Ehy barman, another beer”.
Questa frase ormai se l’avran sognata di notte tutti i baristi dove lui andava. Il LUI in questione è Paul Gascoigne. Gli hanno affibiato di tutto in questi anni: pazzo, alcolizzato, fuori di testa, immaturo, irresponsabile, violento... Ma dietro tutti questi aggettivi, si cela una storia difficile che parte da Gateshead.
Paul Jhon (chiamato cosi in onore dei due miti Beatles, McCartney e Lennon) nasce nel 1967. Famiglia benestante? Tutt’altro. Quattro fratelli che, con i genitori, vivevano in un modestissimo monolocale. Il bagno condiviso con altre famiglie. Le crocchette di pesce come piatto quotidiano.
Il piccolo Paul cresce con un padre violento e dedito all’alcol. Questa caratteristica, poi, sarà inesorabilmente impregnata in lui. Poi, tutti ammassati in quella stanzetta, sicuramente non deve essere stato facile. Passa di psicologo in psicologo per fargli avere una certa stabilità mentale. La scuola è un optional non gradito. Il suo carattere, lo porta spesso a rubare nei negozi, prendere confidenza con le slot machine e a conoscere le prime bottiglie di vodka.
L’unica via di salvezza si chiama football.
Il ragazzo, tutt’altro che mingherlino, con i piedi ci sa fare. Dribbling facile il suo. Lo acquista il Newcastle. Vicino a casa. Con le giovanili bianconere vince una Fa Youth Cup (un torneo per giovani sotto i 18 anni) e di quella squadra ne diventa il capitano. In prima squadra vi esordisce a 22 anni, facendo intravedere tutto il suo talento. E non solo calcistico. L’irriverenza è la sua specialità. Ne sa qualcosa il rude Vinnie Jones, arcigno centrocampista del Wimbledon. Lo sfrontato Paul se lo trova di fronte il 6 Febbraio 1988. Il mediano, dopo averlo riempito di insulti durante la partita, passa ai fatti.
Entrambi vengono immortalati in una fotografia che resta ancora oggi un’icona di quel tempo. Gascoigne suggerisce qualcosa nell’orecchio a Jones, la vena del collo si chiude, e la mano di quest’ultimo strizza con tutta la forza possibile i “gioielli di famiglia” di Gascoigne. Paul non resta indifferente al gesto. E in segno di “riconoscenza”, a fine partita, fa mandare un mazzo di rose rosse al duro centrocampista, che per tutta risposta gli fa recapitare uno spazzolone del water.
Che momenti. Al St.James Park, il ragazzone diventa “Gazza”. Soprannome dovuto a quel passo non proprio leggiadro, quasi da volatile (gazzella), ma comunque di classe. E poi perché i tifosi del Newcastle sono detti “Magpies” (gazzelle) e quindi lo facevano sentire come uno di loro. Al termine del suo ultimo e terzo anno di permanenza, nel 1988, si guadagna il titolo di “Miglior giovane della Premier League”. La buona sorte, non proprio benevole durante la sua infanzia, sta facendo amicizia con Paul. Gli occhi, su di lui, li ha messi quello che stava per diventare il più grande manager degli ultimi 25 anni: Alex Ferguson del Manchester United. Lo scozzese, che comunque predilige rigore e disciplina, per lui farebbe un’eccezione.
