Ricordo ancora quella sera, era un freddo giovedì di marzo di 6 anni fa, ed ero entusiasta perché sapevo che avrei guardato l’Inter in TV.  In quel tanto martoriato periodo, l’eccitazione di giocarsi fino in fondo una competizione prestigiosa come l’Europa League, rappresentava l’unico barlume di speranza, in una stagione più che deludente in campionato.
Si trattava infatti della disastrosa annata targata Mazzarri-bis, quella della maglia “strana”, che tutto sembrava tranne che appartenente al club nerazzurro. Al tecnico ex Napoli succedette poi Roberto Mancini, il quale però non generò alcun miglioramento degno di nota, con il risultato finale dell’esclusione dalle coppe europee. 
E così per l’intero anno successivo, il tifoso interista non poteva che continuare a rimuginare sugli eventi passati, in particolare sulla cocente eliminazione subita nella precedente stagione per mano dei tedeschi del Wolfsburg

Come avevo premesso all’inizio, quella sera si disputava uno dei match di andata dei quarti di finale della seconda competizione europea, con l’Inter protagonista di una trasferta in Germania. Alla vigilia dell’incontro in pochi si sarebbero sbilanciati a favore di una delle due contendenti, ma il verdetto del campo fu schiacciante a favore dei padroni di casa: 3 a 1 sul tabellone nel segno di un ragazzo giovane, ma destinato a diventare ben presto un fuoriclasse, Kevin De Bruyne.
Il centrocampista belga, 23enne al tempo dei fatti narrati, stava iniziando a prendersi la scena nel panorama europeo, con il Manchester City pronto a fare follie pur di portarlo alla corte del prosperoso sceicco. Per lui quella sera fu speciale, una sorta di battesimo di fuoco che lo proiettava verso lidi più prestigiosi rispetto a quelli fino a quel momento solcati con la maglia del Wolfsburg sulle spalle. 
Realizzò una doppietta, con un goal splendido su punizione a sancire il definitivo trionfo dei suoi sugli avversari: prestazione condita anche dall'assist per la rete del momentaneo pareggio messa a segno dal difensore centrale Naldo.
Impossibile dimenticarlo, anche perché al ritorno la storia non cambiò affatto nella sua direzione, con la sconfitta dell’Inter per 2 a 1 e l’eliminazione, ancor più deludente visto il piazzamento in campionato. Sembra quasi uno scherzo del destino che certi calciatori si esaltino proprio contro la formazione milanese prima di prendere il volo verso una carriera ricca di successi: pochi anni addietro era toccato a Gareth Bale, vero e proprio incubo della difesa interista con la sua dirompente velocità.

E così dentro al cuore e la mente di un tifoso restano delle immagini frammentate, dei ricordi che non si riesce bene a definire se siano felici o tremendamente tristi: l’ammirazione verso quel calciatore così talentuoso si mescola con il rammarico della sconfitta, generando sentimenti contrastanti nella memoria.
Da quel momento il giovane centrocampista belga è cresciuto moltissimo, è diventato una colonna dei citizens guidati da Pep Guardiola, aggiungendo al suo talento cristallino anche la personalità dei veri campioni.
Non a caso nella partita disputata ieri sera contro il Borussia Dortmund, valida per l’andata dei quarti di finale di Champions League, il 29enne ex Wolfsburg ha dato prova di essere diventato un punto di riferimento per i propri compagni, un vero e proprio faro in mezzo al campo

È proprio lui, infatti, a segnare il goal del vantaggio per la formazione di casa, recuperando un pallone nella propria metà campo e trasformando rapidamente l’azione in un’offensiva micidiale. Inoltre, proprio quando il match sembrava ormai destinato alla parità, in seguito alla rete di Marco Reus, è ancora una volta una sua intuizione a propiziare il goal del definitivo 2 a 1, messo a segno da Phil Foden, il quale poco prima si era divorato in sequenza almeno due reti.
Le statistiche riportate sul sito ufficiale dell'Uefa sono davvero impressionanti: nella fase finale ha già realizzato due goal decisivi, cui si aggiungono una percentuale dell’83% di passaggi andati a buon fine, oltre a 4 assist e 16 palloni recuperati
Kevin De Bruyne sta rapidamente diventando un calciatore totale, capace di giocare in ogni ruolo del centrocampo, e ricoprire efficacemente situazioni delicate sia in fase difensiva, che ovviamente nella metà campo avversaria.

Nella serata meno brillante per questo Manchester City, che potremmo definire “sonnacchioso”, visto l’approccio alla partita, una stella ha ancora una volta illuminato il cammino di Guardiola, che però non pare affatto sereno.
Un solo cambio per lui nel corso della gara, nonostante si sia recentemente “lamentato” della situazione che i suoi calciatori stanno vivendo, con le troppe partite da disputare nell’arco di un tempo sicuramente più contratto rispetto alle precedenti stagioni.
Eppure, proprio lui dovrebbe considerarsi un privilegiato, dato che dalla sua parte può vantare una rosa davvero strepitosa, con un De Bruyne più che mai pronto a prendersi quella coppa che lo consacrerebbe definitivamente nella storia.