Il cosiddetto Piano Gazidis ha trovato -come è normale che succeda- consensi e dissensi; i primi derivati dalla consapevolezza dei tifosi che da qualche parte bisogna pur ripartire e i secondi timorosi che dietro le nuove strategie si nasconde il ridimensionamento tecnico della squadra.
Credo sia inutile analizzare l'intervista rilasciata da Gazidis alla Gazzetta dello Sport, per altro facilmente reperibile da parte di chi ancora non l'avesse letta, che può benissimo essere interpretata da ogni lettore.

Purtroppo tra il dire e il fare si dice che ci sia di mezzo il mare... cioè un conto è indicare su uno scritto quali siano i programmi e gli obiettivi che si intendono perseguire, un conto è poi scontrarsi con la realtà.

Prendiamo l'attuale situazione determinata dalla proposta rivolta dalla Società a Maldini e sulla quale l'ex capitano del Milan sta ancora meditando; appare strano che -dopo un anno trascorso all'ombra di Leonardo e durante il quale poco o nulla si è visto delle qualità di dirigente- si formuli una proposta così "allettante" per stessa ammissione del destinatario; prima domanda: perché Gazidis sceglie Maldini? Seconda domanda: perchè Maldini, che valuta "allettante" la proposta, fa fatica ad accettarla?

Per rispondere alla prima domanda dobbiamo considerare che sono usciti dal Milan due uomini come Leonardo e Gattuso, due garanzie certe di milanismo che i tifosi perdono; l'eventuale uscita anche di Paolo Maldini porterebbe i tifosi a valutare negativamente la gestione Elliot, che invece oggi più di ieri ha necessità del sostegno dei tifosi. Ma non basta, il coinvolgimento dell'ex capitano è anche una tattica per far uscire allo scoperto l'ultima bandiera rossonera. Maldini infatti non è giudicabile per il lavoro (?) svolto nella passata stagione; non ha mai dimostrato alcuna capacità dirigenziale; ha manifestato la volontà di svolgere un ruolo dirigenziale operativo, non di facciata; però egli stesso manifesta una sorta di idiosincrasia a lavorare chiuso in un ufficio. 

Le notizie di oggi parlano di una sorta di controproposta dell'ex-calciatore, che vorrebbe l'autonomia necessaria a costruirsi una rete di collaboratori (indispensabile) un aumento del budget per il rafforzamento della squadra (perchè sia rafforzamento e non ridimensionamento). Siamo quindi alla nascita di un tiramolla tra le parti, che reputo possa anche concludersi con l'uscita di Maldini dalla società; a questo punto comincerebbero i veri guai per il Milan,
Completamente in mano straniera, senza un DS e senza l'allenatore, la struttura sportiva sarebbe da inventare di sana pianta e il timore è che lo si faccia con inserimenti inadeguati. 

E così, mentre dall'altra parte del Naviglio, vedono l'Inter uscire dai paletti del FPF e affrontare una campagna di rafforzamento a dir poco favolosa, con un primo sontuoso acquisto nell'allenatore Conte già effettuato, con la trattativa per l'acquisto di Barella in dirittura di arrivo e già con quello di Chiesa in vista, da questa parte il Milan appare completamente fermo.

I tifosi rossoneri appaiono ancora una volta disorientati, per il repentino cambiamento delle premesse che il cambio di proprietà dello scorso anno aveva indotto; adesso persino sul fronte UEFA si sta mettendo in discussione la prova di forza avviata col Ricorso al TAS; si parla di accettare sanzioni, di non presentare altri ricorsi, addirittura di autoescludersi dalla UEFA onde barattare tale sacrificio con una completa sanatoria dell'UEFA,

Allora risulta indispensabile rammentare alla proprietà che stiamo trattando del Milan, non certo dell'ultima squadra europea; il Milan è tra le squadre più titolate al mondo, in Italia il suo curriculum europeo non ha eguali. Nel mondo è la squadra più conosciuta, ha una consistenza di tifosi superiore ai 100 milioni di persone; ha annoverato calciatori che anno vinto innumerevoli palloni d'oro, vanta tradizione di stile e di gioco tradizionalmente riconosciuti; la squadra di Sacchi viene universalmente riconosciuta come la più forte di tutti i tempi, il suo gioco quello più innovativo e rivoluzionario del secolo.

Il Milan non dev'essere e non potrà mai essere la seconda squadra di Milano, Elliot se lo ricordi, prima di cominciare una stagione con troppi punti di domanda.