"Avere la Mutanda in Testa". E' un modo di dire antico, probabilmente uno slang napoletano, che sta diventando virale sui canali social.
L’espressione sta ad indicare l’impossibilità nel compiere azioni non gradite al partner all'interno del legame tra i due componenti di una coppia. In realtà è riferito al rapporto d'amore tra due esseri umani, ma nella fattispecie estendibile al connubio tra Edin Dzeko e la società cui appartiene, la Roma calcio.

Non sono ancora ben acclarate le cause che hanno portato alla rottura di una trattativa che sembrava fosse ormai assodata, fino a far sfumare il passaggio del centravanti romanista, virtualmente alle visite mediche.
Una corrente di pensiero addebita al puntiglio di Milik di non voler pagare multe risalenti ai giorni dell'Ammutinamento del Bounty, con la squadra partenopea, capeggiata nientemeno che dallo stesso Ancelotti, a rifiutarsi di andare in clausura forzata. A questo punto il puntiglio passa anche attraverso la società di De Laurentiis, ma non ci si capacita di come entrambe le parti rinuncino a così tanto economicamente per un pugno di dollari: 5 milioni netti il Polacco, quelli che in queste ore sta chiedendo alla Fiorentina; un esubero, sancito dallo stesso Gattuso, il Napoli.
Pare che anche la moglie del Bosniaco tenesse molto a rimanere a Roma, una questione innanzitutto logistico-familiare, ma anche forse la maliardia della Città Eterna. Sommessamente, anche questa si configurerebbe come una forma di Mutanda in Testa.
L'indizio più probante sembrerebbe il trasformismo della Società capitolina, galeotte le visite mediche decise in Svizzera, sui cui esiti l'intento di modificare le condizioni di un contratto già fatto, cosa che ha urtato la suscettibilità borbonica, goccia che ha fatto traboccare il vaso di una transazione cui la Roma stessa non ha mai creduto fino in fondo, quasi a vendicarsi di quanto anni addietro è accaduto con un altro attaccante, Patrik Schick, bocciato dalla Juventus di Marotta alle visite mediche. Ripagata con la stessa moneta, quasi come fossimo nella Roma antica.

In tutto questo bailamme, qual è stato il ruolo di Edin? Direi abbastanza sfumato, di basso profilo, mai sfrontato. Ha subito la mezza umiliazione di andare a Verona a guardarsi la partita dalla panchina, forse già sapendo di rimanere. Non ha mai fatto dichiarazioni pro Juve, neanche da lontano quando convocato in Nazionale, laddove solitamente i calciatori si lasciano andare come fossero tra le braccia di Bacco, il Dio del vino.
Infine all'indomani del fattaccio si è presentato regolarmente a Trigoria per gli allenamenti e ha giocato da Capitano nello scontro diretto, senza fare una piega.
E' nell'animo freddo di un calciatore che in generale fatica a scaldarsi, difficilmente ama farsi coinvolgere dalla propria passione. Ma qui siamo all'amor proprio di Schopenhauer, allo stimolo irrazionale che conduce al disordine e che è presente in ogni essere vivente, compresi animali e piante.
Ne avesse avuto "nanticchia", come direbbe Montalbano, avrebbe mosso mare e monti per trasferirsi a Torino, alla Corte degli Agnelli. Professionalmente sarebbe stato ineccepibile. A34 anni, la permanenza in una Società che non gli ha permesso di vincere nulla in Italia, la legittimità di mettersi alla prova, fiancheggiare Cristiano Ronaldo nella Guerra sportiva più ambita tra i Bianconeri, ma anche per ogni Campione che si rispetti, quella di vincere la Coppa con le Orecchie, sarebbe stato il coronamento per una carriera che oramai sta volgendo al termine. Avrebbe guadagnato di più.
Nulla di tutto questo. Penso che intimamente ritenga di non esserselo meritato. Dzeko non è ambizioso, si è accontantato del proprio minimalismo, magari sperando comunque nella percentuale quantomeno statistica di poetr vincere finalmente qualcosa. Ma poi, veramente gli interessa?
Vincere è l'unica cosa che conta. Troppo per lui, il Pavido, una montagna troppo grande da scalare, come direbbe Venditti. Non è nel suo DNA. E si nasconde dietro la bandiera, la fedeltà alla maglia. Come fu per Totti, che almeno Campione del Mondo lo è diventato. Con la Nazionale.