E che eccezione. Ma il talentuoso Gazza cede alle lusinghe del Tottenham per 2,3 milioni di sterline. Cifra record per quegli anni. Se poi Ferguson, anni avanti, dichiarerà che Gascoigne ha rappresentato il suo più grande rimpianto, beh, c'è da esserne orgogliosi. Gascoigne a Londra esplode. Il suo genio emerge prepotentemente. Sia in campo che fuori. Durante le partite, i suoi tifosi gli intonano cori simpatici come “E’ grasso, è rotondo, rimbalza sul prato” sapendo che lui la prende bene. Di contro, gli avversari, che temono una magia delle sue in ogni momento, lo insultano con termini poco oxfordiani come “fatman” o “porky”. Tentano la carta della golosità, cercando di distrarlo lanciandogli merendine, che lui prontamente raccoglie e se le gusta volentieri. Gli arbitri sono la sua specialità. Ne sanno qualcosa il sig.Courtney e il sig. Smith. Il primo è vittima di una strizzatina di “gioielli”, che costò l’inevitabile espulsione a Gazza. Al secondo, invece, per sbaglio cadde il cartellino giallo dal taschino.
Gazza, che era una persona premurosa, pensò bene di raccoglierlo e ...ammonire il direttore di gara per la sua disattenzione. Tra le risate e gli applausi del pubblico. Tranne dell’arbitro, che evidentemente non ha colto la bonarietà del gesto, e gli rinfaccia l’ammonizione tra i fischi degli spettatori. Un terzo arbitro si renderà protagonista di un’annusata di ascelle da parte di Gascoigne. Altro che corna, stile Cassano. Oltre che nelle partite ufficiali, Gascoigne dà il meglio di se anche negli allenamenti. Durante una partitella di fine seduta, la palla finisce in un bosco lì vicino. La lampadina del genio si accende. “Vado a prenderla io, voi continuate pure” dice. L’allenamento continua, i minuti passano, ma Gascoigne non si vede.
La preoccupazione si fa incessante quando di lui non si hanno più tracce né alla sera, né al mattino dopo. Scotland Yard è pronta a mobilitarsi. Nell’allenamento del giorno dopo, mentre la testa dei compagni e dell’allenatore è ancora in preda a preoccupazioni, dallo stesso punto dov’era scomparso, appare lui. “Eccola, l’ho trovata”. Cose da Gazza! Anche l’Italia vuole godere delle sue performance calcistiche, e non solo. E dove, se non nella città più importante della penisola? Roma. Sponda laziale. La gazzella tra le aquile. Diventa idolo dei tifosi solo per la sua presenza. E sopratutto per un gol. Quello nella partita più importante. Il derby. Il 29 Novembre 1992, i giallorossi passano in vantaggio con Giannini. La Lazio ci prova più volte, ma quello sembra il punteggio destinato a terminare.
All’89° Signori pennella una punizione in area, e in mezzo a tante teste, spunta quella meno attesa: Gascoigne. Il suo primo gol in serie A. Corre sotto la Curva Nord come un bambino, urlando e piangendo di gioia. Sapeva che emozione ha trasmesso ai suoi tifosi. Anche in maglia biancoceleste, nei suoi tre anni di permanenza, dà il meglio di se. Fuori dal campo s’intende. Oltre ad aver esplorato i vari pub della Capitale con il suo compagno di bevute “Jimmi Cinquepance” (amico più azzeccato non poteva essere), Gazza sapeva come non far annoiare i compagni. Persino due, che non dispensano sorrisi come Dino Zoff e Zdenek Zeman, devono essersi fatti parecchie risate.
Memorabili alcuni dei suoi innumerevoli schetc, che come diceva l’ex portiere di Spagna ‘82, “non basterebbe un libro per raccontare tutto quello che ha combinato.” Uno su tutti. Un giorno, la squadra è in pullman per una trasferta. Si avvicinano a un tunnel chilometrico. Gascoigne è pronto ad agire. Si piazza sul sedile accanto all’allenatore, Zoff appunto. Dopo parecchi km, il pullman esce dalla galleria e Gazza è completamente nudo che legge il giornale. Vi lascio immaginare la reazione del composto tecnico friulano e quella dei compagni di squadra. O come quella volta, sempre con il povero Zoff protagonista. La squadra è in ritiro pre-partita, ma per Gascoigne è perdita di tempo. Meglio andare altrove. Il mattino dopo, il mister manda il suo assistente a chiamarlo per la riunione tecnica. Gazza arriva...ma nudo. “Mister, eccomi, Manzini mi ha detto di venire di corsa così come stavo. Ero nudo e non ho fatto a tempo a vestirmi”. Cose impensabili al giorno d’oggi. Il Gazza laziale è quello che, durante una domanda seria fatta da un giornalista, risponde con il primo rutto (con sorriso) della storia in tv. Trasmesso al telegiornale. Roba da far invidia ai programmi più trash che adesso sono all’ordine del giorno.
