Ventisei presenze tra campionato e coppe e appena tre reti messe a segno: questo il magro bottino della passata stagione di Patrik Schick e, a prescindere dai numeri, prestazioni mai realmente convincenti. L'attaccante ceco era arrivato a Roma con ben altre aspettative rispetto a quello che poi si è visto in campo nella passata stagione. Gli alibi ci sono: l'approdo nella Capitale dopo i presunti problemi al cuore, il mese di riposo dovuto a questo e l'arrivo alla corte di Eusebio Di Francesco a mercato quasi concluso, non hanno di certo aiutato Schick a prepararsi a dovere per la stagione 2017/2018. Se si aggiungono anche i guai muscolari seguenti che lo hanno tormentato fino a gennaio, tra recuperi e ricadute,  si capisce quanto travagliata sia stata la stagione del ceco, stagione che avrebbe dovuto confermare il valore assoluto dell'ex doriano. Sì perché a noi romanisti piace spesso assegnare l'etichetta di "bidone" al primo calciatore strapagato che rende ben al di sotto delle aspettative. Schick, ad essere onesti, non ha di certo aiutato con le sue prestazioni, sia in termini di carattere e fame che tecnico, ad allontanare da lui il malcontento romanista. Il valore però del giocatore non si discute, il talento c'è ed è cristallino, l'età è dalla sua parte e già nella seconda metà di stagione si è visto un Patrik Schick in crescita, anche se ancora ben lontano da quello che si era potuto ammirare alla Sampdoria. Oltre a quelle dei compagni di squadra e di mister Di Francesco, dalla parte del ceco ci sono anche le parole del suo ex tecnico Giampaolo, maestro di calcio spesso sottovalutato, che lo ha fatto esplodere a Genova. Giampaolo ha sempre parlato bene dell'attaccante e , anche prima della gara di gennaio all'Olimpico, ha ribadito: "Schick è un calciatore forte, che ha le qualità per diventare uno tra gli attaccanti più forti d'Europa: ha personalità, non ha paura di sbagliare". (leggi qui l'articolo completo).

Lo stesso allenatore doriano era anche quello che, qualche giorno prima del trasferimento del ceco alla Roma, dichiarava testuali parole: "Lui è una punta o una sotto-punta nel 4-2-3-1, ma non è un'ala, può giocare a due. Non lo vedo ala".  Ad un anno di distanza le parole di Giampaolo sembrano avere conferma: Schick non sembra essere adatto per fare l'esterno di attacco, non gli piace, si vede, non è il suo ruolo. Piace essere coinvolto spesso nell'azione, piace giocare nello stretto, non avendo tra l'altro nella velocità o progressione una delle sue doti migliori. Anche Di Francesco sembra essersi arreso a questa evidenza, tanto da modificare nell'ultima parte della stagione il suo 4-3-3 per affiancare Schcik a Dzeko, anche con buoni risultati sia di squadra che per il 22enne attaccante.

Le prime uscite di Patrik Schick in questa stagione, sebbene riferite esclusivamente alle amichevoli estive, appaiono confortanti. Il giocatore sembra aver più voglia, sembra essere più coeso con la squadra e divertito, vocabolo che in questo calcio, purtroppo, si prende sempre meno in considerazione. Ora spetta a lui dimostrare di essere un giocatore diverso da quello della passata stagione e di mettere in difficoltà mister Di Francesco. Fino ad ora in queste amichevoli si è quasi sempre alternato a Dzeko nel ruolo di prima punta. Riuscirà a scalzare il bosniaco? Difficile vista l'importanza del 9 giallorosso sia a livello tecnico che di personalità, in grado di sorreggere anche da solo tutta la fase offensiva. O forse riuscirà a far cambiare idea al tecnico pescarese convincendolo a farlo giocare a fianco di Dzeko con più continuità? O magari a diventare quell'esterno d'attacco, con caratteristiche diverse ovviamente rispetto a Salah, che nessuno si aspetta e che disperatamente si cercano dall'addio dell'egiziano? Non abbiamo le risposte, ma crediamo in Schick e siamo pronti a dargli fiducia. Patrik, non deluderci.