Chiariamo subito che non ci sarà mai un briciolo di feeling fra me e Gattuso, inteso come tecnico e non come uomo ovviamente. Siamo agli antipodi dal punto di vista della filosofia calcistica. Rino considera un prezioso, se non inestimabile, valore aggiunto che l'azione venga impostata dalla propria area di porta. Per il sottoscritto, ogni momento di possesso palla nella propria metà campo è tempo gettato nel gabinetto che, per di più, infligge una pratica di penitenza allo spettatore. Anche se si è in vantaggio e si ha interesse a perdere tempo, lo si perde nella metà campo altrui e il più possibile lontano dalla porta amica. Detto ciò. ieri Gattuso ha fatto un capolavoro punendo i bianconeri che, fatti dare la spinta oggi (ma tanto avrebbero vinto lo stesso eh...) e fattela dare domani (ma tanto avrebbero vinto lo stesso eh...) fattela dare sempre (ma tanto avrebbero vinto lo stesso eh...), alla fine si sono dovuti piegare nella prima occasione in cui nessuno li ha aiutati. La vita è così, prima o poi ti sbugiarda.

Sarri aveva eliminato, senza creare uno straccio di occasione, il modesto Milan attuale, rimaneggiato e in 10 per un'ora. Nel secondo tempo, era stato beccato a guardare nervosamente il cronometro, come se temesse chi lo sa cosa da una squadra incompleta e mutilata, oltre che non temibile. Questo signore, tuttavia, modello di sportività e modestia, aveva pensato bene di liquidare il Milan come un avversario contro cui non era stato necessario fare molto. Insomma, per cosa avevano criticato la prestazione dei suoi? La Juventus non aveva brillato, ma affrontava quattro scamorze. Le scamorze hanno incassato questa cattiveria gratuita, ma si sono sedute sulla sponda del fiume ad aspettare che la corrente portasse con se la salma (sportiva, com'è ovvio) del tecnico bianconero.

In agguato, infatti, c'era il Napoli di Gattuso, più forte del Milan, anche perché capace di arrivare negli ottavi di Champions con mezza squadra che giocava contro Ancelotti, il vecchio allenatore. Gattuso si è trovato nel suo elemento, in quanto era l'uomo giusto per isterilire la talentuosità di alcuni fra gli avversari. Anche ieri, infatti, la Juventus non ha visto la porta avversaria e, anzi, proprio allo scadere è stata salvata dalla dea del calcio, Eupalla. La dea in questione, però, è di una sadica cattiveria, perché a volte ti salva per punirti meglio. Ai rigori, infatti, la Juventus è subito crollata nei primi 2 tiri riprendendosi quando era troppo tardi. Il Napoli non ha più sbagliato e ha portato a casa la coppa.

A Sarri si potrebbe far notare che, se contro il Milan non c'era bisogno di fare molto, contro il Napoli era necessario fare di più, ma la sua squadra, evidentemente, non è stata in grado di farlo. Verrà fuori, con ogni probabilità, nelle prossime settimane, perché il tecnico bianconero lavora alla distanza, ma il primo trofeo gli ha fatto ciao con la manina dicendo "bye bye baby, bye bye!". Non ce ne voglia Sarri, ma noi milanisti eravamo proprio tutti tutti tutti sulla sponda del fiume ad attendere che la salma (sportiva, ribadisco) della sua squadra ci passasse davanti.

Gattuso è stato bravo a trarre una lezione dalla doppia semifinale fra Milan e Juventus ovvero che contro i bianconeri occorre giocare con le mani infilate nei pantaloncini e senza neanche sfiorare gli avversari, come hanno fatto anche i rossoneri, ma solo al ritorno e solo dopo l'espulsione di Rebic. Il Napoli è stato perfetto in tal senso. Lo avrebbe potuto capire anche Pioli, già dopo la partita di andata, quando si era ritrovato con la squadra in 10 e i migliori che andavano in squalifica. Il tecnico rossonero non ha messo in guardia i suoi o non ha saputo farlo, dimostrando che si può essere degnissime persone, ma avere limiti come tecnici di calcio.

Considerazioni finali:
1) il Milan avrà comunque molte difficoltà a Lecce, in quanto ha fatto bella figura contro la Juventus imbalsamata di ieri e ciò, di per sé, non è una gran garanzia;
2) esauriti i complimenti a Gattuso, strameritati, per la vittoria di ieri, il sottoscritto continuerà a considerarlo seguace di una filosofia calcistica da aborrire.
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