Il ritorno del tecnico leccese, in Italia dopo le avventure con Nazionale e Chelsea (più che positive entrambi), è la vera novità della stagione. Ritrova la stessa situazione di quando andò via da Torino sbattendo la porta Antonio Conte, in quella estate del 2014 (quella del ristorante da 10 euro per i più distratti). Quella di un campionato in cui la Juventus, la sua Juventus, la fa da 8 anni ormai da padrone.
Quello che è cambiato però, e non è cosa da poco, è la panchina su cui è approdato.
Conte è il nuovo allenatore dell’Inter e per lo stipendio che percepirà, 12 milioni l’anno, ci azzardiamo a dire che lo sarà almeno per i prossimi 3 anni. Non ci ha pensato troppo il mister salentino quando ha ricevuto la chiamata del suo Direttore Beppe Marotta, compagno di mille battaglie, che lo volle alla Juve dopo le esperienze con Bari, Siena, Atalanta e Arezzo. Lo prese per rilanciare la Juventus dopo anni bui e dire che riuscì nell’impresa è un eufemismo: tre scudetti di fila e il record dei 102 punti. Si è ricomposta la coppia, stavolta con colori diversi, stavolta per andare a battere quella squadra che forse deve il suo ciclo di vittorie anche a loro (e togliamo il forse).

Chiede il massimo Conte, prima a se stesso e poi agli altri. Spinge i giocatori ai loro limiti, ne è un’esempio Candreva; da quasi fuori rosa nelle gestioni precedenti e deriso da San Siro a punto fermo della squadra.
Perché Conte prima che nella tattica entra nella testa dei suoi ragazzi aiutandoli a trovare motivazioni che spesso non si vedono, non si sentono.
Nelle ultime settimane, dopo la sconfitta con il Dortmund soprattutto, ma anche dopo le sconfitte con Juve e Barcellona, Conte ha parlato chiaro: se si vuole fare qualcosa di eccezionale bisogna pensare in grande, la società deve fare qualcosa.
A gennaio devono arrivare giocatori funzionali e forti perché sennò giocano sempre gli stessi e alla lunga non puoi tenere il passo della Juve e andare avanti in Champions. Tutto condivisibile sia chiaro, magari non dicendolo così chiaramente a telecamere accese ma dentro gli uffici nerazzurri. Non abbiamo dubbi che Conte prima di dire a tutti quello che pensa non lo faccia prima privatamente con i dirigenti dell’Inter , però se le ha fatte anche alla luce del sole è perché vuole dare segnali. Magari non a Beppe Marotta pensiamo, visto il rapporto tra i due, ma, facciamo un nome a caso, Piero Ausilio. Per vincere bisogna remare tutti nella stessa direzione.

L’Inter ha fatto un grande mercato in estate, su questo siamo d’accordo tutti. Però per fare il grande salto ed essere subito pronta per vincere era chiaro che mancasse ancora qualcosa. Un attaccante in più (perché Esposito è forte e lo sta dimostrando, ma non scordiamoci che è comunque un 2002) e una mezzala fisica e di esperienza, specie in Champions quando vai a giocare con squadre di valore altissimo. Quei particolari appunto, che ti portano a vincere.
Vincere, c’è chi ne ha fatto uno stile di vita: Antonio Conte.