Offre prestazioni del suo valore, alternate a tanti, troppi infortuni. I tifosi gli vogliono bene lo stesso. Anche quelli avversari. Il suo amore per la birra è noto. A Bergamo, i supporters atalantini, lo accolgono con uno striscione degno di nota, raffigurante una mano che tiene un bicchiere di birra: “It’s for you, Gazza”.
E lui che fa? Da buon gentlemen inglese contraccambia, con un bicchierino di birra in mano, a mò di brindisi. Fenomenale. In ambito sentimentale, Gazza, non è cosi genio. Più sregolatezza oserei dire. Il passato, tutt’altro che felice, passato da bambino, riemerge anche sotto forma di violenza. Divorzia dalla moglie dopo due anni di matrimonio, e la sua relazione, come testimonierà la sua ex consorte, non è stata tra le più rosee. Un rapporto molto burrascoso, che nel frattempo aveva fruttato due figli. Nello stesso periodo, rinasce come calciatore. A Glasgow, nei Rangers, torna a essere il talento che tutti conoscevano. Addio riccioli e pancia. Largo al biondo ossigenato e agli addominali. Vince e convince, Paul. Ma non è sufficiente per il ct inglese Glenn Hoddle, che non lo convoca per France ‘98. Forse, col sennò di poi, avrà ripensato che ai Mondiali ‘90, il miglior risultato dal 1966, risulterà proprio quello dove partecipò Gascoigne... In Scozia, oltre alle sue solite “Gazzate”, ha modo di farsi apprezzare per la sua generosità.
Ne è testimone un giovane Gennaro Gattuso, emigrato dall’Italia. Senza una lira, era obbligato dalla società a prendersi dei vestiti adeguati. Nessun problema, ci pensa Gascoigne. Vestiti pagati direttamente da lui senza batter ciglio. Le tre stagioni scozzesi, oltre a grandi giocate, gol e feci fatte dentro i calzini dei poveri compagni, restano le ultime migliori per l’”enfant terrible” del calcio inglese. Nei successivi quattro anni, ritorna nella madrepatria, dividendosi tra Middlesbourgh, Everton e Burnley, concludendo la sua carriera in Cina e per finire negli Stati Uniti. Come ogni buon genio sregolato che si rispetti, la sue passioni diventano eccessi. Vale per l’alcool come per la droga. Gli alcolici, sotto il nome di birre, whisky e vodke, scorrono inesorabili come le Red Bull (anche 50 al giorno! Help!). Fa breccia nella sua vita anche la cocaina.

Il declino psicofisico ormai sta prendendo sempre più piede. Purtroppo la sua fragilità psichica lo porta ad aver molti problemi. I miliardi, guadagnati nel corso dei suoi 20 anni di carriera, si stanno piano piano prosciugando. Come il suo fisico. Dal 2007, la vita sembra ogni volta chiedergli il conto, ma Gazza rinvia di anno in anno il suo appuntamento con l’aldilà. Arresti per presunte molestie, tentati suidici, cure obbligatorie presso cliniche e operazioni d’urgenza sono all’ordine del giorno. Eppure è ancora qui. Come un gatto anglosassone a nove vite. L’ultima chicca l’ha regalata a giugno di quest’anno.
Un video lo immortala con una canna da pesca a bordo piscina. “Tre giorni che sono qua e non ho ancora preso niente”. Il vecchio, folle Gazza, non invecchia mai.