Ci ha lasciato all’età di 60 anni nella sua casa di Tigres periferia di Buenos Aires: Diego Armando Maradona, a seguito di un arresto cardiorespiratorio.

Una vita al limite sul filo del rasoio, vissuta sulle stelle con la luce dei riflettori sempre accese. Proprio lui ragazzino sconosciuto di La Paternal quartiere centrale della capitale Argentina esempio di genio e sregolatezza come pochi.
Inutile ricordare i suoi goal, le giocate, i trofei vinti e aneddoti di un campione dove ormai è stato già detto tutto, da molto tempo anche. Da amante del football quale sono mi piace ricordare con un velo di sorriso, il giorno di quando le Tv nazionali annunciarono il suo acquisto da parte del Napoli Calcio. 

Avevo poco più di sette anni, ma lo ricordo come se fosse oggi. L’estate era ormai partita e con esso il calcio mercato che aveva quel sapore, quella curiosità spinta dalla voglia di sapere che con il tempo è andato perduto. I media già da diverso tempo annunciavano un suo possibile arrivò sotto il Vesuvio e tutti un po’ increduli aspettavano questa notizia da un momento all’altro, napoletani e non. Ricordo che mi trovavo a Pescara, in coda ad un incrocio insieme a mia zia anch’essa appassionata di calcio, con i finestrini della FiatUno aperti (nel 1984 l’aria condizionata era ancora qualcosa di sconosciuto), udimmo da una finestra un grido di gioia dalla chiara dialettica partenopea. Ci bastò uno sguardo per capirci e sorridere: “è arrivato Maradona”. …. Il resto poi è solo storia….

Da buon blogger quando c’è un nuovo calciatore che attira le mie attenzioni cerco sul Web le sue caratteristiche tecniche, prima di andare a confrontarle con le immagini di YouTube. Esempio leggo: “Alto 170 centimetri e con il baricentro del corpo più basso rispetto a corporature più longilinee, è un giocatore tecnico, veloce e molto agile, che ha ottime qualità nel controllo della palla e nell’accelerazione ecc. ecc. Diego non era niente di tutto questo, per dirla tutta non aveva neanche il fisico e la testa dell'atleta, possedeva solo una cosa che però nessuno aveva: Il talento. Qualcosa di indefinito che hai nel Dna e non sai neanche il perché, un dono della natura: El Pibe de Oro, il prescelto che con la sfera tra i piedi faceva ciò che voleva.

Con la sua scomparsa, nel mondo del calcio rimarrà ancora vivo il più grande dubbio calcistico che divide da sempre gli sportivi di ogni angolo del pianeta: È più forte Maradona o Pelé…. 
Io dubbi non ne ho mai avuti....