessuno ha una risposta a tutto questo, complice la comunicazione inesistente di una proprietà che evidentemente giudica i tifosi come una massa di fastidiosi pezzenti.

Tanto vale affidarsi all’arma unica di cui disponiamo da 10 anni: la speranza.
La stessa speranza che, spostandosi in ambito tecnico, dobbiamo coltivare all’avverarsi di un altro piccolo miracolo: che vengano svenduti cinque o sei ciabattoni che allietano le nostre domeniche e con quei denari si vada da Percassi a chiedere come li spenderebbe se fossero suoi.