Il 12 giugno andremo a votare per le elezioni amministrative, dove ci sarà il rinnovo delle cariche amministrative, e in contemporanea sui referendum proposti da ben nove regioni(tutte di centrodestra).
La nostra Costituzione consegna all'articolo 75 la disciplina del referendum:
"E' indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali." Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia ed indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto a partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum."
Da questo si evince che i referendum sono solo abrogativi, per avere un valore di legge, mentre in taluni casi può essere solo consultivo, ma senza alcun valore di legge. Quindi se si partecipa ad un referendum, non si può pensare di "comporre" una nuova legge, ma unicamente di abrogarne una parte o tutto l'insieme. Per votare bisogna avere almeno 18 anni, ma se la maggioranza degli aventi diritto non raggiungono il quorum di elettori, il referendum viene annullato, non provocando nessun effetto di legge. Per gli atti aventi valore di legge, si devono considerare i Decreti legge, i Decreti legislativi, le Leggi regionali e se ancora in vigore, le Leggi del Regno d'Italia. La Costituzione parla di Legge, con la"L" maiuscola, perché con questa definizione si intende la Legge emanata dal Parlamento.
I quesiti referendari sono cinque: - Abrogazione Legge Severino. - La limitazione delle misure cautelari in alcuni casi nei quali l'imputato non abbia compiuto violenze. - La separazione delle carriere e delle funzioni dei magistrati. - La partecipazione dei membri Laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. - L'abrogazione delle norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio Superiore della magistratura.
A prima vista, sembra uno spot elettorale caro ai partiti di centrodestra, soprattutto per quel che riguarda le vicende nelle quali è incorso un arzillo ottantenne di nome Silvio Berlusconi. A dire il vero, Fratelli d'Italia si è smarcato da alcuni referendum, schierandosi per il no, ovvero la conservazione della legge esistente.
Ma il nodo da contendere è sopratutto la Legge Severino, ritenuta troppo severa, e non corrispondente al dettato costituzionale della responsabilità penale solo ad accertamento definitivo di sentenza, ex art, 27. Questa legge ha comunque passato il controllo della Corte Costituzionale, che non ha ravvisato alcuna incostituzionalità.
Il "casus belli", riguarda soprattutto la decadenza dei pubblici uffici dopo la prima sentenza di colpevolezza. Qualcuno ha obiettato che si potrebbe seguire un percorso parlamentare e spostare questo termine ad una sentenza definitiva. Ma altri ritengono che con la lentezza dei processi, tipica del nostro ordinamento, la sentenza definitiva arriverebbe quando il soggetto incriminato avrebbe già svolto almeno due mandati, con la possibilità non remota della prescrizione, se non la reiterazione del reato. Sappiamo che la nostra politica ha messo da parte la questione morale, che sarebbe quella che dovrebbe indurre ogni soggetto politico che incorre nei procedimenti di carattere penale ad abbandonare l'incarico dimettendosi. Naturalmente devono essere reati gravi, altrimenti non sarebbero congruenti. Infatti nella legge Severino si parla di corruzione, concussione e di appartenenza mafiosa. Una seria discussione parlamentare, sarebbe auspicabile, perché non si può pretendere che il popolo possa giudicare in materie giuridiche, mentre i deputati a tale competenza, ne fanno un percorso elettorale. La questione principale è che quando le leggi sono ingiuste per normali cittadini, non se ne parla, mentre se riguarda un potente politico, diventano un'esigenza di giustizia, come se ogni cittadino incorresse ogni giorno in tali reati. I semplici cittadini, pagano con sanzioni e reclusioni, situazioni di legge inconcepibili, come ad esempio il semplice protestare davanti ad una fabbrica per il solo diritto di chiedere perchè sia stato licenziato. E mi permetto di dire che questo referendum, o almeno le motivazioni che lo hanno concepito, ledono il principio della generalità ed astrattezza della legge, per cui la legge deve essere rivolta ad ogni cittadino che incorra in questa situazione, ed in astratto chiunque, ma senza una determinazione particolare di individuo o funzioni. La sensazione è che la politica tenti sempre di vendicarsi di tangentopoli, e voglia fare la "festa" ai giudici. Ma la colpa dei giudici è stata quella di fare finalmente il proprio dovere, perché forse era prima di allora che nonostante l'indipendenza della Magistratura, definita dal Montesquieux, i giudici se si trattava di politici, latitavano. Anche gli altri referendum ci sembrano adeguati ad una valutazione popolare. Il gudice (secondo referendum) deve fare un'indagine personale sulle tendenze e le affermazioni dell'imputato, e nella sua valutazione il pericolo di reiterare il reato deve restare alla sua opinione e, in taluni casi, essere parte dell'indagine che si deve seguire. Semmai ci si è lamentati di persone violente che non sono state fermate e tenute in carcere, ed una volta uscite, hanno compiuto il loro bel "femminicidio".
Cosa dire di quei giudici? Non lo so, ma è il loro mestiere, e come tutti i mestieri ci si può sbagliare. Quindi per proteggere qualche politico, si fa amnistia di tutti. E seppure si riguardino i casi di violenza, vorrei ricordare che nei reati finanziari, i danni ai soggetti truffati sono enormi, sia a livello di patrimonio, che di devastazione della propria vita. Sugli altri quesiti, non mi permetto di esprimere un'opinione certa ed esaustiva, ma mi permetto di ricordare che alcuni sono già al vaglio della riforma Cartabia. Per l'ultimo, direi che la Costituzione basti e avanzi, essendo il Consiglio Superiore della Magistratura un organo importante della nostra Carta fondamentale, e quindi materia non di appartenenze dei singoli cittadini ma di collegi composti da esperti di diritto e non di politici in cerca della conservazione del potere e dei propri privilegi, pagati comunque dai nostri soldi.
Sono perfettamente consapevole che molti non saranno d'accordo con me, e mi sembra giusto, ognuno ha diritto alle proprie opinioni, ma non si può accettare che le opinioni siano il nostro diritto a confondere la competenza con la demagogia, ed è per questo che la nostra Costituzione ha mediato questo potere, creando organi adatti a questo compito.
Buon referendum!
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